Noora mi spiegò che conosceva bene il posto in cui stavamo per andare perché più volte, quando stavano insieme, Davis l'aveva portata lì, lontano dagli occhi impiccioni dei suoi genitori. Non mi disse cosa andavano a fare, ma non lo volevo neanche sapere. Mi disse che c'erano molte stanze, una cucina enorme e un salotto altrettanto enorme; non ricordava il numero di bagni. Louis - che alla fine, grazie a Noora, ero riuscita a convincerlo - scelse una camera singola a qualche porta di distanza dalla mia, la quale condividevo ovviamente con Noora. Nessuno dei presenti - tre vecchi amici di Noora - chiese il perché della nostra scelta e ciò mi fece sospirare dal sollievo. Appena chiudemmo la porta di legno della nostra stanza a chiave, io e Noora lasciammo andare le nostre borse sul pavimento e ci buttammo sul letto, ridendo a bassa voce, stavolta io sotto di lei. Le tolsi la maglietta con foga, le baciai il collo e il petto e fui libera di farlo senza essere giudicata. Mi tolsi i pantaloni mentre lei faceva la stessa cosa con la mia maglietta, per poi togliere i suoi pantaloni. Buttammo i vestiti sul pavimento. Tirai indietro il collo quando le sue labbra cominciarono a tracciare una scia di baci lungo l'incavo. Nascosi le mie mani tra i suoi capelli mori e succhiai le sue labbra subito dopo, stando attenta a non farle troppo male e, soprattutto, non farla sentire chiusa all'interno del nostro piccolo mondo, quel mondo creato insieme al nostro rapporto che si stava allargando e ingrossando. Le lasciai fare quello che voleva, toccandomi i seni, il sedere, le mie curve, il mio viso. Volevo che sapesse che le stavo lasciando incustodita la chiave del mio cuore e del mio corpo; volevo che mi sussurrasse all'orecchio che avrebbe fatto tutto il possibile pur di difendere quella chiave. Quando, però, ci ritrovammo totalmente nude su quelle lenzuola bianche e ci intrecciamo l'una con l'altra, capii che, in risposta, lo stava facendo proprio in quel momento: stava cercando in tutti i modi di unire il suo corpo al mio per creare un unico elemento da difendere con le unghie e con i denti. Stava cercando di creare in silenzio una sorta di legame indistruttibile e di rinchiuderlo nei nostri cuori attraverso quell'unica chiave donata, così da proteggerlo totalmente. Gemetti più volte il suo nome con l'urgenza di sentirmela dentro, con l'urgenza di averla incastonata in me.
Non voglio che ci sentano, Noora, ma allo stesso tempo voglio con tutta me stessa vivere questo momento come dovrei viverlo e non reprimere questa sensazione che sto provando e che mi sta facendo esplodere.
Finito di modellare ancora e ancora il nostro amore, ci stringemmo sulle lenzuola senza un filo di disagio. Mi sentii completa accanto a lei, mi sentii finalmente libera di esistere e di vivere. Sentire ancora la presenza dei suoi baci sul mio corpo fu una delle sensazioni più belle che avessi mai provato.
«Mi chiedo come abbia fatto a resistere per tutto questo tempo.» Mormorò a bassa voce Noora, quando il primo tuono di quella sera si fece largo nel cielo.
Sorrisi appena. «Mi chiedo la stessa cosa.» Risposi. «Diamine, Noora, non c'è stato un momento in cui non ti ho amata per un solo secondo.» Aggiunsi, poi.
Sorrise, compiaciuta dalla mia risposta. «Quando è stata la prima volta che hai pensato a me?»
«Non ricordo. Ti ho pensata sempre. Costantemente.» Sussurrai, come se lo avessi realizzando in quel momento
Noora lasciò un castro bacio sui miei capelli. «Hai paura che tutti quanti lo scoprano, non è vero?» Disse ad un certo punto, nello stesso tono pacato e gentile di sempre.
Non le risposi subito. Ci pensai. La mia paura non era quella che tutti quanti lo scoprissero, ma era il modo in cui avrebbero reagito. Non ero pronta ad essere guardata in un modo diverso solo perché amavo Noora, perché amavo una ragazza. Ero consapevole del fatto che non tutti avrebbero avuto quella reazione, ma in qualche modo ero anche consapevole che non sarebbe stato facile. E poi... Noora era considerata una leggenda a scuola. Che cosa sarebbe successo quando tutto quello che avevamo costruito intorno a noi fosse diventato pubblico? Ero pronta a condividere la mia l'intimità e quella di Noora con tutti quanti? Ero pronta ad essere considerata ancor più diversa di quanto non lo fossi già solo perché amavo, riuscivo ad amare ed ero amata?
«Tu hai paura?»
Noora mi lisciò la pelle della spalla. Fece una smorfia, sospirando teatralmente. «Non credo di averla.»
Deglutii, prendendole una mano e giocherellando con essa. «Vorrei essere coraggiosa quanto te, allora.» Risposi.
Noora si mise a sedere sul materasso e la seguii. Mi guardò negli occhi, nonostante la notte avesse inghiottito l'ultimo raggio di sole che penetrava dalla finestra. «Tu sei coraggiosa.» Mi intimò, mordendomi il labbro inferiore subito dopo. «Se non lo fossi stata, non saresti qui oggi, con me. Su un letto. Nuda.»
Le sorrisi. Non era un discorso per niente imbarazzante. Era un discorso colmo di orgoglio, di complicità, di filosofia. Eravamo entrambe coraggiose. Lasciai che il mio bacino si trasportasse su quello di Noora e che le mie labbra premessero sulle sue, usando anche la lingua per appagarla e dirle grazie.
Venimmo interrotte dal suo cellulare, che vibrò sul comodino di legno.
Si lamentò nella mia bocca e pensai che fosse giusto fermarci per darle tempo di rispondere.
Lei combatté per impedirmi di allontanarmi, ma vinsi io.
«Giuro che ammazzo chiunque abbia inviato il messaggio.» Brontolò, strisciando fino al cellulare. Alzò un sopracciglio subito dopo aver letto il messaggio. «È Tessa. Alle tre dobbiamo scendere in salotto.» Mi disse, mostrandomi il messaggio. «Parteciperemo a qualche gioco da tavolo, sicuramente.»
Mi irrigidii.
Noora se ne accorse. Tornò da me. «Non ti devi preoccupare, ricordi?»
Annuii.
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Nel tuo disordine
Genç Kurgu'Mi obbligò a guardarla profondamente negli occhi. Me li sentii dentro, in un instante. «Fammi spazio nel tuo disordine, Anaïs.» Sussurrò con un filo di voce, come se neanche avesse detto quelle parole. Venni completamente e totalmente balzata fuori...