XII

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Vi chiedo scusa perché nel capitolo perché ho scritto il nome "Meredith" anziché "Jane"
Nessuna di voi me lo ha segnalato, ma per fortuna l'ho riletto e corretto.
-Angel ❤️
Buona lettura

«Jane!!»

«Madre?», quel sogno stava diventando ancora più bello.
«Oh...madre!», le corsi incontro e la strinsi forte.

«Piccola mia quanto mi sei mancata, sei riuscita a togliere il braccialetto e sono riuscita a rintracciarti!»

Mi staccai da lei e la osservai, «cosa? Non sto sognando? Cioè siete veramente voi?»

«Certamente! Io e tuo padre ti stiamo cercando disperatamente, dove sei? Perché non riuscivo a rintracciarti sulla mappa?»

«Madre non lo so, Damon mi aveva detto che ogni tuo potere non sarebbe mai arrivo nel luogo in cui risiedo. Ho tolto il braccialetto come ultima speranza ed ha funzionato.»

«Damon? È stato lui a rapirti?»

«Si, in questo momento sono nella sua stanza. È convinto che siamo legami e, madre, fidatevi se vi dico che non è più lo stesso; tutto in lui è cambiato.»

«Ti ha fatto del male?»

«Io-», mi bloccai non appena un fastidioso e forte mal di testa mi fece piegare in due.

«Che succede?», chiese allarmata lei.

«N-Non lo so! Che male!», dette le ultime parole, mi sentii trascinare sempre più lontana da quel bellissimo sogno e l'ultima cosa che udii fu la voce di mia madre che urlava il mio nome.

Sgranai gli occhi e alzai di scatto il busto. Damon era accanto a me e teneva una mano poggiata sul mio capo, era stato sicuramente lui.  «Cosa...che volete?», mi distanziai. Solo dopo qualche secondo ricordai di avergli dato del voi, infatti lui sorrise vittorioso.

«È ormai giorno, dovevi essere tu a svegliare me.»

Non gli risposi, temevo che avesse scoperto qualcosa, infatti dopo un po' aggiunse: «molto nobile da tua madre intrattenere un bel discorso con te, potevi farla venire da me.»

Mi sentii squagliare viva, deglutii ed abbassai il viso. Nel frattempo lui si versava continuamente del sangue in una brocca. «Pensavi che fossi tanto stupido da non accorgermene di un'intrusione? Infondo non è tanto difficile entrare nel sogni, ci sono riuscito anch'io.»

«Eri davvero tu nel mio sogno?», chiesi sorpresa. In uno scatto di avvicinò a me e, spaventata, retrocessi con il sedere, ma ciò non gli impedì di afferrare quella piccola corda e tirarla. Sbuffai il dolore in un soffio e lo fissai, «eravate davvero voi?», ringhiai.

«Ovvio, chi altri sennò. Vi avevo dato l'ordine di andare alla casetta di legno, ma quel imbecille di...aspetta com'è che si chiama? Adrien? Mi sembra di sì. L'ho maledetto in mille lingue diverse quando ha interrotto il tuo cammino verso di me.»

Rimasi in silenzio senza proferire parola, se conosceva Adrien, poteva fargli del male. La vera domanda era: a me importava?

«Sai», si allontanò di poco, «eravate così teneri durante la passeggiata in campagna e tu sembravi così incantata mentre lui si allenava.»

«Ci stavate spiando?»

«No, ti stavo spiando. Dovevo capire la tua quotidianità e trovare il momento giusto per prenderti», appoggiò una mano sul mio polso, «ho capito sin da subito che c'era qualcosa di diverso in te, penso che dovremmo sistemare nuovamente i tuoi poteri se non vogliamo essere scoperti giusto?», chiese ironicamente ed innocentemente.

Era così vicino, il suo viso per per un attimo assunse nuovamente i lineamenti del ragazzo che conoscevo e la voglia di abbracciarlo teneramente a me come un tempo si fece viva e anche tanto. Scossi il viso e decisi di allontanarmi da quel pericoloso riavvicinamento. Lui notò questo mio turbamento e sorriso beffardo.

«C'è qualcosa che non va?», chiese.

«No, assolutamente nulla», provai a retrocedere ancora, quando lo vidi avvicinarsi ancora. Si abbassò sulle ginocchia e raggiunse il mio viso.

«Ho uno strano effetto su di te. Sai, da quando hai liberato i tuoi poteri, il tuo odore è diventato sublime.»

Se avvicino sempre di più e come una calamita non potei non guardarlo negli occhi, ma improvvisamente qualcuno bussò alla porta e interruppe qualsiasi cosa stesse succedendo.

«Prepararami gli abiti, poi troverò un modo per celare i tuoi poteri», si alzò come se nulla fosse.

Non gli avrei permesso di sigillare ancora una volta i miei poteri, dovevo rintracciare mia madre. Velocemente eseguiti i suoi ordini senza obiezioni, sapevo che sarebbe uscito come ogni mattina. Dato che ero diventata la sua schiavetta personale, mi era stato possibile vedere molte stanze della casa in cui mi trovavo; era molto diversa dalla mia, era molto più scura è priva di colori vi erano mobili vecchi, alcuni erano inguardabili altri erano rotti: mi sembrava più che altro una casa abbandonata piuttosto che una casa in cui vivere.

Aspettai impaziente che lui andasse via, inconsapevole del luogo in cui era diretto. Una volta assicuratami che non ci fosse più traccia di lui, mi precipitai verso le cucine, dove fortunatamente non trovai la donna addetta ai pasti. Mi risultava strano che ci fosse una cuoca presente in quella casa, dato che lui era un ibrido e quindi non mangiava, forse c'era qualcun altro...un umano che aveva bisogno di cibo per il nutrimento, ma non avevo mai visto nessuno oltre a lui e a quell'uomo che mi fissava e non mi parlava.

La cucina come il resto della casa era pessima e maleodorante, le pentole erano sporche, le mensole piene di polvere e il soffitto pieno di ragnatele. Mi era quasi impossibile vedere a causa della privazione di luce, quindi accessi una candela che solitamente portavo con me e cercai tra le mensole per riuscire a trovare il barattolo del sale.
Mia madre aveva celato i miei poteri quando ero ancora una bambina, però negli anni aveva avuto modo di insegnarmi qualche piccola magia basilare, che mi sarebbe stata utile in casi di emergenza, come questo.

Cerca i praticamente ovunque ma di sale non c'era traccia, vi era solo del latte malandato, pane dalla crosta verde, per fortuna il pane che mi era stato dato raramente era in ottime condizioni.

Quando ormai stavo per perdere del tutto le speranze, mi voltai verso destra per tornare in camera e vidi un barattolo trasparente con all'interno dei granelli piccoli bianchi. Con la speranza alle stelle, corsi verso questo barattolo, lo apri, immersi un dito all'interno e presi un paio di quei granellini, li assaggiai e balzando in cielo per la felicità capii fosse sale.

Decisi di non prendere l'intero barattolo, dato che avrebbe destato sospetti, dunque presi il sale necessario e lo avvolsi all'interno di una pezza maleodorante che trovai lì accanto, sgattaiolando poi in camera.

Non mi era permesso gironzolare per la casa, però in quel momento non vidi nessuno all'interno del castello e quindi pensai che fosse un'ottima opportunità, prima che Damon mi togliesse la mia unica speranza di tornare a casa.

Volevo assolutamente mettermi in contatto con mia madre e il sale era l'ingrediente basilare della magia. Non avevo mai praticato questo genere di cose, eppure quella volta ci provai..uno, due, tre, quattro volte, ma non ci riuscivo, non riuscivo a ricordarmi bene la formula. Mia madre dormiva raramente, quindi mi era impossibile rintracciarla tramite sogno, la minima speranza era quella di rintracciarla tramite la mente, seppur da sveglia.

Ancora una volta immersi il sale all'interno della ciotola con l'acqua e chiusi gli occhi, pronunciando attentamente le poche parole che ricordavo e sperando con tutto il cuore che fossero quelle giuste. Al quinto tentativo finalmente ci riuscii, vedevo attorno a me tutto bianco, come se fossi in un altro mondo.

Ero da sola, mia madre non era lì con me e stavo iniziando ad avere paura: come avrei fatto a tornare indietro? Sospirai e urlai a squarciagola: «madre!»

Ma di lei nemmeno l'ombra, quindi sospirai ancora una volta e capi che avevo sbagliato completamente magia; ero finita in un posto stranissimo.

Siccome ero del motto "la speranza è l'ultima a morire", feci un ultimo tentativo e questa volta urlai ancora più forte: «madre!»

«Jane, sei tu?»

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