Capitolo 19

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Capitolo 19.

Anne

“So che adesso sentirà come se il mondo le fosse appena crollato addosso signora Styles, ma la medicina trova nuove soluzioni ogni giorno, sono certo che di qui a poco tempo la situazione per quanto riguarda sua figlia migliorerà in maniera esponenziale, ora deve scusarmi ma devo fare visita a un altro paziente”

Riuscivo ancora a sentire la voce del medico una volta che il suo corpo ebbe abbandonato la stanza 213, quella in cui avevamo ricoverato Gemma solo una settimana prima.

Il corpo addormentato della mia splendida bambina se ne stava inerme sotto le lenzuola candide del suo letto. Le labbra schiuse per ricevere più aria e gli occhi chiusi e per una volta sereni.

Trattenni a stento un singhiozzo mentre con la mano che non premeva sulle mie labbra andavo ad accarezzare la fronte fredda di mia figlia.

Mi aveva sempre stranito questo suo essere così fredda in ogni sua parte del corpo, ma nonostante tutti i vari controlli, non era mai risultato che ci fosse qualcosa di anormale nella sua epidermide, il suo essere così fredda era dettato da un altro tipo di disturbo, qualcosa che una volta scoperto, mi fece rimpiangere l’idea di una disfunzione ormonale.

“Hey” sorrisi con gli occhi lucidi mentre Gemma apriva lentamente le palpebre mostrandomi quei due smeraldi identici a quelli di Harry, eccezione fatta per la loro freddezza, ogni sguardo di Gemma era una pugnalata dritta al cuore.

“Che ore sono?”

Domandò con la voce arrochita dal sonno mentre si tirava a sedere adagiandosi allo schienale imbottito del suo letto. Quella clinica costava un occhio della testa, ma tanto era Des a pagare le spese, il minimo che potesse fare infondo dopo averci lasciato alla deriva.

“È quasi ora di cena” la informai sistemandole il cuscino dietro la schiena.

“Dov’è Harry?”

Le mie mani ebbero un tremito che tentai immediatamente di frenare stringendo forte i pugni lungo i fianchi.

Respirai pesantemente mentre gli occhi di Gemma mi scrutavano inespressivi in attesa di risposte.

“Oggi non è venuto” sussurrai infine dirigendomi verso la porta per evitare il suo sguardo.

La sentii sospirare tristemente mentre mi richiudevo la porta alle spalle.

Odiavo quello che ero costretta a fare, ma che altro avrei potuto?

Stavo proteggendo un figlio ferendone un altro.

“Mamma”

La voce graffiata di Harry mi scuote dai ricordi mentre con una mano sono costretta ad asciugare una lacrima che preme per scendere dall’occhio destro.

Annuisco in silenzio guardandolo negli occhi. So che sta aspettando che dica qualcosa affinchè capisca cosa gli ho tenuto nascosto per tutti questi anni, perché mi sono resa così distante e perché gli ho impedito di vedere Gemma portandola qui.

 

Erano passati due giorni dalla diagnosi e ancora non riuscivo a capacitarmi di quello a cui sarei dovuta andare in contro. Il mio Harry era solo un bambino, innamorato della sua sorellona, pendeva dalle sue labbra, ma il medico era stato chiaro, dovevo stare attenta perché la malattia poteva manifestarsi in qualsiasi momento, e Dio non avrei mai voluto che Harry fosse testimone di uno di qui momenti come lo ero stata io.

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