XXI

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Percorsi i giardini e mi guardai attorno, sperando di trovare qualcuno. Tanto silenzio mi inquietava, se la notte precedente mi nascondevo pur di non farmi notare, in quel momento calpestavo spontaneamente le foglie cadute e creavo ogni rumore possibile.

Eppure mio padre non tollerava che i suoi uomini non eseguissero le sue direttive, doveva essere successo qualcosa di brutto. Arrivata dinanzi al portone principale, lo aprì lentamente, facendo cigolare il legno.

Nell'atrio non trovai nessuno, non mi misi ad urlare i nomi dei miei familiari per accertarmi che stessero bene; se qualcuno a me sconosciuto si fosse trovato lì, mi avrebbe trovata e fatta fuori in un nano secondo.
Camminai in punta di piedi fino al piano superiore, Sophia solitamente toglieva la polvere dai quadri e mi salutava con un dolce sorriso, quella mattina no.

Raggiunsi silenziosamente la mia camera e, una volta accertatami che non ci fosse qualcuno, entrai dentro e mi tolsi velocemente la mia veste da notte. Era ricoperta di fili di erba e mi lasciava fin troppo scoperta.

Indossai, con qualche difficoltà, uno dei miei abiti e cercai di ragionare lucidamente per capire cosa fosse successo. Impossibile che nessuno mi avesse cercata.
Il panico subito si impossessò di me e, presa dal primo impulso protettivo, corsi verso lo studio di mio padre.

Lui era sempre lì, a lavorare, quindi fu la mia prima meta. Aprii con un unico gesto la porta e ciò che vidi mi fece frenare dal compiere il primo passo.

«Jane!», urlò Angel, correndomi contro ed abbracciandomi. Sembrava scossa, aveva il viso pallido e il suo corpo tremava.

«Angel, cos'è successo?», chiesi in apprensione, mentre lanciavo un'occhiata ai miei genitori. Per fortuna stavano bene, ma lo sguardo che mio padre mi rivolgeva non mi piaceva affatto.

«Oh... Qualcosa di terribile, il mio regno è sotto attacco», si stropicciò gli occhi ed emise un singhiozzo.

«Cosa?», feci un passo in avanti, «sotto attacco? Da chi? Perché proprio le campagne del Nord?»

«Stiamo cercando di capirlo, i tuoi zii sono ritornati a casa sotto urgente richiesta, ma hanno lasciato Angel qui per proteggerla. Abbiamo mandato loro rinforzi», spiegò brevemente mio padre e ciò spiegava l'assenza delle guardie ai cancelli e dintorni.

La gola mi divenne secca e improvvisamente avvertii il corpo traballare. «Avete inviato loro rinforzi? Così facendo rimaniamo noi scoperti!»

«In questo momento il popolo delle campagne del Nord è scosso, ha bisogno di aiuto. Le loro case sono distrutte, così come le loro piantagioni. Non hanno né cibo né acqua e il minimo che possiamo fare è mandate uomini a proteggerli. Noi non ne abbiamo bisogno.»

«Le campagne del Nord sono vicine a quelle del Sud», sussurrò mia madre, «se chiunque li ha attaccati si spingo oltre la foresta potrebbero-»

«State tranquilla, seppure le campagne del Sud non hanno un Re, sono protetti da William. La vostra famiglia è al sicuro, li stanno già evacuando dalle loro abitazioni», mio padre interruppe mia madre. Era vero, i miei nonni materni abitavano lì vicino e non erano al sicuro!

«Possiamo fare altro?», chiese Angel al mio fianco.

«Se la situazione dovesse aggravarsi, andrò io di persona e troveremo una soluzione. Per il momento ho solo il compito di capire chi li abbia attaccati e perché», aggiunse mio padre.

«Non capisco chi possa essere stato, non abbiamo nemici e questa situazione mi ricorda tanto la precedente», prese parola mia madre.

«Non sarà così, adesso voglio essere lasciato da solo con Jane», i suoi occhi mi puntarono ed una serie di brividi mi percorsero il corpo, facendomi deglutire silenziosamente.

Mia madre mi lanciò un'occhiata preoccupante, dopodiché afferrò Angel ed insieme uscirono dall'ufficio.
Calò il silenzio e non seppi cosa fare, se non torturarmi le dite.

«Siediti», incominciammo malissimo, quando mio padre si rivolgeva con un tono confidenziale, era pronto ad esplodere.

Mi sedetti sulla seduta di fronte alla sua e attesi che continuasse. «Dove sei stata stanotte?»

Mi portai le mani in grembo e rimasi in silenzio, come faceva a saperlo?  Nessuno mi aveva visto e se lo sapeva, perché non mi aveva fermata?

«Jane!», alzò il tono di voce, sbattendo una mano sul tavolo in legno e facendomi sobbalzare.

«Non riuscivo a dormire e sono... Sono uscita.»

«Sei uscita? Nel mezzo della notte, ti sembra una cosa normale?»

«Io... Mi dispiace.»

«Ti dispiace? È tutto quello che hai da dire? Jane sei una principessa! Sei stata rapita e sei ancora in pericolo!! Io e tua madre abbiamo passato le pene dell'inferno per cercarti e ogni giorno temiamo che lui possa riprenderti! Chi pensi che ci sia dietro questo attacco? Lui, naturalmente e tuo zio lo sa!
Devi dirmi la verità: questa notte ti sei vista con lui e sapevi dell'attacco?»

«Cosa? No! Non lo vedo dal giorno in cui mi ha rilasciata, non sapevo nulla!»

«Dovrei crederti?»

«Certo! Inoltre lui non farebbe mai una cosa del genere!», mi alterai.

«Non alzare il tono con me, capito?! Osi addirittura proteggerlo, mentendo a me: tuo padre e anche tuo Re!»

«Io non sto proteggendo proprio nessuno, è vero, lui vi odia tutti, ma non attaccherebbe mai il villaggio né il castello, lì ci vive sua sorella!»

«Pensi che gliene importa qualcosa?»

«Certo, non è così losco come pensate!»

Si passò una mano tra i capelli e sospirò pesantemente. «Non so quale assurdo sortilegio ti abbia fatto, ma sappi che se le ricerche mi riportano al suo nome e ho prove che testimoniano il suo attacco, non ci impiegherò più di due secondi ad ammazzarlo.»

Rimasi scioccata da tanta serietà, non poteva veramente farlo, zio William non lo avrebbe mai permesso. Mi ritrovai a pensare se lui fosse realmente il colpevole e scossi il viso, no, non poteva esserlo.

«Non lo ammazzarete perché lui non è il colpevole! È questo che aspettate da tempo, vero? Di farlo fuori, perché lo considerate un errore giunto in famiglia, un errore con il sangue del vostro più grande nemico.»

«Quel ragazzo non mi è mai stato particolarmente simpatico, lo odio, ma non condanno nessuno senza prove e stanne certa Jane che le troverò.»

«Non fate tutto questo solo perché volete aiutare lo zio William e il suo popolo, voi lo fate per questione personale, volete tenerlo lontano da me per sempre!»

«Si, Jane, non mento... A differenza sua. Pensi davvero che lui possa elogiarti come una principessa, riempire di complimenti e attenzioni? Lui non è così e mai lo sarà, non avrai futuro con uno della sua razza.»

E il discorso ricadeva sempre su quello, l'argomento che mi aveva spinta a parlargli quella sera e che aveva spinto lui a rimandarmi a casa. Insieme non avevamo futuro, io ammisi di amarlo, ma era un amore non ricambiato.

«Si, lo so, avete ragione», mi alzai di scatto dalla sedia e mi diressi verso la porta.

«Jane, torna qui, non ho ancora finito! Jane!!», lo sentii urlare, ma ormai già ero in corridoio.

Spazio autrice:
Scusatemi immensamente, ma ieri a causa di problemi personali ho dimenticato l'aggiornamento. So che non dovrebbe succedere, infatti imposterò delle sveglie per ricordarmelo, prima di ieri non mi era mai capitato.
Vi sta piacendo la procedura del sequel?

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