Capitolo I - La terra di Thanatos

528 32 15
                                    

Il lucore lunare illuminava pallidamente la chiazza di sangue sulla polvere nera che avevano sollevato i soldati.
Il colonnello tentava di riposare, ma sul deserto era calata l'oscurità. E oscurità, lì, significa gelo. Ancor fino a poche ore prima il sole conflagrava nel cielo, che quel dì pareva un blocco d'azzurro intenso, quasi immobile. Sembrava che non sarebbe mai tramontato.
L'occaso aveva pinto di rosee tinte il firmamento. Alcune nubi, diafane come macchie di latte, si posavano timidamente su plaghe incerte di cielo, foriere del freddo notturno ma ancora estuose della stella nostra, in un'esitante smorfia che si spense all'apparir soave di Venere, smagliante d'un candore pressoché olezzante, come fosse tra le prime rose che sbocciano al giunger della primavera. Poi si vide il Piccolo Carro, il Triangolo Estivo, Orione, la cui cintura dilaniava di luce la volta, Cassiopea e il Drago, che nulla sarebbe stato a petto del male che infermava il pianeta.
La lotta fu dura, cruenta quasi Marte l'avesse gradita, godendo dietro sericee quinte, innanzi allo spettacolo sanguineo che si proiettava per aere e terra. I cinesi erano stati sbaragliati, e mi duol riportare ogni imprecazione che disserrarono le labbra unte di sangue dei miei commilitoni, mentre io, che soldato non mi ritengo, ostentavo un'azzardata traduzione d'un pezzo di cera, tenendo lungi da me quelle demoniache provette.
Ma or non ardisco dir troppo, ché da favellar avremo assai.
Il colonnello Amaldi mi rimbrottò con tono amaro e imperioso:«Razza d'idiota, niente di nuovo su quel coso?». «No, colonnello», dissi, ascondendo il velame di timore -il qual prima mi faceva tremare- che quell'uomo incuteva, «si tratta d'un sistema linguistico alquanto criptico, nonostante che la disposizione delle parole faccia pensare ad una qualche lingua sintetica. Non ho trovato tracce di particelle proclitiche. Questo indica, dunque, a patto che vi sia un siffatto sistema cataforico o anaforico, che, quasi sul modello della legge di Tobler-Mussafia, a questa civiltà non erano graditi atoni lacerti di parole dinanzi ad altre. Ribadisco però ch'è ancor tutto da vedere, poiché m'è necessario individuare una struttura frasale».
«Chiaro. Ora va' via», poi, mentre m'incamminavo verso la coltrice offertami gentilmente da Leonardo, un uomo della squadra coinvolto nell'operazione, sentii un mormorio palesemente rivolto a me. Mi pareva dicesse:«Questo morirà all'istante, da quando i linguisti fanno la guerra...», cui poscia seguì un sogghigno tagliente. Certamente non bramavo di guerreggiar al loro fianco, ma «se lo faccio, lo faccio pel bene della patria mia e dell'umanità intera», pensavo.
M'accinsi adunque a chiuder le dolci finestre che fan retaggio dei colori, mentre brividi d'un freddo glaciale attraversavano, e tuttora attraversano, ogni parte del mio corpo. «La pistola è lì, giusto?», mi ricordò qualche angolo della mia mente stanca, «sì, è lì, sta' tranquillo!». Quell'arma era tutto ciò che possedevo per difendermi, non soltanto dai nemici, ma, forse, anche da coloro che si fingevano amici.
Quella notte, nel mio sacco a pelo, stentavo a prender sonno. I proiettili. Le cuoia smembrate. Il sangue che ne prorompeva. Le grida quasi femminee dei soldati che perivano valorosamente. L'assenza di pietà. «Risparmiami, te ne prego, risparmiami!», pregava al colonnello un giovanotto dell'altro esercito, afferrandone i ginocchi, siccome facevano i supplici, poi lo sparo, il colpo dritto al capo. Quale redenzione per quell'uomo innocente? Quale? «La morte», mi tuonò ex abrupto nella mente. Non ne potevo più. Dovevo addormentarmi. Sapevo che avrei visto di peggio.
Mi lasciai così andare al morbido abbraccio di Morfeo, immergendomi nel suo mondo.
Ero sicuro che fosse proprio quello dell'onirico dio? Quel che vidi mi pareva la terra di Thanatos; nulla, come la vita del soldato, fu risparmiato: tutto moriva in preda alle fiamme, che comunque, in un qualche modo, sì, son luce, magari luce d'un dio diverso.

La Via Lattea luceva in alto, avulsa dalle umane vicende, estranea al fuoco che m'incendiava.

BACILLODove le storie prendono vita. Scoprilo ora