Capitolo 3.
Niall
Continuavo a fissare il ragazzo seduto di fronte a me su quello sgabello mal messo color rosso vivo, occupato a cercare di infilzare con una forchetta di plastica bianca un’oliva che continuava a sgusciare da una parte all’altra del piatto preconfezionato della mensa. Lo osservavo mentre mi parlava, e nonostante non fossi affetto da alcun tipo di deficit mentale e parlassimo la stessa lingua, in quel momento facevo fatica a comprendere le sue parole, o meglio il suo comportamento.
-pensavo di chiedere al ragazzo nuovo di venire con me alla partita, sai per fargli fare amicizia- il tono di assoluta non curanza che aveva utilizzato, sarebbe parso innocente a chiunque, tranne che a me. Conoscevo Harry dai tempi delle elementari, e me l’ero portato dietro fino all’ultimo anno di liceo, compresa la solenne bocciatura che ci aveva graziato entrambi. Ci siamo sempre comportati come fratelli l’uno nei confronti dell’altro, raccontandoci, segreti e ogni tipo di cazzata che ci fosse mai passata per la testa. Quindi no, a me quella frase non sarebbe passata inosservata. Negli ultimi anni avevo visto Harry mutare il suo aspetto, e il suo carattere in maniera esponenziale. Non era rimasto quasi più nulla del ricciolino paffuto e impacciato che circa tredici anni prima mi aveva chiesto di giocare insieme a nascondino nel cortile della scuola. Nell’ultimo periodo la sua voglia di vivere era andata via via scomparendo, lenta e silenziosa come il tempo che passa. Aveva perso interesse per ogni tipo di attività che non coinvolgesse una coperta, una tv, o un divano. Si rintanava per giorni in casa senza mai farsi sentire o senza degnarsi di chiedere –Come va?- poi tornava come se nulla fosse, riprendendo discorsi lasciati aperti settimane prima. Avevo assistito impotente alle sue crisi di pianto isterico e ai suoi attacchi di panico notturno, senza essere in grado di dire o fare nulla per alleviare le sue pene. Dolori così grandi che lo trascinavano giorno dopo giorno sul fondo, lasciandogli a mala pena la forza per respirare. Una volta c’era Liam, lui si che sapeva cosa fare per tirare su di morale Harry, bastava un suo sguardo e il riccio tornava a fiorire come una pianta che si sveglia dopo il freddo inverno, Liam era il sole che scioglieva la neve e faceva germogliare i fiori che avrebbero dato nuovi frutti. Un giorno però arrivarono le nubi, e quel sole scomparve, lasciando spazio solo al vento che strappa via i petali e rovina il fiore, facendolo appassire. Non compresi mai a pieno il motivo che spinse Liam ad allontanarsi da Harry, ne tanto meno quello che poi spinse Harry a decidere di non volerlo più cercare, mettendo fine ad un’amicizia durata anni. Inconsciamente, però, ho sempre attribuito la colpa del cambiamento di Harry ad una persona. Nonostante Liam, abbia poi aggravato lo stato di apatia in cui andava dirigendosi il riccio, il mio cuore mi ha sempre portato a pensare che a monte di tutto ci fosse lui, Nick.
“Quindi ti dicevo che ne pensi?”
Harry mi fissava con cipiglio interrogativo, la forchetta a mezz’aria e gli occhi stranamente vispi e attenti come non lo erano da tempo.
“Scusa Haz, ero sovra pensiero, dicevi?”
“Dicevo” fece, riprendendo ad osservare il suo piatto, giocando con gli avanzi di cibo contenuti in esso. “Che dici, dovrei invitare Louis oppure no?”
“Ah, giusto, Louis!” ripresi coscienza del discorso che mi aveva portato a pensare a Harry e al suo alquanto sospetto modo di comportarsi. “Tomlinson, giusto? Si beh penso sia una buona idea, solo..”
“Solo?” mi incalzò prontamente lui, desideroso di ricevere il mio reale parere a riguardo.
“Solo mi sorprende, ecco. Insomma da quando inviti persone che nemmeno conosci ad uscire con tanta semplicità?”

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Through the Dark
FanfictionDAL TESTO: Quando finalmente la campanella posta nell'andito al di fuori della nostra classe, annunciò il cambio dell'ora, qualcosa di totalmente inaspettato accadde. Non so dire quello che provai in quel preciso istante, né in quello subito dopo...