Capitolo IX - Vendetta

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Ancor tremante riposi la mia roba nello zaino, così come fecero tutti gli altri. Il colonnello, sebbene visibilmente adirato, conservò il fucile e, dopo ch'ebbe richiuso la cerniera, senza dare ordini, senza proferir parola, lanciò uno sguardo focoso a tutti noi, rimettendosi in marcia.
Era chiaro che dovevamo continuare. Risalimmo quel sentiero, lo stesso in cui avevamo riposato quella notte, ormai ci rimaneva poco più d'un giorno di viaggio. Baotou ci attendeva dall'altra parte della montagna.
Non mi cape come soltanto per quella tavoletta non mi avesse ucciso. Doveva avere un certo valore. Che cosa aveva intenzione di farne?

Poi tali pensieri furono nuovamente sopraffatti dalla paura: ricordavo il fucile che stringeva il mio capo in quella mortifera morsa e, poi, lo sparo, lo stesso che avrebbe facilmente potuto ammazzarmi, ridurmi in esanimi carni, com'era successo all'ormai defunto Ronald.
Non sapevo nulla di quell'uomo. Chissà, forse come Leonardo anche lui possedeva una famiglia. Una moglie. Un figlio. Qualcuno che immemore della sua morte un giorno dovrà piangerlo. E se fossero morti? Se quegli uomini combattessero col colonnello per vendicarsi di quell'infernale batterio? Se la bella donna, oppure, ancor peggio, il figlioletto, fossero ambedue stati uccisi? Se fossero stati ridotti alla stessa condizione di Ronald? Se anch'essi avessero vomitato sangue per poi disidratarsi?
Oh, basta. Basta, mia mente malata. Non posso pensare simili crudeltà. Non posso. Non posso perché non sarei in grado di capire. In fondo, chi mai mi ha amato? Chi mai mi ha dato un abbraccio? Un bacio, che fosse sincero? Chi mai mi ha dimostrato la propria umanità? Ma che cosa significa umanità? Non sono più sicuro che possa esistere. Il colonnello che uccide senza pietà, tutti noi lì per uno scopo più grande di noi, incoscienti. E poi il sangue, quanto ne avevo visto. Basta! Non potevo più farcela. Non volevo più farcela. Ma non volevo neanche arrendermi. Chi mi avrebbe ricordato se fossi morto, se avessi abbandonato tutto? Non potevo. Non volevo.
I miei genitori. Mia madre. Morta da troppo tempo, ormai. Mio padre. Morto. Perché? Ma certo, il batterio. Maledetto. Maledetto batterio. Salveremo noi e chi ancora può farcela. Ce la faremo.
La mia ragazza. Mi ha abbandonato. E poi è morta, a Parigi. Ormai l'Europa è un cimitero. Per il batterio. Non lo meritava. Maledetto. Maledetto batterio. Salveremo noi e chi ancora può farcela. Ce la faremo.
Mia sorella. Era soltanto una bambina, il sette aprile di quell'anno avrebbe compiuto undici anni. Dopo la morte dei miei genitori, e in seguito alla mia assenza, fu affidata ad un tutore. Morta. Il contagio è stato imminente. Uccisa. Anche lei. Anche lei ha vomitato quel sangue. No. No. No. Il batterio. Maledetto. Maledetto batterio. Salveremo noi e chi ancora può farcela. Ce la faremo.
Non posso più permettere tutto ciò. Perché io sopravvivrò.

Appena giunti a Baotou troveremo la cura, così potremo salvare l'umanità. Sì, potremo farcela. Io ci credo. Ci credevo.
Scoppiai in un pianto sommesso, forse era il quinto tramonto che tingeva di rosa il cielo. Quel cielo. Quel maledetto cielo, gonfio dello stesso morbo che infermava il mio pianeta, che mi aveva tolto tutto. Lo fermeremo.
Era forse la quinta volta che scorgevo il Piccolo Carro, Orione, la sua cintura, Cassiopea, il Triangolo Estivo. Tutto rimaneva tale. Ma la bellezza e il primigenio stupore stavano sfacendosi.

«Siamo sulla cima del monte. Quelle poche luci che s'intravvedono all'orizzonte sono Baotou», ci disse il colonnello. «Pronti a scendere da questa montagna?». Quell'uomo. Il colonnello. L'odiavo. Dov'era la sua pietà? Perché uccideva? Chi vendicava? Che cosa mi celava? Faci di rabbia mi spingevano a rompere quella tavoletta. La detestavo. Mi aveva condotto fin lì. A morire. Ma ero un debole. Non potevo farlo. Lasciai che una lagrima percorresse lentamente le mie gote rosate, e cadesse, cadesse bagnando quella terra arida.

I miei genitori. Mia sorella. La mia ragazza. Il colonnello. Leonardo. Ronald. David. Gli altri soldati. Erano tutti parte di quel frangente d'eternità, il mio. Tutti avevano vissuto o vivevano con un'idea, un'immagine di me. Ma nessuno aveva veramente vissuto per me. Non potevo accettarlo.

Poi una torre ritagliò la propria sagoma tra le luci del tramonto, tre figure simili a cavalli imbizzarriti erano pietrificate sulla vetta di quell'edificio. Ma non erano cavalli, eran cervi. Più tardi infatti appresi che Baotou altro non significa che città del cervo. Ma non mi sarei stupito se al posto dei tre cervi vi fosse stato un grosso, maledetto batterio.

C'incamminammo ancora. Con le debite attenzioni eravamo pronti a scendere, e riprendere la strada del deserto, la via della Morte.

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