VI

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Buona lettura

Proprio come promesso, incaricai Sofia di prendere i miei abiti e mandarli da quella ragazza.

Ero in camera mia e mancavano pochi minuti all'ora di cena, di mangiare proprio non ne avevo voglia, ma sicuramente mio padre mi avrebbe dato una perfetta tirata di orecchie se solo avessi saltato un altro pasto.
Ricordavo ancora i giorni in cui non mangiavo nulla, ero dimagrita tanto e mio padre soffriva molto più di me.

Mi alzai dal letto quando Sofia venne a chiamarmi e scesi in sala pranzo. Mi sedetti al mio posto e, silenziosamente, affondai il cucchiaio nel brodo. Mia madre era silenziosa, fin troppa, mentre mio padre mi lanciava strane occhiate.

Era ovvio che sapesse sia della lezione che del mio dono a quella ragazza, eppure aspettava che fossi io a parlare per prima. Non avevo intenzione di proferire parola, infatti continuai a mangiare il mio brodo di pollo silenziosamente.

«Ho una strana sensazione», interruppe il silenzio mia madre.

Mio padre subito sospirò, «non mi piacciono affatto le vostre sensazioni

«Nemmeno a me, non voglio essere pessimista, ma sento che sta per succedere qualcosa.»

Ed improvvisamente, come se mia madre fosse una veggente del futuro, sentiamo un fracasso assordante provenire dalla nostra destra.
Tutti e tre, spaventati, ci voltammo, trovando una cameriera seduta per terra con indosso carne cotta.

Mi voltai verso mia madre e sbuffai, «eccosi dimostrata la vostra sensazione: metà della nostra cena è volata via.»

«I-Io, mi dispiace, non so come sia potuto succedere», iniziò a balbettare la donna.

«Ho sentito un rumore...», entrò Sofia spaventata, «Santo cielo che guaio! Mi dispiace infinitamente Maestà, vi preparerò subito altra carne!», disse, aiutandola ad alzarsi.

I miei si voltarono verso di me, dato che ero l'unica a cenare. Scossi la testa, facendogli intendere che non desideravo altro.
«Non si preoccupi, Sofia, va benissimo così. Io e la mia famiglia abbia molto gradito il brodo, sono cose che succedono», disse mio padre.

La serata passò tranquilla, così come la notte. Mi addormentai, sperando di sognarlo nuovamente, ma ciò che sognai era solo una casetta distrutta ed una bambina che piangeva.

Il mattino seguente mi alzai e, come sempre, mi lavai e scesi a fare colazione. Dalla finestra vidi Adrien ridacchiare con un altro ragazzo che seguiva il suo stesso allenamento. Ero stata molto scortese con lui, lo avevo liquidato velocemente, quindi mi sentivo in dovere di chiedergli scusa.

Finii velocemente la lezione di violino, riuscendo a non far innervosire nuovamente il maestro ed uscii fuori casa. Il tempo minacciava tempesta, quindi dovevo sbrigarmi, se non volevo bagnarmi.

Lo raggiunsi nel momento stacco, quando si avvicinò ad una brocca per bere. «Principessa Jane.»

«Buon Salve Adrien, avete terminato l'allenamento, o è un momento di pausa?»

«Per fortuna abbiamo terminato, dovete parlarmi?»

«Si, volevo scusarmi per ieri, è stato molto scortese da parte mia liquidarvi in quel modo.»

«Ah, non dovete preoccuparvi, ho capito che volevate stare da sola. Adesso state bene? Ieri eravate sconvolta.»

«Si, oggi sto bene, se volete possiamo rimediare con un bel tè, vi va?»

«Mi state davvero invitando a prendere del tè con voi?»

«No, cioè si, cioè no...voglio solo rimediare», balbettai, abbassando lo sguardo.

«Va bene, poso il cavallo nelle stalle e vi raggiungo.»

«Perfetto! Sofia starà alla porta per indicarvi la via.»

Non appena vidi che si allontanò, balzai nuovamente in casa e chiamai subito la cameriera, incaricandola di servizi tè e biscotti, mentre Sofia lo attendeva.

Andai in veranda, ero molto elettrizzata, ma non ne capii il motivo. Con mia grande sorpresa, e sfortuna, incontrai lo sguardo perplesso di mio padre. Cosa ci faceva lui in veranda? Non lo sapevo. «Padre», avanzai verso di lui, «cosa ci fate qui?»

«In casa mia? Ci vivo.»

«No, intendo qui...in veranda», mi voltai, sperando che Adrien non arrivasse in quel momento.

«Ho un minuto di pausa e sono venuto qui, problemi?»

Sospirai, «io...si», sbuffai.

Inarco un sopracciglio ed accavallò le gambe, «quale sarebbe questo problema?»

«Ho invitato Adrien per un tè e pensavo di intrattenerci qui.»

«Adrien?», chiese sorpreso, «trovate interesse per quel ragazzo?»

«Cosa? No! Certo che no, volevo solo scusarmi per come l'ho trattato ieri.»

«Va bene, mi fido di voi Jane», si alzò, fermandosi davanti al mio viso. «State attenta», si abbassò sulle ginocchia, stampandomi un bacio sulla fronte.

«Vi voglio bene, padre.»

«Anch'io, mia dolce e piccola principessa.»

Gli sorrisi e mi accomodai su uno dei divanetti. Aspettai massimo tre minuti prima di vederlo entrare dalla porta di vetro e sorridermi. Nel frattempo il tè già era pronto.

Passammo la prossima ora a confrontare le nostre giornate e i nostri stili di vita. Trovavo piacevole la sua compagnia, ma non lo vedevo come l'uomo della mia vita e sperai che lui capisse. Non gli raccontai molto della mia vita, ma lo stretto necessario.

Ci alzammo insieme e lo accompagnai vicino al portone di ingresso. Ebbi il tempo di dirgli un misarabile ciao che sentimmo il tintinnio delle spade.
Impauriti, uscimmo entrambi sul pianerottolo e vedemmo con orrore le guardie al cancello lottare contro uomini con l'armatura nera.

Inspirai di scatto e mi voltai verso Adrien, «presto correte in casa e avvisate vostro padre!»

«Penso che qualcuno già l'abbia fatto», dissi, vedendo mia padre raggiungerci di corsa.

«Jane stai bene?», chiese in apprensione.

«Si, padre cosa sta succedendo? Chi sono quei uomini?», ma nel momento stesso in cui finì di parlare, sentimmo gli zoccoli dei cavalli battere sempre più vicino.

«Entrate dentro casa!», urlò mio padre, afferrandomi un braccio.

Successe tutto a frazioni di secondi, le guardie all'ingresso e quelle delle stalle ci vennero contro, diretti verso i nemici.

Mia madre mi tirò indietro, mentre Adrien li raggiunse. Sentivo in lontananza urli, nitriti e il tintinnio delle spade.

Fui trascinata al piano superiore con mia madre e le domestiche, mentre di mio padre non vidi più nemmeno l'ombra.

La testa cominciò a girare e mi salii la nausea quando, scostando di poco la tenda, vidi i nostri uomini a terra e privi di vita. Mi scese una lacrima furtiva e di terrore, «madre cosa sta succedendo?»

«Non lo so, non sappiamo chi siano...», si bloccò quando la porta volò nella parte opposta ed un uomo varcò la soglia, facendoci lanciare un urlo misto tra terrore e confusione.

Nota Autrice:
Vi devo dire un paio di cosette:
1) vi ringrazio perché ho notato che la storia ha superato le 280 visualizzazioni e onestamente non me lo aspettavo così presto.
2) Ho una pagina Instagram, dove solitamente posto foto riguardante il libro "Fammi Rinascere", ma da stasera ho deciso che postare foto, avvisi e spoiler riguardanti questa storia. Su Instagram mi chiamo unicornonero0.0, potete trovare il link in bio, ne sarei felicissima.
-Angel ❤️

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