Capitolo Tre.

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Come ogni altro giorno della settimana, io odio il lunedì. E, nonostante il lavoro mi tenga occupata per tutta la giornata, continuo a pensare allo strano tizio della chat su quel sito di appuntamenti al buio.
So che non dovrei pensarci troppo, insomma, potrebbe essere un pervertito o un maniaco alla ricerca di una ragazza instabile con cui giocare, ma proprio non ci riesco.
È passata più di una settimana da quell'ultimo messaggio inviato da lui. Il portatile è rimasto spento per tutto questo tempo, ed io non ho avuto il coraggio neanche di guardarlo.
I miei sospetti sono cresciuti quando domenica sera Sophia è tornata a casa con una mano rossa da schiaffo e i capelli scompigliati. Non credo che l'appuntamento sia andato bene.
Fusako non si è fatta vedere molto in giro ultimamente. Fino ad una settimana fa scodinzolava per gli uffici a distribuire caffè ai colleghi, parlando del tempo e di cucina, ma in questi ultimi giorni sembra non volere staccarsi dalla sua scrivania.

Alle cinque e cinquanta, prima di uscire dall'ufficio, passo davanti alla stanza nella quale lavora Fusako.
È giovane, avrà circa la mia età, ma a vederla sembra di più una ragazzina del liceo. Non è in confidenza con nessuno, qui, ma mi è sembrato di capire che è fidanzata da qualche anno con un professore universitario.
Busso un paio di volte, prima di abbassare leggermente la maniglia.
«Posso entrare?»
«Sì.»
La ragazza sorride, ma metà dei suoi capelli sono rivolti sul suo volto, rendendo difficile l'impresa di guardarle bene il viso. Un'aura viola sembra circondarla, quindi chiedo la fatidica domanda.
«Va tutto bene?»

Io e Fusako arriviamo a casa mia in meno di venti minuti. Non ho mai invitato nessuno qui, spero almeno che Sophia non abbia rovesciato di nuovo la zuppa di miso su tutto il piano cottura.
«Ah, permesso.» dice dopo essersi tolta le scarpe all'ingresso.
«Sì, vieni.»
Mi segue fino alla mia stanza, dove apro il portatile e carico una pagina Google. Non so come io sia finita in una situazione così assurda, so solo che a Fusako l'idea dell'appuntamento al buio è piaciuta più di un goukon ad una studentessa del liceo.
Apparentemente, lei ed il suo amante si sono lasciati a casa del suo trasferimento all'estero che lei, ovviamente, non avrebbe potuto sostenere.
Quando la pagina del sito si carica, noto quel fastidioso puntino blu sull'icona delle notifiche, ma faccio finta di niente. Spiego alla collega come funziona e lei prende appunti, scrivendo sulle note del suo telefono il nome del sito. Aggiungo alla spiegazione anche alcune informazioni datemi da Sophia e dopo una tazza di tè la ragazza si dilegua dietro alla porta di casa.
Non posso fare a meno di sospirare dopo una giornata del genere. Essere gentile mi rende solo più stanca.
Infastidita dal puntino blu, vado a controllare, quasi decisa a far esplodere l'icona delle notifiche.
"Due messaggi non letti!"
Deglutisco e apro la chat. Sento una punta d'ansia crescere dentro di me, e la mia mano trema leggermente.

"Ho detto qualcosa di sbagliato?"
"Scusa, avrei dovuto essere più vago."

Sorrido e scuoto la testa. «Ahh, questi uomini.»
Non che io sia un'esperta nel settore comunque: l'ultimo ragazzo l'ho avuto a diciannove anni, esattamente cinque anni e mezzo fa. Da lì per me non c'è stato altro che lavoro e lavoro, niente di più.
Sospiro per la seconda volta in cinque minuti e metto insieme tutta la mia buona volontà per rispondere allo sconosciuto.

"No, è solo che la tua risposta mi ha fatto pensare."

Stranamente, la sua risposta non arriva nei successivi trenta secondi, e nemmeno nei trenta giorni che seguono.

Blind Date // Kim NamjoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora