Capitolo 25.

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«Sunbae.»
Si gira, ancora con il bicchiere in mano, e mi fa segno di parlare.
«Perché mi stai offrendo da bere?» chiedo con un tono vergognosamente informale.
Ammetto di aver già bevuto una quantità ammirevole di soju, ma mi è stato detto che è maleducazione rifiutarsi di bere quando un superiore ti riempie il bicchiere.
«Stiamo festeggiando» dice sollevando l'ennesima bottiglia che, con sorpresa, è vuota. «Oggi hai avuto il tuo primo stipendio.»
«Giusto» mi fermo a pensare con lo sguardo perso nel vuoto.
«Ma non dovrei essere io a offrire da bere?»
«Chi ha detto che avrei offerto io?»
Si mette a ridere, ma non è una risata cattiva o presuntuosa anzi, sembra quasi che si stia divertendo sul serio.
Appoggio la testa sul tavolo e inizio a piagnucolare.
«Devo pagare l'affitto, comprare gli altri mobili, fare la spesa, caricare la tessera dei mezzi, una nuova scheda telefonica.»
Nella mia testa risplende l'immagine del mio conto bancario che, velocemente, si dimezza.
«Sto scherzando» alza il braccio e chiama la cameriera. «Pago io.»

Mi sveglio di colpo con un forte mal di testa e un mal di stomaco lancinante.

Dove sono?

Accanto a me c'è qualcuno, ma sono troppo frastornata per capire chi.
Blocco un conato di vomito mettendo una mano davanti alla bocca.
«No, non farlo qui!»
Anche la voce arriva offuscata, e le parole ci mettono un po' a prendere forma nella mia mente.
Vengo sollevata come un sacco di patate e portata in bagno con qualche difficoltà, aggiungendo che le mie gambe stanche e scoordinate non stanno in piedi da sole.
Mi chino sulla tavola del gabinetto e lascio uscire tutto, ma proprio tutto. Mentre sono qui, con gli occhi chiusi e pieni di lacrime, rivedo le immagini della sera precedente.

Quando mi sembra che sia tutto finito, con gli occhi lucidi e la gola dolorante, alzo la testa, ansimando, alla ricerca della persona che mi ha portato qui.
«Kim Soohyuk-ssi?» chiedo con la poca voce che mi è rimasta.
«Non esattamente.»
Mi lancia un asciugamano e mi toglie i capelli dalla fronte sudaticcia.
«Lavati. Puzzi da morire.»

Esco dal bagno, una decina di minuti più tardi, facendo il più lentamente possibile.
Non posso crederci che con tutte le persone, proprio a casa sua dovevo finire.
Mi passo le mani sul viso un'ultima volta, ripetendomi di stare calma, e attraverso il corridoio.

Yoongi mi sta aspettando, steso sul divano, e tiene gli occhi chiusi.
«Mi dispiace per il disturbo, ma non so neanche come ci sono arrivata qui.»
Apre gli occhi e alza un sopracciglio, poi si gira su un fianco, come se stesse ignorando la mia domanda.
«Soohyuk-ah ed io eravamo compagni di classe» spiega.
«Avrebbe potuto portarmi a casa mia, sa dove abito!»
Sospira, esasperato, e finalmente si mette seduto.
«Eravate entrambi senza auto, lontani chilometri da casa tua, mentre casa mia era praticamente dietro l'angolo. Cosa pensi che abbia pensato, come prima opzione?, farsi dieci chilometri con una ragazza in stato vegetativo sulla schiena?»
Le domande mi muoiono in gola, mi mordo il labbro e distolgo lo sguardo.
Mi sento estremamente in imbarazzo, soprattutto perché è il mio eterno ultimate bias che me lo sta dicendo.

«Se posso farmi perdonare in qualche modo-» vengo subito interrotta.
«Potresti iniziare dalle lenzuola del letto. Ci hai dormito sopra con quei vestiti che sono stati chissà dove.»
Annuisco, è il minimo che possa fare.
«Però prima...» si alza e tira fuori dalla tasca una piccola bottiglia di plastica. «Bevi, ti farà passare la sbornia.»
Lo guardo con occhi lucidi, sentendomi umiliante e impotente.
«Ah, coraggio, stavo scherzando! Non devi cambiarmi le lenzuola! Yah! Lo farò io, capito?! Io!»
Cerca di consolarmi, vedendo che non riesco a trattenere le lacrime dal cadere sulle guance.

«Sei qui!»
Ci giriamo entrambi verso l'entrata, colti di sorpresa.
Namjoon non pensa nemmeno a togliersi le scarpe, viene verso di me e mi prende per un polso trascinandomi via.

Mentre guida verso casa sua, o forse verso casa mia, una canzone di IU risuona nel veicolo.
Ogni tanto sembra stia per parlare, ma puntualmente riporta entrambe le mani sul volante e stringe le labbra.
Non capisco cosa gli stia passando per la mente, ma non penso siano cose molto positive.

«Il soju è così» dice non appena parcheggia davanti a casa mia. «Ne bevi dieci bicchieri, e ti sembra di essere ancora al secondo.»
Ascolto silenziosamente senza azzardarmi a parlare.
Mi accorgo ora di stare ancora indossando i vestiti di Yoongi, ma forse non è il momento più adatto per riflettere su questa cosa.
Fa scattare le serrature delle portiere e si sporge per aprire la mia.
«Vai, e sta' attenta la prossima volta.»
Mi slaccio la cintura e faccio per scendere, ma ricomincia a parlare.
«Anzi, fai in modo che non ci sia una prossima volta.»
Annuisco.
«No, la prossima volta ubriacati con me, non con qualcun altro.»
«Sì, adesso vado.»

🎵          🎵          🎵

Ehilà!
Sentivo l'estremo bisogno di far intervenire Yoongi in questa storia, almeno una volta. (Insomma, stiamo parlando del mio bias *sviene*)
Qual è il vostro bias?

Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Grazie per aver letto e alla prossima!

Blind Date // Kim NamjoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora