ᴘʀᴏʟᴏɢᴏ - ɪʟ ᴘᴀssᴀᴛᴏ - ᴅᴏᴠᴇ ᴛᴜᴛᴛᴏ ᴇʙʙᴇ ɪɴɪᴢɪᴏ

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ɪʀɪs

Guardo la volta celeste dalla finestra della mia camera. Questa notte il cielo è sereno, senza nessuna nuvola all'orizzonte.  Le stelle lassù sono stupende, luminose. Le osservo incantata da tanta bellezza. «Noah... Chissà adesso dove sarai, te ne sei andato. Mi hai lasciata sola. Mi manchi, perdonami. È stata colpa mia se non ci sei più.» Sussurro con nell'animo un enorme senso di vuoto.  

Sicuramente quella stella che brilla più delle altre lassù; sei proprio tu, sì perché ricordo ancora quando sorridevi, i tuoi occhi brillavano, e furono ciò che mi rapì, quegli occhi azzurro ghiaccio, quello sguardo penetrante. Ho capito di amarti troppo tardi, e me ne pento.

Mi asciugo le lacrime con un gesto impacciato, con amarezza mi distendo sul letto con le braccia incrociate sotto il capo a mo’ di cuscino. I miei pensieri sono rivolti a colui che mi salvò la vita sacrificando la sua senza nessuna esitazione, Noah. Non riesco a non pensare a lui, alla sua drammatica morte, alle sue dolci labbra sulle mie.

«Ciao, piccola è stato bello stare un po’ insieme, conoscerci. Peccato che adesso è giunto il momento di separarci. Mi dispiace. Non piangere, ci rivedremo.» Pronunciò quelle frasi con voce flebile, mentre mi stringeva dolcemente la mano. Vidi i suoi occhi erano vitrei, l'iride sinistra azzurra con sfumature e pagliuzze marroni. Era affetto da eterocromia, in poche parole aveva un occhio di colore diverso dall'altro. E questo era una delle cose che lo rendevano unico, misterioso e così tremendamente affascinante. 

Mi sorrise. «Non voglio vederti piangere, sei più bella quando sorridi sai? Iris, mi resta poco tempo ormai, sappi c-che ti amo.» Emise un flebile sussurro, e notai che dalla sua bocca fuoriusciva un rivolo sottile di colore rosso cremisi. «No! Ti prego, tieni duro. Andrà tutto bene, resisti.» Gli sfiorai il viso, nel mentre carezzai i suoi capelli setosi, e neri corvini con meches castano. 

Noah giaceva tra le mie braccia in fin di vita. Una grave ferita gli solcava il petto, il punto in cui era stato colpito,  perdeva molto sangue. «Oddio! Sei così pallido, perché lo hai fatto?! Non dovevi» Mormorai in lacrime, mentre abbassavo lo sguardo verso il ragazzo che stringevo tra le braccia. «Come sei bella.» Farfugliò con il respiro corto. Mi sorrise mostrando i denti candidi. Vidi i suoi stupendi occhi chiudersi lentamente, e la stretta della sua mano si indebolì sempre più. 

«No! Non dovevi lasciarmi! Perché lo hai fatto? Perché dovevi morire?» Gridai in preda a una crisi isterica. Sentii il cuore battere più forte, i suoni erano ovattati, nevicava, e quei fiocchi candidi e freddi solcavano la strada, ero lì sola seduta sull'asfalto, con il corpo privo di vita del ragazzo che mi aveva salvato la vita. Stringevo tra le braccia il suo corpo esanime, nelle narici l'odore acre e pungente del suo sangue che mi macchiava le mani e i vestiti.

La mia mente si annebbiò nel momento stesso in cui percepii il suo corpo farsi freddo, provai un dolore atroce, come se mille aghi mi si ficcassero nel cuore; non riuscivo a respirare, il battito cardiaco talmente accelerato da non darmi nemmeno la possibilità di inspirare.

Spalancai la bocca in un urlo muto e poi le lacrime ricominciarono a scorrere copiose sulla mia pelle, sale che bruciava sul volto.

Noah se n'era andato, e la sua mancanza mi lacerava l'anima lentamente, dolorosamente, pezzo a pezzo.

Le lacrime mi offuscavano la vista, ma stranamente riuscii a distinguere chiaramente di fronte a me una sagoma umana, un ragazzo, Noah. Era lui? Com'era possibile? Mi tendeva la mano. «Iris.» Sussurrò il mio nome, mi sorrise, e poi vidi nient'altro che un bagliore di luce, e una piuma bianca che ondeggiava dall'alto nell'aria, e si posò sul palmo della mia mano. Abbassai lo sguardo al ragazzo che stringevo tra le braccia, e notai che il suo corpo era sparito, come volatilizzato. Non c'era più nessuna traccia di lui. L'unica cosa che mi restava di lui era il ciondolo che mi aveva donato prima di dirmi addio, poche ore prima che morisse tra le mie braccia. 

Stringo nella mano il ciondolo che ogni giorno ho al collo. Le lacrime mi solcano le guance, non riesco a fermarle, sono trascorsi mesi da quel tragico giorno. E resto chiusa in camera. Preferisco chiudermi in me stessa, non riesco a togliermi dalla mente quel drammatico istante in cui era apparso dal nulla quel ragazzo con un cappuccio nero,  da sotto il quale spuntavano delle ciocche di capelli biondi. «Sei Iris Blackwood?» Com'era possibile che quel ragazzo a me sconosciuto conoscesse il mio nome e cognome? Chi era? E soprattutto com'era possibile che era apparso dal nulla? Tremo ancora nel ricordare quegli occhi azzurri, che intravidi una volta che lui alzò il cappuccio e mostrò il suo volto. 

Aveva più o meno la mia età diciannove anni, era biondo, i capelli scompigliati, e mi guardava con un sorriso inquietante sulle labbra. «Chi sei, cosa vuoi da me?» Farfugliai con il cuore in tumulto, appena lo vidi avvicinarsi sempre più minaccioso. 

Il suo aspetto mutò, e ricordo ancora i suoi occhi azzurri che divennero rossi, e sulle sue labbra sottili apparve un ghigno diabolico, e percepii un senso di paura, dalle sue mani creò delle scintille oscure. Ero completamente paralizzata, e impossibilitata a muovermi di un centimetro. Il ragazzo mi afferrò per il collo con una mano libera. Sentivo la morsa che mi attanagliava, sentii mancare il respiro, cercavo di liberarmi, ma fu impossibile.

«Cara Iris... Finalmente è arrivata la tua fine!» La sua voce mi fece rabbrividire, e vidi un'aura oscura che gli avvolgeva il braccio, dalla mano fuoriuscirono degli artigli neri che puntavano diritto al mio cuore. «Non voglio morire!» gridai disperata, mentre una lacrima  mi scivolava sulla guancia, accadde qualcosa d' inaspettato. Dal nulla si levò una folata di vento. Nel mentre il mio aggressore stava per colpirmi al petto con i suoi artigli, sentii un suono, come di un battito d'ali di un uccello, e terrorizzata chiusi gli occhi, non sentii nessun dolore, niente, anzi... per mio stupore ero viva e indenne. 

«Ehi, ciao piccola. Sono arrivato giusto in tempo eh?» Sentii la sua voce affievolirsi. Sgranai gli occhi incredula,  restai sconvolta da ciò che vidi. Noah mi era di fronte, e dal suo petto fuoriusciva una lama insanguinata. 

Il ragazzo misterioso ritrasse i suoi artigli oscuri, Noah crollò in ginocchio tra le mie braccia. Il biondo mi fissò con sguardo truce. Rise in modo malevolo, mentre fissava il ragazzo in fin di vita tra le mie braccia. «Che scena patetica! Noah Lightstorm che sacrifica la sua vita per una stupida mezzosangue!» Pronunciò sprezzante. 

Mentre piangevo il biondo sparì nel nulla dietro a una folata di vento.

Le lacrime mi offuscavano la vista. Il ragazzo che era stato sempre gentile con me, che avevo sempre considerato una persona esuberante, e a volte scocciante, e un po' invadente, perché non capivo che si preoccupava per me, non compresi nemmeno che lui si era innamorato di me, mi amava e io lo avevo sempre rifiutato. Sì, perché quando le sue labbra carnose sfiorarono le mie in un bacio casto rabbrividii. 

Noah mi accarezzò il viso con dolcezza, «Guarda, sta nevicando, è così bella la neve, ti amo.» Sussurrò in tono soave,  il suo sorriso e i suoi occhi azzurri furono l'ultima cosa che vidi, perché il ragazzo venne avvolto da un bagliore di luce, e subito dopo si dissolse in migliaia di pulviscoli luminosi, che si elevarono in cielo come delle lucciole.

Quei ricordi sono ancora impressi nella mia mente, e non riesco a dimenticare quel ragazzo come un angelo custode, mi aveva dichiarato i suoi sentimenti, e poi se ne era andato in cielo così come un battito di ali.

ʟᴀ ᴄᴜsᴛᴏᴅᴇ  ᴅᴇʟ ᴛᴇᴍᴘᴏ. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora