Capitolo 11

2.1K 121 27
                                    

Capitolo  11.

Niall

“Finalmente siamo arrivati!”

Sono esausto, ma felice. Il viaggio di rientro dall’Irlanda è stato davvero estenuante. Una perturbazione ha fatto si che l’intera durata del volo sia stata caratterizzata da delle turbolenze più o meno forti, beh, forti abbastanza da indurre il bambino seduto dietro il mio sedile a piangere per tutto il tempo, e il tipo grassoccio messo due posti avanti a vomitare anche l’anima. Non il mio miglior viaggio aereo in assoluto, diciamo. Se poi ci aggiungiamo il fatto che Josh di fianco me non ha fatto altro che ascoltare musica con le cuffiette per tutto il tempo. Ok che non parla nemmeno un po’ la mia lingua, ma hey! Lo sanno tutti che le cuffiette si condividono!

Ad ogni modo, finalmente sono a casa. Mio padre è rimasto ancora a Mullingar, ha deciso di tornare mercoledì, come avevamo stabilito sin dall’inizio, io invece, a causa dell’opera di carità di mio zio, che poi adesso è diventata la mia opera di carità, sono rientrato oggi.

Decidere di aprire tutte le finestre della casa, che erano state chiuse per via della nostra partenza, mi permette di bearmi della brezza mattutina, che oltre a congelarmi i muscoli della faccia, mi sveglia definitivamente. Josh si è accomodato nella stanza che solitamente utilizziamo per ospitare la nonna quando viene a farci visita. Quel ragazzo è davvero strano. È silenzioso e schivo, ma non posso biasimarlo, dopo aver ascoltato la sua storia, e aver capito da che tipo di mondo proviene, anche io al suo posto non sarei del tutto convinto sul fidarmi totalmente di qualcuno che dal nulla mi offre riparo e aiuto, visto il modo in cui è sempre stato trattato dalle persone, anche quelle che si supponeva avessero dovuto stargli vicino.

In tutto questo, non ho ancora avuto notizie da Harry, e inizio davvero a preoccuparmi. Visto come stavano andando le cose con Zayn, mi sento in colpa ad averlo lasciato solo. Anche se in realtà, spero che sia riuscito a passare un po’ di tempo con Louis.

“Uhm, Josh?” il rosso se ne stà seduto sul letto ancora intatto con gli occhi chiusi e il respiro regolare, se non fosse che è seduto, darei per certo il fatto che stia dormendo.

Al suono della mia voce si volta, ma il suo sguardo di ghiaccio, mi fa intendere che oltre al suo nome, non ha idea di ciò che gli abbia detto. Certo sarà un bel problema riuscire ad aiutarlo a trovare il suo ragazzo se i presupposti per il dialogo sono questi.

“Ehm, fame?” tento, portandomi una mano alla pancia e iniziando a fare dei cerchi su di essa sperando di farmi capire in qualche modo.

Per un momento mi osserva con la testa lievemente spostata di lato, e noto i suoi occhi farsi più sereni, mentre un piccolo ghigno gli illumina il viso. Ride di gusto, evidentemente divertito dal mio buffo modo di farmi comprendere, e Dio, la sua risata è qualcosa di pazzesco. Devo essermi incantato, perché adesso è di fronte a me che mi osserva con fare interrogativo.

“Uhm, si ok” farfuglio cercando di ricompormi, e sentendo il familiare calore dettato dall’imbarazzo, invadermi le guance, già rosse di natura.

Preparo semplicemente dei panini con dell’affettato che ho trovato in frigo, sarà il caso di andare a fare la spesa più tardi.

Vorrei iniziare una conversazione con lui, ma l’abisso linguistico che ci divide è troppo profondo perché per farmi comprendere non sia costretto a mettermi in imbarazzo di nuovo, quindi meglio mangiare in silenzio.

Una volta finito il nostro spuntino, visto che ormai è quasi l’ora di pranzo e chiamarlo colazione non mi sembra corretto, decido che è il caso di andare a trovare il riccio, il suo silenzio stampa mi ha causato già un paio di rughe sulla fronte a causa dei pensieri che mi tormentano.

Through the DarkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora