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“Deve pur essere da queste parti, no?” Grimilde stava di nuovo parlando col suo specchio magico, il problema era che ora le rispondeva per davvero. Evie rimase ad origliare per tutta la conversazione tra lo specchio e la madre. “Si, mia signora. Ma credo che sia purtroppo protetto da una magia potente, non posso trovarlo” si giustificò lo specchio. Di cosa stavano parlando? Evie non capiva. “Cerca di superare questa magia allora!” esclamò arrabbiata la Regina Cattiva. Evie non capiva nemmeno perché con la madre lo specchio parlava e con lei no, mostrava solo le cose.
Prima che la madre la vedesse, scappò in camera sua. Doveva scoprire cosa cercava. Doveva saperlo a tutti i costi. Evie era una cattiva, sì. Ma non si era mai sentita come tale, rubacchiava qua e la qualcosa da quando era stata liberata dal suo castello, ma non era mai stata una vera cattiva. Come lo era Mal. Il solo pensare a quel nome, le fece venire i brividi. L’aveva salvata dalla maledizione dello scettro, allora perché la trattava ancora male? Forse quella volta era l’unica in cui Mal aveva mai provato dei sentimenti, forse non ne aveva. Però, a pensarci bene, ora Mal poteva tornarle utile. Lei avrebbe potuto sapere di cosa si trattasse ciò che voleva la madre, ma c’era un piccolo problema. Mal non l’avrebbe mai aiutata. Non senza avere nulla in cambio. Doveva trovare Carlos, l’avrebbe aiutata lui a convincere Mal con qualche cosa. Anche qui c’era un altro problema. Non sapeva dove si trovasse il suo amico.

Sarà stata almeno l’una di notte, quando Evie si alzò dal letto e prese lo specchio magico della madre. “Specchio servo delle mie brame, dove si trova Carlos De Vil in questo reame?” chiese Evie. Lo specchio non mostrò nulla. Che voleva dire? Che era successo a Carlos? Forse era perché non si trovava in questo reame. Forse non era negli Stati Uniti di Auradon. “Specchio servo delle mie brame, dove si trova Carlos De Vil in qualunque reame?” Evie incrociò le dita, sperando che funzionasse. Lo specchio finalmente le mostrò il suo amico, in un appartamento dove c’era sua madre e altri quattro maschi, che stavano litigando. Lui stava seduto sul divano, sbuffava e non era affatto felice. “Dove si trova? In che città?” chiese poi. Stranamente lo specchio rispose. “Londra” LONDRA? Come ci sarebbe andata?
               ***
“Non vuoi capirlo che mi serve, diamine! Adesso uscite a cercarlo e setacciate tutta Londra! Mi serve e basta Gaspare! Potrei far vedere a tutti quanto posso essere più potente di loro con quello!” gridò Crudelia. Era tutto il giorno che litigavano, Carlos non ne poteva più. Salì in camera sua e si buttò sul letto. Sbuffò. Voleva scappare, non tornare più. Forse se non avessero preso la bacchetta al museo, la sua vita sarebbe potuta essere migliore adesso.

Qualcosa ticchettava sulla sua finestra. Carlos si alzò e vide che qualcuno stava tirando dei sassolini alla finestra. Che aveva fatto di male? Quando riuscì a mettere a fuoco lo sguardo, notò una ragazza dai capelli blu notte e gli servì solo quello per riconoscerla. Evie. Aprì la finestra. “Che diamine ci fai qui? Come sei arrivata?” le chiese mentre le allungava una mano per aiutarla a salire. Non era poi tanto alto. “Qualcuno mi ha lasciato il suo progetto di teletrasporto. Ho voluto tentare, altrimenti non sarei stata qui prima di tipo tre giorni” gli disse sorridente. Era il suo secondo progetto tecnico che funzionava. Era felice di averlo regalato ad Evie. “Ho bisogno del tuo aiuto”
Evie gli spiegò tutto. Una cosa forse magica che la madre cercava in continuazione e Evie temeva che potesse essere qualcosa per fare del male. Lei voleva trovarlo prima della madre, ma aveva bisogno forse dell’aiuto di Mal e lui avrebbe dovuto aiutarla a convincere la figlia di Malefica. “Ma magari non è nulla, voglio dire si insomma” balbettò lui. Era terrorizzato dal possibile rincontro di Mal, visto che doveva convincerla a fare qualcosa. Avrebbe potuto mangiarselo. “Oh e dai Carlos! Per favore!”  Evie lo implorò per circa dieci minuti prima di accettare. “Aspetta, hai detto che tua madre cerca qualcosa e temi che sia per fare del male?” chiese Carlos. Evie annuì. “Mia madre anche cerca una cosa che potrebbe farla essere o sembrare più potente degli altri. Sta litigando con Gaspare e Orazio da tutto il giorno per questa cosa. Forse cercano la stessa cosa, o una simile” affermò il ragazzo dai capelli bianchi e neri. Evie gli spiegò che lo specchio aveva detto che era protetto da una qualche forte magia.
“Carlooooooooooos!” bussarono Harry e Jace alla porta della stanza. “Un attimo!” esclamò il ragazzo, prima di nascondere Evie ed andare ad aprire. “Che c’è?” chiese. “Niente, è che ci fa male la testa, non ne possiamo più. Possiamo entrare?” Carlos gli chiuse la porta in faccia. Aveva cose migliori da fare.

Salì su quella moto e si aggrappò ad Evie. “Tranquillo, non sembra, ma la so guidare bene. È turbolento solo il teletrasporto. Pronto per tornare ad Auradon?” gli chiese guardandolo. “Prontissimo” disse lui, senza dubitare.

Il bene nel maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora