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Mal guardò quel castello ormai andato distrutto. Ora che ci pensava davvero, era una brutta cosa.
Doveva entrare senza far sapere alle guardie che era lì. Avrebbe dovuto inventarsi che Malefica l’aveva mandata e, pettegoli come sono, lo avrebbero poi chiesto alla Signora del Male. Non poteva rischiare.
Aspettò cinque o dieci minuti, prima che le guardie andassero in pausa. Sgattaiolò all’interno dell’edificio.
Era buio, spoglio. Sembrava quasi il suo castello sull’Isola.
In poco tempo trovò l’entrata della prigione. I buoni la guardavano in malo modo. Si guardavano tra loro, sbalorditi; i loro sguardi sembravano dire: è lei.
Camminò fino alla fine della prima stanza finché non trovò la cella dov’era tenuta prigioniera Belle.
Non era riuscita a rubare le chiavi, quindi cercò qualcosa di appuntito per scassinare la serratura della cella. Belle alzò lo sguardo mentre Mal entrava.
“Ssh, sta’ zitta” le disse mentre richiudeva la cella dietro di lei e si sedeva per terra. “Che- che ci fa- fai qui?” balbettò Belle. Mal le porse un bicchiere d’acqua e poi le diede delle pasticche. “Tranquilla, fidati di me. Ti faranno stare meglio” le disse.
Dopo che le prese, si ricordò. Tirò fuori dalla tasca un ciondolo, quello che Ben le aveva detto di portare alla madre. “Tu- tu sai dov’è mio figlio? Come sta?” chiese preoccupata. “Ben? Lui sta benissimo, me l’ha dato lui il ciondolo, mi ha detto di portartelo” rispose Mal.
Sentì le guardie parlottare tra loro, stavano arrivando. “Ora devo andare. Passo sta sera se ci riesco, altrimenti ci vediamo domani mattina. Passerò regolarmente a vedere come stai, intese?” fece Mal. Belle annuì e la figlia di Malefica scappò via in un batter d’occhio.
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“Tesoro, dove sei stata?” Mal fu colta di sorpresa dalla voce di sua madre. Sperava almeno che non avesse trovato i suoi amici. “Io ehm- io sono-” balbettò la ragazza nella speranza di trovare una scusa credibile. “Mal, figlia mia. Quante volte ti ho detto di essere sicura quando parli? Non essere dubitante. O il nemico ti crederà debole. E, in questo momento è ciò che mi stai dimostrando. Quindi, ripetendoti la domanda, dove sei stata?” chiese Malefica, con il suo solito tono autoritario che non risparmiava nemmeno alla figlia. Mal fece un respiro profondo e si guardò intorno in cerca di una scusa. “A cercare i ribelli, madre” affermò sicura Mal. “Mh. Okay, brava figlia. Ora va’, su che ho da fare!” le ordinò.
“Allora? Dove diamine eri? Ci hai fatto preoccupare!” esclamò Evie appena vide Mal entrare in stanza. Jay le fece segno di abbassare la voce. “Non era chiaro il biglietto?” chiese Mal. “Si, ma non era chiaro che tipo di faccende fossero. E non ci hai messo poco tempo. Ci hai messo quasi cinque ore!” continuò la figlia di Grimilde. Mal alzò le spalle. “Faccende per mia madre” disse Mal facendo finta di nulla.
I ragazzi cominciarono a pianificare qualcosa per la prossima tappa. Londra. Stavano relazionando tutto a Mal, ma lei aveva la testa da un’altra parte. “Debole. E, in questo momento è ciò che mi stai dimostrando.” Debole. Debole. Debole. Era quella la parola che le risuonava in testa. Sua madre l’aveva sempre considerata debole, perché per metà era umana, come suo padre e lei le aveva sempre dimostrato quel lato umano, schifoso. Ma le aveva dimostrato il lato che proveniva da sua madre, quello bello, quando aveva rubato la bacchetta, quando aveva compiuto ciò che la madre le aveva chiesto. “Forse sarebbe andata diversamente, forse avreste avuto una vita migliore di quella che avete sempre portato avanti. Era questo lo scopo. Lo conoscevo il rischio, sì. Ed è per questo che mi odiano tutti adesso. Ma sono ancora convinto che potete voltare pagina” le aveva detto Ben. Aveva detto che conosceva il rischio eppure, pur convinto a far voltare pagina a quattro ragazzi cresciuti sull’Isola, non se ne era curato e ora era pronto a farsi odiare da tutto il regno. Ma come poteva esserne convinto? Come faceva ad anche solo sperare che avessero potuto cambiare pagina? Come faceva ad essere convinto che avevano un lato buono, nascosto da qualche parte, che li avrebbe potuti far ribellare?
“Terra chiama Mal! Hey, ci sei?” le strillò Jay. Mal scrollò la testa, come per togliere tutti quei pensieri  che le passavano per la testa. “Si, Jay. Non c’è bisogno che mi strilli in un orecchio” disse Mal, fredda. “Quindi, domani. Londra?”
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Era avventata, impulsiva questa cosa. Eppure la facevano comunque. Ben si maledì per aver accettato a venire con loro. Era stupido e pericoloso, lo aveva ripetuto svariate volte agli altri, ma ovviamente non lo avevano ascoltato. “Sicuri che non sia troppo avventato liberare mia madre?” chiese Jane timidamente. “Forse. Ma vale la pena rischiare” rispose Jordan, come sempre autoritaria. Jane scrollò la testa e alzò le spalle. Aveva paura e si capiva da miglia di distanza.   
“È questo il posto? Perché Malefica dovrebbe tenerla qui?” chiese Audrey guardandosi intorno. “Perché qui non c’è magia quasi per niente. La Fata non ha potere qui” rispose Ben precedendo la presuntuosa figlia del Genio.
Il posto era isolato. Non una guardia, nulla di nulla. La porta però, era bloccata. “Fermi. Ci penso io” si fece avanti Chad, ma schizzinoso com’era, appena provò a sfondare la porta, si fece male alla spalla. “Levati di mezzo Chad” brontolò Jordan, buttandosi sulla porta facendola sfondare completamente.
I ragazzi cominciarono a chiamare la Fata, strillando per tutta quella che sembrava essere una casetta. “Ragazzi! È qui!” strillò Ben. La Fata Smemorina era accasciata a terra, con gli occhi chiusi. Bianca più della neve. “È- è morta?” chiese balbettando Jane. Ben si chinò per sentire se ci fosse battito cardiaco. “No. È viva. Ma dobbiamo portarla via da qui, subito.” Rispose il figlio della Bestia rialzandosi e cercando di far alzare la povera donna.

La sera, mentre tutti erano in salone, Ben avvisò Mal – attraverso il computer che aveva dato ai quattro ragazzi – di andare da lui al più presto perché aveva bisogno d’aiuto.
Quando arrivò la figlia di Malefica era ormai tardi e tutti stavano dormendo. “Fa’ piano” le disse Ben a bassa voce mentre Mal entrava dalla finestra. “Se dormono tutti non posso entrare dalla porta principale? Farei meno rumore” criticò la ragazza entrando. “Che ti serve?” chiese poi. “Hai portato quello che ti ho chiesto?” Mal annuì tirando fuori dal suo zainetto delle cose. “Foglie di una quercia, foglie di salvia, questo sciroppo, almeno credo sia sciroppo” elencò Mal porgendo le cose a Ben. “A che ti servono?” la ragazza non ricevette risposta, se non un dito sulla bocca come segno di stare zitta.
Seguì Ben in un’altra stanza, dove trovò di sua sorpresa la Fata Smemorina.
“Che diamine? La missione era questa? Liberare la Fata? Se mia madre scopre che ti sto aiu-” Mal non finì la frase, perché Ben la azzittì. “Hai portato anche quel libro?” Ben vide Mal annuire così continuò a dirle: “Vai a pagina 143 e pronuncia esattamente quelle parole.” “Ma cos’è latino? Io non so il latino, Ben. A malapena so la mia stessa lingua!” si lamentò la ragazza. “Sta’ zitta e pronuncia le parole, per favore”
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Dopo aver pronunciato quelle strane parole, Mal aprì bocca per parlare, ma la Fata aprì gli occhi. “D-dove? Ben? Oh, grazie al cielo stai bene! Mia figlia, dov’è mia figlia?” cominciò a chiedere, debole e preoccupata. “Faccia piano. Jane dorme” rispose Ben, calmo.
Mal cominciò a sentirsi osservata e, in effetti, la Fata la stava fissando, scioccata. “Ben, lei che ci fa qui? Tesoro, io ti perdono. Hai provato, lo avrei fatto anch’io. Ma di lei non ci si può fidare, ne hai avuto conferma. Vi farà del male” nel tono della donna c’era quasi terrore. “Pronto? Se non fosse per me, non saresti sveglia Fatina” sbottò la ragazza, maleducatamente come al solito. Ben la fulminò con lo sguardo e lei alzò le spalle e andò a sedersi più lontano, così da lasciar i due parlare. “Diciamo che lei è con- con me. Siamo nei guai, Fata. Abbiamo bisogno dell’aiuto di Mal e i suoi amici” spiegò Ben. “Che vuoi dire?” “I loro genitori cercano gli anelli. Quegli anelli. Prima che possa dire che non posso fidarmi nemmeno di loro allora, sappia che so di potermi fidare. Ma abbiamo bisogno d’aiuto. Non sappiamo come usarli” Mal sentì parola per parola tutta la loro conversazione e, dopo un po’ a cercare di convincere la donna, accettò di aiutare.
“Hai qui l’anello?” le chiese la Fata. “Sì. Ben mi ha detto di portarlo” rispose Mal tirando fuori dallo zainetto l’anello dorato. La Fata Smemorina lo prese tra le mani. “È uno dei meno potenti, ma racchiude un potere gigante in sé.”
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Doveva essere tardi quando Chad si svegliò.
Si alzò dal letto e andò a prendere da bere, ma ritornando in camera, sentì delle voci provenire dalla camera di Ben. Una era del ragazzo, ovviamente. L’altra però era di una ragazza, che non riconosceva. Quindi decise di andare a controllare.
“Ma- ma quella è- è la figlia di- la figlia di Malefica!” esclamò bisbigliando Chad. Sulla sua faccia un sorriso malizioso apparve. Poteva finalmente rovinare Ben e farlo cacciare da quel gruppo di sopravvissuti. Tutto ciò che gli serviva erano delle prove. E non gli ci volle molto a procurarle.

spazio autrice:
heyyy vi sta piacendo la storia? ;)
mi scuso per non aver pubblicato ieri ma sono tornata a casa dopo più di una settimana e mi sono trasferita quindi ho avuto poco tempo.
grazie della lettura, spero vi stia piacendo! ;) ♡

Il bene nel maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora