Capitolo 6

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Capitolo 6.

Harry

Ho sempre odiato le domeniche, niente da fare, programmi stupidi in tv, genitori in casa che non fanno altro che ricordarti che sei uno scarto della società, perché hai già perso un anno e sicuramente se vai avanti di questo passo perderai anche questo. Si decisamente la domenica non è il mio giorno. Per niente. Come se non bastasse, Niall è dovuto andare a trovare dei parenti dall’altra parte del paese e non tornerà fino a mercoledì, quindi sono assolutamente solo. Già, perché sono ormai quasi cinque giorni che Zayn non si fa sentire, il che è estremamente strano, Zayn non perderebbe mai l’occasione di passare del tempo con me, eppure sono giorni interi che le uniche sue manifestazioni di vita, sono due miseri messaggi, uno per il buongiorno e uno per la buonanotte. Forse in fondo è meglio così, voglio dire, era da tempo ormai che la sua compagnia mi andava stretta, eppure ora che ci penso, sento la sua mancanza, o forse mi manca solo la nostra routine collaudata, forse questo senso di solitudine mi fa credere che sia davvero la mancanza di Zay quella che sento, quando in realtà la mia è solo l’egoistica reazione di un ragazzo che è stato lasciato solo a casa a fare nulla di domenica. In tutto questo, non ho fatto altro che pensare a come avvicinarmi nuovamente a Louis. So così poco di lui, che trovare un idea buona per instaurare un dialogo mi sembra impossibile. Una cosa l’ho capita, però, adora il calcio, me ne sono reso conto dalla sua espressione durante la partita alla quale abbiamo assistito, per non parlare del suo entusiasmo nel commentarla. Purtroppo, però, non ci sono partite in programma in questi giorni e io sono completamente negato per lo sport, quindi l’idea di chiamarlo invitandolo a fare due tiri al parco è pressoché impensabile. Il fatto di non riuscire a trovare una banalissima scusa per chiamarlo mi sta facendo letteralmente andare fuori di testa, forse uscire un po’ e fare due passi, non sarebbe poi una cattiva idea, almeno eviterei lo sguardo inquisitore di mia madre che non fa altro che demolirmi con quegli occhi tanto simili ai miei.

Fa decisamente troppo freddo fuori, e l’idea di indossare solo una misera felpa blu sopra una maglia con stampato sopra il logo di una band alternativa degli anni settanta, è stata senza dubbio una pessima idea, ma ormai sono troppo lontano da casa e dai miei pensieri per porvi rimedio. Mi è sempre piaciuto andare al parco, per quanta gente possa esserci, riesci comunque a ritagliarti un tuo spazio su una panchina in lontananza, o all’ombra di un albero secolare. Posso sedermi in silenzio e osservare il mondo che mi circonda in totale libertà. Ok forse sedersi sul prato semi ghiacciato con la schiena appoggiata al tronco di un ramo altrettanto umido non è stata la genialata della giornata. Adesso sono decisamente congelato. L’idea di fare tutta la strada al contrario e tornarmene a casa però non mi alletta nemmeno un po’ però.

“Harry?”

Sicuramente nelle vicinanze ci dev’essere qualcuno che si chiama come me, perché è impensabile che qualcuno stia chiamando proprio il mio nome. Insomma Niall non è in città, e Zayn, beh, quella non era di certo la sua voce.

“Harry?”

Ok forse stanno chiamando veramente me, il fatto che non ci sia nessuno oltre me qui in torno, me ne da la conferma.

“Harreh, allora?”

Louis.

Tutto avrei immaginato voltandomi, meno che vederlo qui di fianco a me che mi fissa dall’alto, beh finché rimango seduto, con quegli occhi di ghiaccio.

“Louis” esalo infine, la voce che si trasforma in una nuvoletta di condensa al contatto con l’aria gelida.

“Erano ore che ti chiamavo! Pensavo ti fossi addormentato con gli occhi aperti, a dire il vero eri un po’ inquietante sai, li fermo immobile a fissare il vuoto”

Through the DarkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora