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"Aspetta, Mal come sei sicura che sia lei?" "Già, forse sei solo un po' paranoica." "O solamente agitata per diventare Lady" le dicevano i suoi amici. "Di chi altro possono essere questi capelli? E queste stelline? Da quanto ricordo Uma le ha sempre portate tra i capelli. Le piacevano, facevano sembrare i suoi capelli scintillanti, o almeno così mi aveva detto." "Secondo me sei paranoica." confermò Jay. "Comunque sia, ora non c'è più, puoi stare tranquilla. Magari era solo uno dei suoi trucchetti." Continuò Evie, cercando di essere razionale. "Ben ha detto che l'ha vista frugare in giro. Non credo sia un trucco, E." Mentre i ragazzi continuavano a discutere, ad un certo punto Carlos li fermò. "Ragazzi, credo che Mal abbia ragione. Sentite qua. Dice che ci sono stati vari blackout, uno di quelli è stato al museo. E guardate le riprese delle videocamere." Il video mostrava la zona fuori dal museo, ed un ragazzo che entrava e dopo un po', riusciva. "Quello è Harry, ha l'uncino" "Non ho mai sopportato Harry. Nessuno dei pirati, ma Harry in particolare. Chi si crede di essere?" blaterò Jay. "Lo scagnozzo numero uno di Uma, nonché figlio di Uncino magari, Jay?" "Di sicuro non sono qui per avere una possibilità ad Auradon, dobbiamo trovarli e fermarli."
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1894
Erano passati due anni da quando la piccola Melicent, ormai quattordicenne, aveva ucciso i suoi genitori. La ragazza se ne stava in camera sua, a guardare fuori la finestra, dove c'erano dei ragazzi della sua età che giocavano. Il sole illuminava i suoi capelli neri che le arrivavano al sedere. I suoi occhi verdi invece, sprigionavano malinconia, tristezza. Sentì bussare alla sua stanza.
"Ciao, Meli" Elena era così bella, pensava la piccola ogni giorno. Voleva essere bella come lei. Ma non lo sarebbe mai stata. "Ciao" rispose freddamente. "Ti ho portato da mangiare. Non vuoi mangiare? Non sei scesa" "Non ho fame. E poi perché dovrei scendere? Solo per farmi dire cose brutte da Jack e Connor? No grazie." Melicent notò Elena scuotere la testa e sedersi sul letto. "Non vuoi proprio toglierlo quell'anello? Ti può portare a fare brutte cose, Meli. Non voglio che tu faccia altre brutte cose. Sei la mia sorellina." "Sai che c'è Elena? In realtà, sto proprio morendo di fame, mi lasci mangiare da sola?" quando Elena era ormai alla porta, pronta per uscire, Melicent tirò fuori una frase, una frase molto brutta, che le uscì dal profondo del cuore: "Non sei mia sorella. E non lo sarai mai."
Il giorno dopo, Melicent e i suoi fratelli adottivi uscirono per andare a comprare delle cose. I bambini giocavano, i ragazzi più grandi ballavano sotto il ritmo della musica che i più anziani canticchiavano e suonavano. I vecchi, adulti, altri ragazzi e bambini, compravano invece cibo e acqua per la propria famiglia. "Perché non vai a giocare sulla spiaggia con gli altri ragazzi, Melicent?" la povera ragazza avrebbe voluto rispondergli che era inutile andarci, tanto scappavano o la cacciavano via, ma sapeva che il fratello non glielo aveva chiesto per gentilezza, ma solo per mandarsela via dai piedi. Lei però, ci provò comunque.
"Posso giocare con voi?" domandò timidamente ad un gruppo di ragazzi con cui di solito si divertiva tantissimo. Erano suoi amici. "A cosa? A chi uccide prima i genitori?" quella frase fu seguita da qualche risata, qualcun altro stette zitto per paura degli incantesimi della ragazza. "Io non l'ho fatto apposta! Volevo solo stare con voi. Noi- noi eravamo amici!" si giustificò la poveretta. "Hai detto bene Malefica. Eravamo. Al passato. Ora smamma. O vuoi farmi uno dei tuoi incantesimi?"
La ragazza corse via, piangendo. Si rifugiò sugli scogli. Quel posto era calmo e in solitudine. O almeno così pensava. "Oh povera anima sola!" esclamò una voce. "Chi è? Chi c'è?" domandò spaventata. "Sono qui, carina!" Melicent guardò in acqua. "Ti piace nuotare?" continuò a chiedere. "Beh, supponendo che non posso camminare con questi..." rispose quella strana ragazza. "Sono... sono tentacoli? Che forza! Io mi trasformo in un drago" "Come ti chiami?" le chiese quella ragazza. "Melicent. E tu invece?" replicò. "Io sono Ursula." Subito dopo, una voce chiamava Melicent e un'altra, che proveniva da sotto l'acqua, chiamava Ursula. "Torna qui domani. Magari possiamo parlare" propose la piccola polipo. "Puoi scommetterci!"
L'indomani, all'alba, Melicent sgattaiolò fuori dalla casa e corse in spiaggia per parlare con Ursula. L'aspettò un'ora o forse due, ma alla fine si presentò.
"Scusa se ti ho fatta aspettare. Mia madre mi ha fatto la ramanzina sull'andare in superficie. Ma lascia perdere, tanto non l'ascolto. Un giorno sarò la strega del mare più potente che si sia mai vista e conquisterò il trono del Re Tritone, poi vedremo chi farà la ramanzina a chi!" "Wow, hai delle aspettative grandissime. Sei cattiva?" domandò Melicent. "Mi piace esserlo. E tu?" "Io? Sì, sono una cattiva. Per gli altri almeno è così. Ho la vera magia e per sbaglio ho ucciso i miei genitori. Allora da quel giorno tutti mi temono e mi escludono, chiamandomi Malefica" "Che tono triste! Dovresti esserne felice, invece." "Davvero?" "Certo che sì. Dovrai diventare ciò che loro dicono. Così capiranno con chi hanno a che fare!" "E come si fa?" "Ti aiuterò io."
Quattro anni dopo
"Melicent, dove pensi di andare?" domandò Connor con tono rimproverante. "Come mi hai chiamata, scusa? Sono Malefica. O te lo sei dimenticato? Non mi dici certo tu cosa devo o non devo fare." Adesso Malefica portava un lungo vestito nero, e al posto dei capelli aveva delle corna. Ursula aveva detto che aveva un regalo per lei, così, uscì di casa per incontrarla.
"Ursula! Wow è fichissimo." Era un modo per ringraziare, visto che non poteva dirlo direttamente. Era una delle regole per essere cattivi. Le aveva dato un bastone con una pietra verde sulla cima. "È per aiutarti con la magia nera. Fidati, è il migliore nel suo genere. Beh, veramente è l'unico. Devo andare, Polpa chiama." Polpa era la madre di Ursula. Le avevano appioppiato insieme quel nomignolo. Malefica non sapeva nuotare, per questo non era mai andata a casa di Ursula e quest'ultima non sapeva e non poteva camminare, quindi quegli scogli erano il loro unico punto di ritrovo.
Nel suo ritorno a casa, Malefica si imbatté in quel gruppo di ragazzi che era suo amico tanti anni fa. Stavano cacciando un corvo. "Lasciatelo stare." Ordinò minacciosa. I ragazzi, udendo la sua voce, si spostarono subito e poi si immobilizzarono, lasciando a Malefica il passaggio libero. Quel povero corvo era ridotto male, lo stavano uccidendo. Lo curò con la sua magia, e subito quella bestiolina cominciò a volare affianco alla ragazza. "Paura?" domandò andando via. Quei ragazzi avevano davvero paura.
Ursula aveva ragione, diventando ciò che tutti pensassero che fosse, tutti avrebbero avuto paura e lei avrebbe avuto un cambiamento radicale nella sua vita, ma un cambiamento liberatorio, perché rispettare le regole ed essere gentili non funzionava mai. Essere cattivi, crudeli e spietati era meglio.
"Vediamo un po'... Diablo ti piace come nome? Sarai il mio complice Diablo. In tutto. E tra qualche tempo non sarai solo il complice di Malefica. Ma il complice della Signora del Male. Perché lo diventerò, puoi scommetterci."

"È un mese che non ti fai vedere. Dov'eri finita? E quella bestiaccia chi è?" la rimproverò Ursula. "Questa bestiaccia, è Diablo il mio corvo. E mi esercitavo sulla magia nera, non ho avuto tempo di venir qui a perdere tempo con te." "Perdere tempo con me? Pensavo ti piacesse stare insieme a me" "Forse prima. Ripensandoci, sei solo un polipo che aspira a diventare una grande cattiva e questo va bene, ma sei troppo legata alle persone. Oh, ti ho ferita forse? Sono lacrime quelle? Che sfigata che sei Ursula. Mi hai insegnato delle cose, sì. Ma diciamo che me le hai solo rispolverate, perché erano già in me. Va' ad obbedire a mammina e piangi da lei, non ho tempo per stare con te!" "Ma- ma- che sei venuta a fare qui allora?" "Ad esercitarmi. Guarda qua" Malefica fece una specie di buco nero nell'acqua. "Come hai fatto?" In men che non si dica, arrivarono delle persone alla spiaggia. E Malefica sollevò Ursula in aria, così da farla vedere a tutti. Si potevano udire dei bisbigli come "Cos'è quel mostro?" "Uccidiamola!" poi Malefica la lasciò andare. Ursula ormai piangeva a dirotto e le sue lacrime si confondevano con l'acqua. Le persone si stavano dirigendo da lei, con delle armi per ucciderla. "Non capisco. Eravamo amiche, Malefica. Sappi che non ti perdonerò mai. E ci sarà sempre una guerra tra noi. E se un giorno dovessimo avere dei figli, oh ti prometto che anche la mia bambina dichiarerà guerra alla tua! Non la passerai liscia, Malefica!" "Oh... se prima la mia bambina non dichiarerà guerra alla tua. Sono sempre un passo avanti a te. Ricordalo, Ursula." Dopodiché, Ursula scomparve sott'acqua e Malefica scomparve in una nuvola verde.

Il bene nel maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora