«Cosa? Un'altra volta?» mi alzo dalla scrivania e mi dirigo nella piccola stanza affollata, furiosa.
«È già la terza volta, questa settimana. Dovremmo chiamare un tecnico, oppure sarebbe meglio cambiarla definitivamente.»
«Ma funziona anc-» lancio un'occhiataccia a Fusako, la quale si zittisce subito.
Ormai, da quando la stampante fa i capricci, ho avuto l'onore di essere l'unica in grado di farla funzionare. Qualche colpetto, un controllo ai toner ed ai cavi, ed è fatto.
Ovviamente tutti i miei colleghi giapponesi si sorprendono per la minima cosa, quindi ogni volta esclamano un "Oh!" e ritornano a fare il loro lavoro com'è giusto che sia.
Come da copione guardo la macchina malefica con un'aria di sfida, mi avvicino e la colpisco sul lato, come faccio di solito.
Niente, non riparte.
Fusako, accanto a me, sembra sorpresa, ma so che tutti quanti attorno a me stanno trattenendo il fiato per sapere chi l'avrà vinta questa volta.«Cavolo!» esclamo, furiosa, meritandomi alcune occhiatacce da un gruppo di passanti.
Alle cinque e cinquanta, come al solito, pensavo di aver finito il lavoro, invece no. Penso si tratti della vendetta della stampante, o comunque qualche sorta di maledizione: oggi mi sta andando tutto storto. Infatti, non appena ho messo piede fuori dall'ufficio, gli addetti dei macchinari sono arrivati, nelle loro tutine semi-aderenti blu, a cambiare la stampante e facendomi perdere un'ora e ventisei minuti e le offerte al convenience store. Meraviglioso, davvero. Potrei giurare che la stampante mi fissasse ancora dal retro del furgoncino.
Comunque, penso mangerò fuori un'altra volta. La mia coinquilina, Sophia, australiana, starà sicuramente facendo lezione in università, quindi non ho vincoli per questa sera.
Verso le otto e un quarto mi avvio verso casa, katsudon nello stomaco, e ancora i postumi della maledizione della stampante addosso.
Sorprendentemente, quando apro la porta di casa, noto che le scarpe della mia coinquilina sono sistemate nel genkan al posto delle sue ciabatte.
«Sophia? Sono a casa.»
Quella subito mi corre incontro, il volto bagnato dalle lacrime, una smorfia dolorante al posto del suo solito sorriso.
«Uh, che succede?» chiedo. So solo che questa giornata non mi ha riservato niente di bello, quindi non posso di certo sperare in una buona notizia.
«He... He left me! We broke up! That dickhead! I hate him!»
Guardo dritto di fronte a me, impassibile, un punto a caso sulla parete, anche se nella mia testa vorrei dirle di spostarsi dalla mia spalla per andare a sistemare la mia borsa nella mia stanza.
«Povera. Passerà. Ora però fai passare me, sì? Ecco.» la scanso e mi fiondo nell'altra stanza.
«Blind date!» esclama.
«Ti hanno sentito anche a Ikebukuro, a quaranta minuti da qui. Abbassa la voce.»
«Andiamo ad un appuntamento al buio, ultimamente vanno così di moda!» nonostante ci metta tutto l'impegno possibile, il suo accento australiano prevale sempre su tutto.
«Certo, poi mangiamo una crêpes insieme guardando i Sakura, anche se siamo a ottobre. Ottima idea, ci sto.» sarcastica fino al midollo, e il suo sorriso si spegne. Ma solo per pochi secondi.
«Guarda.» mi allunga il suo portatile, alcuni chicchi di riso sono sparsi sulla tastiera, segno che non ha ancora imparato a mangiarlo con le bacchette, pazienza.
Sullo schermo sono indicati una serie di profili, le foto sono assenti. È possibile vedere l'età, il sesso, e alcune note scritte da quella persona.
«Questo sito è sicuro al 100%, e se non ci credi puoi anche messaggiare con il profilo dell'interessato. Potete mettervi d'accordo sul giorno e data. Amazing!»
«Hai mai pensato di pulire lo schermo? C'è un moscerino lì, in alto a destra.»
«Esistono, tra l'altro, dei posti appositi per questi appuntamenti al buio. Ognuno ha un ingresso diverso per non far sapere la propria identità e ti basta dire il tuo nome per essere portato nella stanza del tuo partner. I'll give it a try. Look.»
Alzo gli occhi al cielo e borbotto di avere sonno, ma Sophia non mi ascolta.
Clicca su "Crea un nuovo profilo", e ne crea uno che corrisponde alla mia descrizione.
La fermo prima che possa salvarlo.
«What?» chiede, notando che la mia mano è immobile sulla sua.
«Non è vero che odio le persone, solo che molte mi danno fastidio.»
«Whatever.»
Ed eccolo lì, piccolo avatar di una ragazza universale in versione Chibi, informazioni personali eccetera.
«Prova a cercare il tuo tipo ideale! C'mon! Io farò lo stesso, ma dal mio telefono! Telephone!»
«Vado a dormire.»Non posso fare a meno di ricordare una stampante, nel mio sogno, e forse anche qualche tuta semi-aderente blu.
Quando mi sveglio, la mattina seguente, il portatile di Sophia è nella mia stanza, acceso, e sull'icona delle notifiche è apparso un puntino blu.
"Someone is interested in you."
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Blind Date // Kim Namjoon
FanfictionKim Namjoon, perché mi fai tutto questo? [#1 in namjoon 🎉]