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Poco dopo il pranzo – dove Mal non aveva toccato niente e Evie la dovette quasi imboccare – arrivò qualcuno al cottage.
Quando Mal sentì quei tre toc toc alla porta ebbe un sussulto improvviso, come se avesse avuto paura della persona dietro la porta, che pensava sua madre. Non se ne accorse nessuno di quel piccolo sussulto, a parte forse Ben, perché le venne vicino prima di andare ad aprire la porta e all’orecchio le sussurrò: “Sta tranquilla, non è tua madre”
Mal guardò Ben passare avanti per andare ad aprire a quell’ospite improvviso, e riuscì a scorgere il suo viso girarsi un’altra volta per guardarla. Gli guardò gli occhi, quegli occhi bellissimi che se fosse stato un disegno avrebbe calcato più volte, come a far capire che erano profondi, come l’animo del ragazzo. In fondo, aveva sentito lì ad Auradon che gli occhi sono lo specchio dell’anima. Poi guardò il naso, e subito dopo passò alle labbra. Quelle labbra che avevano toccato e baciato le sue, quelle labbra che mandavano in tilt Mal, ogni dannata volta.
A distrarla dai suoi pensieri, furono tre persone più vecchie dell’età della madre, forse quanto la Fata Smemorina. Erano due uomini e una donna. Il primo uomo, era altissimo con i capelli che gli arrivavano alle spalle di un nero intenso. Gli occhi erano anch’essi neri come il carbone. Indossava dei jeans neri e una maglietta semplice, nera e rossa. Aveva anche un braccialetto nero e rosso. Il secondo uomo invece era più basso con i capelli corti e ricci di colore marrone scuro. I suoi occhi erano castani ma più chiari dei capelli. Era vestito con dei jeans anche lui, ma erano blu e sulla maglietta grigia aveva scritto “Ready or not, here I come” – inquietante come frase, pensò Mal –. La donna invece, era mediamente alta, anche se più alta del secondo uomo. I suoi capelli erano di un biondo intenso e le arrivavano al sedere. Avevano quelle sfumature arcobaleno in certi punti che a Mal piacevano e gli occhi erano particolari. Uno di un colore diverso. Ne aveva uno verde chiarissimo, come quelli di Mal e un altro azzurro, come quelli di Jane. Aveva dei jeans neri strappati alle ginocchia e una maglietta sulle sfumature viola.
Si accorse solo dopo che avevano uno zaino, dove riuscì a scorgere una specie di frusta o qualcosa come per intrappolare qualcuno e fargli del male.
“Non lo hai detto a Mal, vero?” sentì la Fata sussurrare a Ben. Detto cosa? Il ragazzo scosse la testa, segno di no. Cosa le doveva dire? Mal vide tutti che salutavano le tre persone, come se le conoscessero e i suoi amici anche, avevano quello sguardo in faccia che significava che sapevano qualcosa. Perché lei invece, era stata tenuta all’oscuro di tutto?
“Siamo contenti che siate venuti. Dovete aiutare questi ragazzi” disse la Fata indicando i quattro cattivi. Poi lì sentì presentarsi. “Io sono Jack, lui è Connor e lei Elena” senza motivo il suo cuore cominciò a battere forte, talmente forte che Mal ebbe paura che gli altri potessero sentirlo o addirittura che potesse schizzarle fuori dal petto. Quando le si presentarono, ebbe modo di guardarli meglio, con più disgusto. Cambiò subito sguardo, involontariamente le cadde su Ben. “Che ci fanno loro qui?” domandò con serio disgusto nel tono di voce. “Sono qui per aiutarvi e insegnarvi i poteri degli anelli appena entreranno in vostro possesso” rispose con voce calma la Fata. “Non ho bisogno di aiuto, tanto meno da loro. Io so cavarmela benissimo da sola” replicò la figlia di Malefica. Si accorse che nemmeno loro erano stati avvisati, a giudicare dai loro sguardi. “Scusate ma… che sta succedendo? Ci conosciamo?” chiese Connor. “Perché l’ultima volta te la sei cavata benissimo mi sembra!” esclamò Jay, con tono di rimprovero. “So badare a me stessa, Jay.” Disse ancora la ragazza. “Sì, se avessi saputo badare a te stessa, non avremmo dovuto portarti qui e cercato praticamente di rianimarti!” fece Carlos. “Okay, basta voi. Saprai anche badare a te stessa, Mal. Ma di sicuro non con quell’anello tra le mani. Smettila di rifiutare aiuto, quando sei quella che ne ha più bisogno” si intromise Evie. “Vorrei ancora capire cosa sta succedendo” sottolineò Jack. “Mi scuso se non ve ne ho parlato e vi ho detto solo di vostra sorella, ma vi sareste rifiutati e abbiamo bisogno d’aiuto. Mal? Perché non ti presenti?” spiegò la Fata Smemorina. “Volete sapere chi sono? Provate a ripercorrere il vostro passato con l’unica persona della famiglia che non è qui!” esclamò Mal con aria strafottente.
Gli sguardi dei tre si fecero più seri. “Tu sei-? Come-?” fece Elena. “Certo che ci saremmo rifiutati! Lei è un-” iniziò a dire Jack. “Mostro? Come le è mia madre? Sono contenta che lo pensiate! Quando invece i mostri qui siete solo voi! Avreste dovuto proteggerla! Avreste dovuto aiutarla a controllare i suoi poteri, proteggerla da tutti quelli che non capivano! Eravate suoi fratelli!” strillò Mal. I suoi occhi si fecero di un verde ancora più intenso, segno che si stava innervosendo. Ben le mise una mano sulla spalla e le disse di calmarsi. “Sì. Si è mostri quando si uccidono i tuoi genitori a sangue freddo!” esclamò sempre Jack. “Non li ha uccisi a sangue freddo! Era spaventata, non sapeva cosa fare e voi, dopo che ha fatto quello che ha fatto, per puro errore e spavento, le avete voltato le spalle! È tutta colpa vostra! Solo colpa vostra! È colpa vostra se mia madre è diventata il mostro dal cuore di pietra che è adesso! È colpa vostra se mia madre ha maledetto una neonata solo perché non era stata invitata al suo battesimo, colpa vostra se sono cresciuta su quella maledettissima Isola del cavolo con una madre a cui nemmeno importa se la figlia muore!” sentiva gli occhi bruciare, le lacrime che spingevano per uscire, il cuore che batteva fortissimo. I suoi occhi si facevano sempre più verdi. “Volete sapere per colpa vostra le uniche cose che mia madre ama? Il suo cavolo di corvo idiota, il suo scettro magico e la magia nera!” sentiva che le lacrime stavano per uscire, quindi scappò via nella Foresta.
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“Ragazzi, so che volete andare dalla vostra amica, ma è imperativo che vi alleniate ad usare quegli anelli. Andrà Ben” disse la Fata.
Mal era vicino al lago, con le braccia che circondavano le sue gambe e la testa sulle ginocchia. Le si sedette vicino e lei non alzò nemmeno la testa per riconoscere chi fosse, forse perché sapeva che era Ben. “Hai ragione sai? I mostri sono stati loro, a voltare le spalle a tua madre, a voltarle a te. Ma erano spaventati, proprio come tua madre. In modo diverso hanno reagito allo spavento, perché era uno spavento diverso. Non li sto difendendo, ma la penso così” le disse con tono di voce basso e rassicurante. Ci fu un istante di silenzio, a parte i singhiozzi di Mal. “No, hanno ragione. Siamo io e mia madre i mostri. I buoni non sono mai i cattivi. E i cattivi non sono mai i buoni. Funziona così. Io le ho consegnato gli anelli, io ho rubato la bacchetta per lei. Sono io il mostro.” Disse tra i singhiozzi. Se solo avesse saputo ciò che Ben vedeva in lei. E non vedeva un mostro. Vedeva una ragazza forte e bella, coraggiosa. Una ragazza cresciuta male, a causa dell’educazione – per quanto educazione fosse – che la madre le ha dato. Una ragazza che ha fatto del male per riuscire a compiacere la madre, perché il male è tutto quello che ha sempre conosciuto, non ha mai conosciuto altro se non il male. Non era colpa sua. E Ben lo sapeva. Avrebbe voluto che lo sapesse anche lei. “Forse lo è tua madre per ciò che ha fatto, per ciò che è diventata. Ma tu, tu sei tutt’altro che un mostro, Mal.” Le disse cercando di rassicurarla. A quel punto lei alzò la testa e la poggiò sul petto di Ben, seduto proprio accanto la lei. Lui la strinse forte e le accarezzò i capelli.
Quando Mal si calmò, Ben la convinse a tornare al cottage. “A che serve comunque? Loro non sanno maneggiarlo” rifletté Mal. “Hanno maneggiato gli altri. Il tuo anello contiene i poteri di tutti quanti gli anelli, quindi puoi imparare qualcosina. Dovrai pur sempre cavartela più da sola degli altri, ma sono sicuro che ci riuscirai. Credo in te, Mal”

spazio autrice:
heyyy!
Che ne pensate dei tre fratelli? Vi piacciono o no?
Alla prossima! ;)

Il bene nel maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora