Capitolo 4

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Capitolo 4.

Louis

 

Io e Harry stiamo camminando fianco a fianco per le vie di Londra ormai da una decina di minuti, eppure nessuno dei due sembra intenzionato a proferire parola. Sinceramente non ho la benché  minima idea del perché abbia accettato il suo invito, non lo trovo nemmeno un tipo interessante a dire il vero, certo in classe ho notato la mal celata insistenza con cui mi ha fissato per tutto il giorno, ma d’altronde è ciò che hanno fatto anche tutti gli altri da quando sono arrivato qui. Sicuramente questi ragazzini devono avere una vita alquanto piatta e frivola considerando il fatto che passino il loro tempo a studiarmi e a cercare di pavoneggiarsi di fronte a me nei corridoi. Da quando mi ha chiesto di fare una passeggiata per ammazzare l’oretta di tempo prima della partita del suo amico, non ha fatto altro che camminare a testa bassa lungo il marciapiede osservando la punta delle sue converse smunte e terribilmente sporche, un tempo presumo fossero bianche, facendo ondeggiare in maniera del tutto incosciente i ricci, a mio parere troppo lunghi, che gli cadono leggeri sul viso ad ogni passo. Osservandolo bene, non è niente male. Insomma, alto, snello, visetto da ragazzino ma occhi profondi, quasi detentori di un segreto oscuro, fossette che spuntano fuori ogni volta che sorride a trentadue denti e quella che presumo sia la tipica peluria pre barba ad incorniciargli il viso. Mi stupisco di me stesso nel constatare che nonostante lo conosca da appena una decina di minuti, abbia già notato così tanti particolari che lo riguardano. Mi lascio scappare un sorriseto, ma lui pare non accorgersene. Non mi disturba il fatto che stiamo entrambi in silenzio, io dal canto mio non sono in cerca di un amico del cuore, anzi, preferirei non avere alcun tipo di legame con nessuna delle persone presenti in questa città, se non in casi strettamente necessari. Ciò che mi sorprende però è il mutismo del riccio di fianco a me, insomma che senso ha chiedere a qualcuno di fare un giro se poi te ne stai tutto il tempo in silenzio? Ad ogni modo, non era per la smania della sua compagnia che ho accettato l’invito. No l’unico motivo, il solo che fino a quel momento abbia acceso un barlume di interesse in me, è stata la consapevolezza che, presto, sarei stato di nuovo davanti ad un campo di calcio.

Ho sempre amato correre dietro al pallone, il senso di appartenenza ad una squadra, il poter contare sui tuoi compagni dentro e fuori dal campo, era ciò che più, per me, si avvicinava al concetto di famiglia. Qualcosa che non avevo mai provato dentro le mura di casa mia. Josh odiava terribilmente il calcio, era del tutto negato, ma amavo il broncio che metteva su quando lo costringevo a venire a vedere una delle mie partitelle, non faceva che sbuffare e guardarmi con gli occhi di chi ti sta implicitamente dicendo –Basta uccidetemi adesso- , io invece mi ostinavo a implorarlo di venire, solo per poter osservare il suo viso tra un’azione e l’altra, il solo sapere di avere i suoi occhi puntati addosso mentre facevo una delle poche cose che amavo mi riempiva il cuore di orgoglio e di un calore mai provato prima, e poi, riempirlo di baci e farci l’amore dopo, per farmi perdonare di averlo costretto a quella tortura, come la chiamava lui, era decisamente la mia parte preferita, anche se a lui non lo avrei mai ammesso. Dio quanto mi manca. Da quando sono qui ho cercato in tutti  i modi di mettermi in contatto con lui, ma i miei genitori non sono degli ingenui, per quanto ne so gli avranno intimato di non rispondere alle mie chiamate ne tanto meno ai miei messaggi, magari minacciandolo. Posso capirlo, Josh, può sembrare tanto duro all’apparenza, ma in realtà la sua è solo una maschera che indossa per non permettere al mondo di avvicinarsi e infliggergli altro dolore, come se non bastasse quello a cui è costretto ogni giorno. Non posso  fare a meno di pensare però che mi dispiace, che io al suo posto avrei lottato, ma questo pensiero resta comunque ipocrita e sciapo da parte mia, considerando il fatto che nemmeno io ho lottato, ho lasciato che mi spedissero in un'altra città senza oppormi, piangendomi solo addosso. No, non ho alcun motivo per prendermela con lui. 

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