XXVI

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«Errore.
Errore.
Errore», continuava a ripetere con voce roca l'uomo.
Inquietava e non poco, ma non capivo fin dove volesse spingersi; avanzava lentamente verso di me, quando pochi minuti prima aveva corso ad una velocità indescrivibile.

Allungai una mano verso la libreria alla mia destra e, usando la magia, feci fluttuare un libro, scagliandoglielo addosso. L'uomo -proprio come già sospettavo- non si spostò né bloccò il colpo, bensì si fece colpire, ma non fermò la sua camminata. A primo impatto sembrava totalmente assente da ciò che vi accadeva intorno, il suo unico obiettivo ero io. Ciò poteva giovare a me, ma non riuscivo ad elaborare un piano per fuggire.

Errore... Se solo mi avesse parlato, potevo spiegargli che non avevo commesso alcun errore. Ero sicura, seppur non avessi prove, che fosse comandato da qualcuno a distanza. Quel qualcuno che mi aveva spedito il messaggio.

Feci un passo in avanti e lui si bloccò.
«Non ho fatto alcun errore, chi siete?», provai a chiedere, ma già sapevo che non mi sarebbe giunta risposta.

L'uomo rimase fermo per altri due o tre secondi e successivamente scomparve. Si, scomparve dal nulla, davanti a me non c'era più nulla, se non la porta aperta. Mi guardai attorno freneticamente, per capire se si fosse spostato o no, ma un leggero venticello mi spostò i capelli in avanti e subito dopo un fiato gelido mi colpì il collo.

Sgranai gli occhi ed ebbi appena il tempo di gettarmi a terra per schivare la sua lunga ascia che -se non mi fossi spostata- mi avrebbe mozzato la testa.
Ancora a terra, mi chiesi come aveva fatto a muoversi così velocemente; non avvertivo alcun potere in lui.

Emise un profondo ringhio, dopodiché elevò al cielo l'ascia, pronto a colpire ancora. Mi alzai velocemente, anche se la gonna ampia che indossavo mi limitava i movimenti e mi guardai attorno per cercare qualcosa con cui difendermi. Non trovai nulla e il panico che provavo di certo non mi aiutava a ragionare lucidamente.
L'unica cosa che riuscii a fare fu evitare i vari colpi che mi indirizzava, mentre all'esterno del castello avvertivo un insolito baccano. I suoi mi giungevano alle orecchie ovattati, quindi mi era impossibile capire cosa fosse.

Nel mentre mi spostavo a destra per impedire di essere colpita, notai quanto la porta fosse vicino e -mentre il nemico era occupato a staccare l'ascia che si era incastrata nel legno della spalliera del letto- corsi verso questa, chiudendola e bloccandola con un mobiletto.

Con il cuore in gola mi allontanai dalla mia stanza, udendo colpi alla porta che non avrebbe retto a lungo. Scesi le scale che mi condussero al piano inferiore e lì trovai il caos più totale.
Dei miei genitori nemmeno la traccia, né di Angel, ma vedevo i nostri domestici essere aggrediti ed uccisi da uomini con l'armatura scura.

Alcune delle nostre guardie rimaste ancora in vita li colpivano, ma sembravano essere immuni ai colpi; nemmeno una goccia di sangue cadde dal loro corpo.

«Jane!», sentii urlare e, alla mia sinistra, vidi Angel chiamarmi. Le corsi incontro e insieme entrammo nelle cucine, dirigendoci poi verso la porta e il passaggio segreto che avevo usato quel giorno per acquistare la farina.

Lì trovai i miei genitori che, confusi, osservavano una cartina. «State tutti bene?», chiesi loro.

«Si, abbiamo sentito il vostro urlo e subito dopo un chiasso infernale. Le guardie sono corsi da noi per portarci qui e alcune stavano cercando voi», mi rispose lei.

«Ero nella mia camera, evidentemente sono state uccise ancor prima di arrivarci. Cos'è quella mappa?»

«È una mappa del vostro paese, vostro padre sta cercando un modo per mettere al riparo tutti e... Santo cielo sapevo che prima o poi sarebbe successo, proprio come nelle mie terre», piagnucolò.

«Padre dobbiamo aiutare le nostre guardie, quegli esseri non sono umani!»

«Lo sappiamo, purtroppo non possiamo fare nulla per loro, adesso la nostra priorità è salvare la gente del paese», rispose mia madre.

«Avete già avuto a che fare con loro?»

«Si, tanto tempo fa. Pensavamo fossero morti, ma evidentemente ci sbagliavamo.»

«Vi avevo avvertiti che sarebbe successo qualcosa, che avevamo dei nemici, ma voi non mi avete credito e adesso a pagarne le conseguenze saranno quelle povere persone. Vorrei tanto-», un colpo alla porta mi fermò.

Ero giunti fin lì, ciò significava che non vi erano superstiti dei nostri. Il pensiero ricadde subito su Adrien, non poteva essere morto anche lui... Lui era forte e agile, il migliore!
Il cuore prese a battermi freneticamente e, con un passo in avanti sorpassai mio padre che nel frattempo si era posto davanti a noi come scudo.

«Jane che state facendo?», chiese lui.

Non lo ascoltai, una profonda rabbia mi spinse ad aprire la porta. Il sangue pulsava nelle vene e la pelle iniziò a riscaldarsi velocemente. Mai avevo provato sentimenti così negativi e danneggitivi per la mia persona.

Dinanzi a me si parò l'ennesimo uomo, ma non ebbe il tempo di colpirmi, poiché poggia una mano sul suo petto. Tutto il calore che avvertivo dolorosamente in tutto il corpo si indirizzò verso quel punto di contatto e si trasferì automaticamente dal mio corpo al suo.

Lo vidi cadere in cenere ai miei piedi, «fottiti brutto bastardo», ringhiai.
«Devo trovare Adrien, lui non merita la morte!», mi voltai verso i miei genitori che mi fissavano sconvolti, soprattutto mia madre.

«Quando avete imparato ad usare i-»

«Non ho imparato nulla», interruppi mio padre, «non posso lasciare Adrien indifeso, lui è sempre stato carino e disponibile con me.»

«Jane non è il momento di pensare ai sentimenti personali, è una pericolosa situazione la nostra; non potete pensare egoisticamente.»

«Porca miseria sarete mai una sola volta d'accordo con ciò che dico? Mi venite sempre contro e l'ultima volta che lo avete fatto, ci ha portati a questo! Io andrò a cercarlo, con o senza di voi!», non aggiunsi altro, né mi voltai per vedere se mi seguissero.

Uscii dalle cucine e ritornai nuovamente giù alla scalinata. Sicuramente la situazione non era casinista come pochi minuti fa, ma il silenzio che vi era, era accompagnato dai corpi dei nostri uomini senza vita; alcuni cenere, altri integri.

Sospirai dinanzi a quell'orrore e sperai di non trovare anche il corpo di Adrien tra di loro. Purtroppo -per mia sfortunata- non potei nemmeno iniziare la ricerca, poiché fui afferrata violentemente da qualcuno che mi tappò la bocca e mi condusse in una piccola stanza che usavano i giardinieri.

Il suo intento era illuminanto da una piccola bifora posta in alto e mi permise di vedere il profilo del mio assalitore, ma non mi sarei mai immaginata di vedere un ragazzo dai capelli corvino:
«Damon?»

Spazio autrice:
Ed ecco che torna in scena il nostro Damon... Non so voi, ma io sono elettrizzata all'idea di ciò che potrebbe succedere con lui nel castello😅
Vi aspetto mercoledì con un nuovo aggiornamento
-Angel ❤️

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