13

373 23 0
                                    

“Domani Madre. Andremo domani.” La informò Mal.
Non voleva farlo. Proprio non voleva. Ma non poteva ribellarsi alla propria madre. Chissà che sarebbe successo se lo avesse fatto, nulla di buono di sicuro. “Bene. Consegnameli tutti e quattro il giorno dell’eclissi. Vedrai tesoro, ci sarà da divertirsi” le disse Malefica, con un sorriso malizioso stampato in faccia. Voleva spargere sangue, tanto sangue.

“Mal, una domanda. Perché ci hai detto di non andare da soli se poi abbiamo comunque fatto tutto da soli?” domandò Jay. “È meglio stare insieme. In realtà siamo sempre rimasti insieme, ma voi eravate come incantati e non ci vedevate” rispose, fredda. “Ci siamo eclissati in noi stessi, figo” al sentire quella parola, eclissati, Mal si paralizzò. Che i suoi amici sappiano qualcosa? No, impossibile. “Te la senti? Possiamo rimandare a domani mattina se-” “Ce la faccio. Non sono debole” lo disse più che altro a se stessa che per rispondere ad Evie.
Quel pezzo di foresta le faceva paura. E Mal non si spaventava facilmente. Era buio, più buio degli altri. Era più inquietante, più cupo. Era più tutto. La figlia di Malefica quasi sentiva gli alberi parlare, quegli alberi alti e spogli. L’unica cosa brutta di quella foresta.
Carlos urlò quando una foglia gli si poggiò sulla spalla e fece sussultare tutti quanti, compresa Mal che finse il sussulto con un bastone che aveva calpestato.
Non c’era un minimo di luce e i tre ragazzi, alle spalle di Mal, parlavano di quanto la foresta fosse inquietante e cose del genere. Mal, invece, camminava a testa bassa, zitta e rinchiusa nei suoi pensieri. La testa cominciava a girarle e a farle male.
“Ragazzi?” chiese alzando la testa di scatto quando non udì più le loro voci. “Ciao, Delusione” era la voce di sua madre. “Hai cominciato? Sappi che non ne fallisco una di prova! Testami quanto vuoi!” urlò al vuoto, sperando che l’anello in qualche modo sentisse. “Ti ricordi quando eri piccola che ti fermasti a raccogliere le mele di quell’uomo? È da lì che ho capito quanto sbagliata fossi. Sei sempre stata debole, insicura e troppo gentile. Proprio come tuo padre” “Sei solo una Delusione. Con la D maiuscola, Mal” la ragazza stava vagando nel vuoto con la voce di sua madre. Poi però, qualcosa la fece inciampare. O qualcuno. Era Evie e alle sue spalle comparsero anche Jay e Carlos. Cominciarono ad indicarla, a ridere di gusto. A ridere di lei. E anche la madre rideva.
“Sei davvero così debole Mal? Avanti, reagisci!” le dicevano tutti in coro, mentre qualcuno le dava dei calci, qualcun altro le diceva debole! Ingenua! Troppo buona!
Lei si chiuse a riccio. Le sue braccia stavano davanti al suo viso e le coprivano le lacrime che scendevano incessantemente. Le gambe erano piegate, i pantaloni strappati a causa della caduta e probabilmente si era sbucciata un ginocchio. Quei calci forse non erano reali, ma facevano male. Tanto male. Mal era esausta. Esausta di quello che l’anello le stava facendo. Esausta della verità. Perché era quella la verità. E la verità faceva male. Faceva male come nient’altro in tutta la sua vita. In lontananza, vide un’altra sagoma. Era la sagoma di un ragazzo, alto e bello. Era Ben. Ne era convinta. Lui le sorrideva e con la bocca le mimò “Sei forte. Più forte di ogni ragazza che abbia mai incontrato. Resisti. Ribellati.”
“BASTA!” urlò disperata.
Una barriera verde si creò intorno a lei.
Quella barriera teneva lontane le persone che le stavano vicine.
Quando la barriera verde intorno a lei esplose, Mal non era più un essere umano. Si sentiva in aria. Letteralmente. Aveva delle ali. Delle ali che appartenevano ad un drago. Perché era quello in cui si era appena trasformata. Aveva sempre sognato di farlo, essere come sua madre, diventare un drago.
Quando tornò umana, era sfinita. Cadde a terra e svenne.
“Mal? Mal? Ragazzi è sveglia!” le faceva male la testa. Era sudata e si sentiva gli occhi pesanti. “Quel posto esercita uno strano potere su di te, Mal. In compenso, hai recuperato l’anello. Te lo abbiamo lasciato sul dito, avevamo paura di quello che poteva fare” la voce era quella di Evie e pian piano cominciò a riconoscere la sua stanza. O per lo meno, quella che era la stanza di Ben una volta.
Mal si sentiva debole e le voci che aveva sentito durante la sua prova le risuonavano nella testa. “Continuavi ad urlare e piangere, poi una strana barriera ti si è creata intorno e ci ha costretto ad allontanarci. Quando è esplosa sei caduta a terra e svenuta” le disse Jay.
La ragazza sentiva uno strano malore al dito, guarda caso proprio il dito che indossava l’anello. Era un anello viola, che luccicava. Quando riuscì a fare due più due, strillò: “TOGLIETEMELO DI DOSSO! RAGAZZI TOGLIETEMI DI DOSSO QUESTO ANELLO!” continuava a stringerle sempre di più e il suo dito stava diventando rosso. “Mal, Mal calmati!” esclamò Evie che le corse incontro per aiutarla. “Voi- voi non lo vedete?” chiese. “Vedere cosa Mal? Forse è meglio che ti riposi ancora un po’.” Le disse con calma Carlos. No, non lo vedevano. Non vedevano il dito di Mal rosso come un pomodoro, non vedevano l’anello che le stringeva fortissimo, non vedevano che pian piano la sua pelle si stava facendo sempre più pallida, e l’anello più luccicante. O forse era Mal che stava impazzendo.
I suoi amici la fecero stendere sul letto e, con calma lei si riaddormentò. Ma non fu un sonno tranquillo, tutto il contrario. Fu pieno di incubi. Incubi che avevano sempre la stessa fine:
Mal morta.

Il bene nel maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora