XXXV

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Jane

Iniziai a mescolare tutti gli ingredienti, ripetendo le parole del libro. Erano passati trenta minuti, ma ero allo estremo delle forze. Con grande gioia potevo dire di aver quasi finito, anche se la fase finale richiedeva un'elevata quantità di magia. Iniziai seriamente a pensare che ero troppo debole per concluderlo, infatti avevo progettato di andare da Angel per farmi aiutare.

Ebbi solo il tempo di afferrare la ciotola con le mani, che la porta fu aperta di botto e sobbalzai dalla paura. Subito pensai a Damon, ma quando vidi mia madre entrare, mi si congelò il sangue nelle vene.
«Aspettate zia Meredith!», disse Angel troppo tardi.

Lei si guardò attorno ed avanzò verso di me, seguita anche da mio padre. Pregai con tutta me stessa che Damon sarebbe rimasto in camera di Angel. Provai persino a parlargli telepaticamente, o a mandargli un segno, ma nulla mi riuscii.

«Bene, Jane, cosa avete escogitato?», chiese lei sicura. Lanciai un'occhiata ad Angel, la quale abbassò il viso; era ovvio che avesse confessato tutto ai miei genitori, eppure lì vedevo calmi, ciò significava che non sapevano nulla di Damon. «È inutile temporeggiare Jane, sappiamo tutto e -seppur non mi piaccia avere segreti con voi-, approvo questa vostra idea. Ammetto che uccidere quei poveri uomini sarebbe stato crudele, quindi vorrei saperne di più su questo incantesimo.»

Annuii e afferrai il libro con l'incantesimo, mentre con l'altra sorreggevo la ciotola. Lei lo lesse attentamente, aggrottando la fronte più volte e -infine- dedicandomi un intenso sguardo. «C'è un valido motivo se non conosco questo genere di incantesimi, posso capire che non vi siete confidata con me per paura di un mio disaccordo, ma osare addirittura praticare magia oscura. Come potete essere così incosciente? Avreste potuto rimetterci la pelle.»

Vidi con la coda dell'occhio mio padre sussultare e lanciarmi una veloce occhiata.
«Mi dispiace madre, ma era l'unica soluzione; non vi sono altri incantesimi. Vi chiedo solo di aiutarmi con la parte finale, ho già preparato tutto, ma conosco i miei limiti e so di non potercela fare.»

Sospirò ed annuì, «mi dovrete aiutare Angel, da quel che vedo Jane è troppo esausta per andare avanti.»

«Certo zia Meredith», le sorrise lei, guardandosi poi attorno; evidentemente si stava chiedendo dove fosse Damon.
Mio padre si sedette sulla sedia vicino alla scrivania e il suo silenzio mi preoccupava, mentre le due donne si posizionarono l'una di fronte all'altra afferrandosi poi le mani.

Io mi allontanai e raggiunsi mio padre, egli non staccava gli occhi da mia madre; probabilmente era troppo preoccupato, dato che lei non aveva mai avuto a che fare con la magia nera.
Mi insospettiva il fatto che ancora non mi avesse dato una punizione, evidentemente aveva capito che eravamo in una pessima situazione.

Mentre sentivo mia madre pronunciare le stesse parole che avevo ripetuto io quasi cento volte, avvertii del denso liquido fuoriuscire dalla narice sinistra.
Confusa tastai la parte in questione e vidi del sangue tendente al grigiastro sul palmo della mano. Aggrottai la fronte e mi sorressi al bordo della scrivania, facendo voltare mio padre.

«Va tutto bene?», chiese.

Annuii e mi concentrai su mia madre, vedendo poi la sostanza densa sgretolarsi lentamente, fino a diventare polvere. Sia mia madre che Angel si accasciarono a terra esauste e respirando con affanno.
Mio padre balzò in avanti sorreggendola e facendola sedere su una sedia, stessa cosa di Angel.

«Ci siamo riuscite, mi chiedo come abbia fatto Jane ad andare avanti da sola», borbottò quest'ultima, voltandosi verso di me.

Fu in quel momento che un giramento di testa mi colpii e tutto intorno a me iniziò a riempirsi con chiazze nere. La testa pulsava e improvvisamente diventò pesante.
«Jane!», fu l'ultima cosa che sentii.

«Jane», qualcuno mi chiamava.
«Jane», cantilenò, «aprite gli occhietti.»

Emisi un sospiro ed alzai le palpebre lentamente, richiudendole subito a causa della forte luce. Li stropicciai e riaprii; davanti ai miei occhi vi era un uomo accovacciato accanto a me. Era di mezza età, con una barba ben curata ed indossava abiti unicamente neri. I suoi occhioni verdi mi osservavano con quella che mi sembrava malizia e il suo sorriso -tutt altro che amichevole- mi dava i brividi.

«Non potete sapere con quanta difficoltà sono riuscito a mettermi in contatto con voi. La prima volta non ci sono riuscito», ridacchiò, alzandosi in piedi.

Feci la medesima cosa e lo osservai. Ci trovavamo in uno spazio privo di materia, tutto era bianco e immenso. «Chi siete?»

«Perdonate la mia maleducazione, il mio nome è Ken, ma penso che non lo abbiate mai sentito nominare», scossi il viso, «come sospettavo. Sono colui che vi lasciò il messaggio dell'appuntamento, al quale voi non vi siete presentata.»

«Non per mia volontà, come fate a conoscermi? Perché mi lasciaste quel messaggio?»

«Ero un caro amico di Elena e Caleb, i genitori biologici di Damon e Angel. Ho avuto l'onore di incontrare Damon -nell'altro mondo-, ma non posso dire lo stesso della ragazza. Conoscevo molto bene Caleb, così come conosco Damon e sapevo anche del vostro rapimento. Sono stato io a farlo ragionare per liberarvi, in seguito poi ho scoperto quale fosse il suo vero scopo e ho provato a mettermi in contatto con voi. Siete in pericolo, Damon non è ciò che davvero mostra, vuole annientare voi e tutta la vostra famiglia per vendetta-»

«Anche se così fosse perché avete avuto tanta premura nei miei confronti, tanto da spingervi a contattarmi in tutti modi possibili?»

«Perché a differenza di Caleb ho principi ben diversi. So per certo che Damon ha bisogno di una strega per portare a termine il suo piano. Ha inventato la storia delle illusioni e degli attacchi solo per spingervi a creare una polvere in grado di annientarvi. Non dovete fidarvi di ciò che dice-»

«Che genere di polvere?», lo interruppi. Come faceva a sapere della polvere?

«Una polvere in grado di annientare i cinque sensi, suo madre era stata in grado di progettarla.»

«Non avete paura che possa scoprirvi e magari uccidervi?»

«Non posso essere ucciso, perché non sono di questo mondo. Il mio corpo è ormai fuori uso da secoli, questa è la mia anima che viaggia tra i due mondi. Caleb non accettò di buon grado la mia morte, dato che gli ero ancora utile, quindi grazie ad Elena riuscì a riportare la mia anima indietro.»

«Dunque siete un fantasma e volete aiutarmi. Centrate voi con i miei malesseri

«Più o meno.»

«Jane mi sentite?»
L'uomo davanti a me scomparì improvvisamente e, quando spalancai gli occhi, ritrovai il viso preoccupato di mia madre a pochi centimetri dal mio.

Spazio autrice:
Voglio proprio sapere la vostra opinione per questo capitolo. Entra in gioco un nuovo personaggio, ve lo aspettavate? Cosa nasconde Damon?
-Angel ❤️

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