Capitolo XXVIII - Sogno

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Membranacee postille. Il mio corpo. Una luce, sempre alla mie spalle. Annego in questo candore. Sono immerso in me stesso. Il mio corpo cola dall'alto, informe, deforme. La mia carne è sotto di me. Capelli sudati, bruni. Occhi marroni. Pelle imperlata. Muscoli qua e là. Io qui. Io lì. Io da questa parte dello specchio. Io dall'altra parte dello specchio. E se fossi io dall'altra parte? Se fossi io uno spettro inconsistente? Mi volto. Sono ancora sopra di me. Io sono ancora sopra di me. Occhi dilatati. Acqua grondante, a questo somiglio, dall'altra parte. Io sono quello? E se io fossi quello? Questo corpo: la riflessione d'un solo specchio. Il mio corpo riflesso in questa sfera speculare. Io sono quello? Dall'altra parte c'è il mio Io reale?

La prima volta che ho visto il mio corpo, la prima volta che ho acquisito consistenza. Quando sono diventato un singolo, chi era di là dallo specchio? Chi? Un altro? Non io? Chi era il riflesso, il dolce fantasma su quegli occhi di madre? Ero io? Un altro? Uno spettro?

Il mio corpo esiste? È un buco? Se la squaglia? Io adoro il mio corpo. Io sono io nel mio corpo. Se non lì, dove altro potrei essere io? Ma il mio corpo è alieno da me? Il mio corpo sono io? Il mio corpo ha un profumo. Il profumo dell'esistenza. La polvere non ha profumo. Questo corpo deformato. Mi guardo in alto, mi fissa. È davanti a me. Siamo l'uno davanti all'altro. Non siamo la stessa cosa? Siamo altri? Questo non sono io? È solo uno spettro senza consistenza? Oppure sono io questo spettro senza consistenza? Un sogno parlante? Io sono uno spettro senza consistenza. Il mio Io di là dallo specchio è uno spettro senza consistenza. Io sono un Io rifrazione di specchi d'esistenza differenti. Io sono uno spettro tra gli spettri. Anche tu sei uno spettro?

Illusione. Essere in ballo. Essere in gioco. Ci moviamo come spettri in questa realtà fantasmatica. Siamo certi d'essere qualcuno. «Io sono io», diciamo. Anche quello di là dallo specchio sono io. Quindi, chi sono io? Quel corpo è il mio Io? Questo corpo è il mio Io? Nessuno dei due è il mio Io? Nessun Io?

Questa luce dietro di me, senza fonte. Questa luce dietro di me buca questo e quell'Io. Senza questa luce non c'è Io. Quindi siamo ombre? Siamo illusi? Esistiamo?

Continuo a fissarmi, mentre il mio corpo invade questa superficie speculare. Quello è il mio volto? Questo è il mio volto? Quello è il volto che mille altri spettri vedono? Io vedo mille volti, ma non vedo il mio quando sono con gli altri. Sono forse gli altri il mio specchio? Specchi d'uno spettro? Il mio riflesso sui loro occhi? La luce si riflette e si rifrange. Gli altri uomini sono rifrazioni di loro stessi, mai riflessi. Spettri di spettri. Spettri amorfi e polimorfi. Giochi d'illusioni. Miraggi incantevoli. Il mio Io rifratto e gli spettri. Il mio riflesso ed io. Io? Proprio io? Sono lacerato dal mio medesimo corpo. Io non sono il mio corpo. Il mio corpo è uno spettro rifratto finanche a me stesso. Ma quindi chi sono io?

Il mondo attorno a me. Questo mondo possiede un corpo. La carne del mondo è la mia carne. La mia carne è la carne del mondo. Sono io a guardare il mondo? Sono io a contemplare un simile spettacolo? È il mondo a guardare me? È il mondo a guardare il mio spettro? Ci guardiamo vicendevolmente?

Il mondo: miraggio d'un Tartaro di là dall'orizzonte? Caligine senza carne?

Mi volto a destra. Continuo a colare da quei margini senza definizione. Questo corpo è stato levigato dagli spettri che lo circondavano. Ormai è uno spettro anch'esso. Ormai è suscettibile d'essere riconosciuto e confuso. Il mio corpo desidera gli altri spettri? Il mio corpo desidera il desiderio degli altri spettri?
Il mio spettro affanna. Affanna tra gli spettri. Corre da uno spettro all'altro. Che cosa vuole? Che cosa vogliono?

Ma io? Questo Io c'è? Che cosa voglio io? Voglio il mio spettro? Voglio gli altri spettri? Il mio spettro rifratto, rifranto a me stesso, inesorabilmente in frantumi, spaccato. Io dinanzi al mio Io. Io in rapporto col mio Io. Io -ci sono?-, il mio Io rifratto, il mio spettro, lo spettro rifratto, i miei spettri rifratti. Per me stesso? Per gli altri? Sono anch'io un incantevole miraggio? Quei capelli sudati, bruni. Quegli occhi marroni. Sono io? Appartengono a qualcun altro? Io non appartengo a me stesso? Questo spettro appartiene a me?

Capelli. Occhi. Labbra. Ossa. Stomaco. Fegato. Polmoni. Intestini. Cerebro. Cuore. Fallo. Sono cose diverse. Sono cose diverse? Ma sono anch'io. Sono anch'io? Mi appartengono? Vivono per sé. Che cos'è questo spettro? Un coacervo di vite diverse? Dov'è, allora, la mia? In una di esse? In nessuna? È un paio di nervi il mio Io?

Sono un singolo? Sono un mostro di mostri? Il mio corpo. Questo spettro mi guarda. Ci compiacciamo. Ci guardiamo l'un l'altro. Eppure esso esiste da qualche parte, ma io?

Questa luce deve spegnersi. Voglio che l'illusione cessi.

La luce non può spegnersi. Nessuno di noi può cogliere questa luce. Ma questa luce è anch'essa uno spettro? Questa luce sono io? Oppure non sono io? Questa luce è la consistenza di questo mondo, il miraggio dei miraggi. Che cosa sarebbe un mondo senza luce? Un nulla, non sarebbe nemmeno un mondo, perché una simile condizione estinguerebbe ogni certezza. Allora io ho bisogno che questa luce si spenga?

Un mondo rovesciato. Ecco che cosa vedo di là dallo specchio. È il mio mondo ad essere rovesciato? È quello il mondo reale? Sono due sogni che si carezzano?

Spettri tra gli spettri. Non riusciamo mai a toccarci. Rimaniamo velati a tutto, a tutti. Annaspiamo. Alla ricerca di che cosa? Sappiamo che cosa vogliamo? Vogliamo noi stessi? Vogliamo gli altri?

Mi sta guardando. Le nostre labbra potrebbero consumarsi in un bacio. Potremmo fonderci. In che cosa? In un Io? In un altro vetro infranto? Ma dove? Da questa parte? Da quell'altra? Su questo margine colante? Su quel margine colante? In un sogno?

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