02

802 31 0
                                    

La Foresta Incantata era così… incantata.
Era l’unica cosa rimasta intatta dopo la conquista di Auradon. Non poteva essere distrutta, perché c’era un poco di magia che lo impediva. Forse quella magia proteggeva qualcosa in quella foresta, o almeno questo era quello che aveva sentito dire da sua madre. Ma aveva sentito che era qualcosa di pericoloso, che sua madre voleva solo per sé. Per fare qualcosa di ancora più orribile, senza interpellare la figlia.
“Qui in giro sono stati trovati indizi che farebbero risalire a possibili ribelli scappati alle grinfie di sua madre, signorina” disse un altro Goblin, intromettendosi nei pensieri di Mal. “Voi” disse indicando tre o quattro Goblin alla sua destra “Setacciate la zona nord” i Goblin annuirono e andarono in fretta dove gli era stato ordinato. “Voi invece” disse a quelli alla sua sinistra “Andate nella zona est. E infine, voi” continuò indicando quelli davanti a lei “Voglio che setacciate la zona ovest” concluse. “E perché dovrei accettare i tuoi ordini ragazzina?” sbottò un Goblin. “Scusami?” disse Mal, ovviamente seccata da quella che dovrebbe essere una domanda. “Sei solo una sedicenne con la testa montata, qua dovrebbe esserci tua madre, non tu. Non vuoi capirlo che non sei affatto degna e non hai diritto di dare ordini a me e a nessun altro di noi?” continuò. “Senti, nanetto.” Disse minacciosa Mal, abbassandosi per raggiungere la sua altezza. “Che c’è? Eh, sull’Isola ti ho forse rubato una o due volte o forse sempre il caffè – se così lo si può chiamare – nel vostro bar da due soldi? Per questo che sei così ribelle con me?” continuò spacciata, come se lo stesse prendendo in giro. I suoi occhi si illuminarono di un verde intenso, come quando guardava negli occhi la madre. Erano i suoi occhi da drago e le succedeva, non solo con sua madre, ma anche quando si arrabbiava o innervosiva, non lo controllava. Il Goblin fece un passo indietro. “Non sono la sgualdrina di mia madre, sono degna di lei e ho anche il diritto di darti ordini. Quindi se non vuoi che ordini ai tuoi amici ti ammazzarti all’istante, vedi di fare come ti dico e non ribadire. Chiaro?” gli urlò in faccia, con quegli occhi minacciosi. “Chiaro” disse l’essere con bassa voce, terrorizzato, inghiottendo la saliva. Poi si avviò con il suo gruppo verso la zona ovest. “E la zona sud?” gli avevano chiesto “Ci penso io” rispose lei.
Girò andando verso sud e incontrò un ponte da attraversare. “Perfetto” pensò. “Almeno già c’è il ponte e non devo risolvere indovinelli per farlo apparire” si disse, riferendosi ovviamente a quando con Evie, Jay e Carlos dovevano entrare nel castello della madre per cercare di recuperare il suo scettro. In quel momento pensò a loro. Non li aveva più visti da quando lei e sua madre avevano conquistato la città. Chissà che fine avevano fatto. Evie dopotutto, anche se non la sopportava, l’aveva chiusa nell’armadio delle pellicce di Crudelia e aveva cercato di farla addormentare per mille anni facendole toccare lo scettro della madre – dal quale l’aveva anche salvata – poteva diventare una sua amica. Anche Carlos avrebbe potuto, anche se era ovviamente terrorizzato da lei e con Jay, beh, non si poteva dire che non avevano buoni rapporti, per quanto buoni potessero essere. Un po’ le mancavano quei tre ragazzi.
Attraversato il ponte, camminò per un altro po’ nella foresta, fino a trovare un lago. Si avviò là vicino, ma qualcuno la spinse a terra. Chi osava sfidarla? Peccato che non poté saperlo subito, perché sbatté la testa e svenne per un po’.
Quando si risvegliò, era legata che non poteva muoversi. “Tu? Che ci fai qua? Pensavo fossi morto, o almeno prigioniero” disse stupita.
               ***
Ben decise di uscire per un po’ da quel cottage nel bosco. “Ben, dove vai? Non puoi uscire, potrebbero prenderti!” esclamò Doug, cercando di fermarlo. Dopotutto, era il suo migliore amico. “Tanto cosa ve ne interessa? Forse tanto meglio no? E comunque, so difendermi benissimo, grazie” rispose, ignorando le chiacchiere preoccupate successive dell’amico.
Voleva solo sapere se i suoi genitori stessero bene.
Forse sarebbe stato meglio se lo avessero rapito, fatto prigioniero o ucciso.
Ben aveva sentito dagli altri che erano a rischio di essere trovati, a causa di uno di loro, e che probabilmente li stavano cercando ed era quindi pericoloso aggirarsi per la foresta. Voleva provare a vedere di persona, magari estrapolare qualche informazione e portarla ai suoi amici, magari poteva riconquistare leggermente la loro fiducia.
Quando il ragazzo vide Mal, non voleva perdere l’occasione di parlare con lei. La spinse a terra e quando si accorse che era svenuta, la legò dove c’era il cemento, vicino al lago e aspettò che si svegliasse.
“Tu? Che ci fai qua? Pensavo fossi morto, o almeno prigioniero” disse stupita quando si svegliò. “Mi dispiace deludere le tue aspettative Mal” rispose lui. Lei ignorò totalmente il commento e si guardava in giro. “Io, io questo posto l’ho già visto” fece Mal. “Sei venuta già qui, magari?” chiese sarcastico Ben. “No, no. Io ero qui, in sogno, ed ero qui con te. L’ho sognato qualche settimana prima che ci invitassi qui. Ti ho riconosciuto immediatamente quando sono scesa dalla limousine” affermò la figlia di Malefica. “Cosa? Cioè anche tu…” Ben non completò la frase. Anche lui riconobbe subito la ragazza del suo sogno, quella che lo aiutò a rialzarsi in quel posto cupo, probabilmente l’Isola. E sapere che anche lei lo aveva sognato era strano, e forse anche inquietante. Ben ignorò la domanda successiva di Mal, ovvero: “Anche io cosa?” e passò subito alle sue di domande. “In quanti siete? I miei genitori sono vivi? Parla.” “Ho qualche Goblin sparso per la foresta, ti conviene lasciarmi andare se vuoi rimanere vivo tu” lo minacciò Mal, ma lui non era spaventato, affatto. “Piuttosto, tu sei da solo? O ce ne sono altri?” lui non rispose ancora, non voleva mettere in pericolo i suoi amici.
“Perché non hai mandato i tuoi Goblin a cercare in questa zona? Cerchi qualcosa, vero?” le chiese Ben, dubitante se farle o no questa domanda. Notò una scintilla nello sguardo di Mal, segno che aveva fatto centro. Cercava qualcosa. “Non so di cosa tu stia parlando, sto solo cercando voi ribelli” rispose Mal, con un sorriso sfacciato stampato in faccia. “Lasciami andare e non dirò a nessuno che ti ho visto curiosare qua in giro, non metterò in pericolo né te né i tuoi amici, finché non troviamo il vostro covo segreto” Ben rise. “Ora siamo noi i ribelli?” disse ancora ridacchiando. Mal alzò le spalle. Il ragazzo non si fidava di lei, anche se sentiva di doverlo fare. Si avvicinò a lei con un coltellino e tagliò la corda con cui era legata.
              ***
Mal radunò i Goblin, dicendo di andare via e che non c’era nulla o nessuno. Non sapeva bene perché lo stava facendo, perché aveva protetto Ben e i suoi amici, dovunque essi si trovassero. Però aveva ben altro da fare, non poteva di certo stare a pensare a un gruppo di ribelli adolescenti, a quello ci avrebbe pensato la madre o i Goblin.
Decise che sarebbe tornata. Voleva sapere cosa cercava la madre, e prenderlo prima di lei.

Il bene nel maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora