Capitolo 6.

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Sulla strada per il mio ufficio si trova una scuola superiore. Ogni mattina prima di andare al lavoro mi fermo a guardare gli alunni che entrano a scuola, spesso mi siedo ad un tavolo di qualche bar e mi godo la scena in silenzio, da sola.
Mi piace ordinare un cappuccino e una fetta di torta al limone, che è la mia preferita.
O almeno, questo era ciò che facevo fino a ieri, fino a quando sono stata convocata nell'ufficio del capo.

«Che vuol dire trasferita?» chiedo a braccia aperte, incredula, davanti al signor Tanaka.
L'uomo si passa un fazzoletto con le sue iniziali sulla fronte e si avvicina alla scrivania con la sedia.
«Mi dispiace.» si scusa e scuote lentamente la testa.
«Ma... Ma andava tutto bene. Signor Tanaka, lei mi ha cresciuta! Non può farmi questo.»
«Tre quarti dei dipendenti sono stati licenziati, ma ho voluto tenerti con me perché conosco la tua situazione.» si scusa di nuovo, il fazzoletto sempre tra le mani.
«Sì, è grazie a lei se ho ottenuto un visto lavorativo per stare qui...»
«Ed è per questo che devi venire con me a Osaka.»
Scuoto la testa e guardo altrove. Considero il signor Tanaka come un padre per me, mi ha cresciuta professionalmente e mi ha insegnato il giapponese quando sono arrivata qui, ma non mi aspettavo che un giorno mi avrebbe chiesto così tanto.
«Mi dispiace, ma non verrò.»

Sei mesi. Sei mesi per trovare qualcun altro che mi garantisca un posto di lavoro stabile. Altrimenti, o dovrò trasferirmi a Osaka dal signor Tanaka, oppure dovrò tornare in Italia dalla mia famiglia.
Cammino tenendo in mano la busta con il mio ultimo stipendio. Sopra c'è la firma del signor Tanaka, il mio nome e un sayonara che nella mia testa viene letto di un tono più triste ogni volta che lo guardo.
Davanti alla porta di casa mia c'è una donna, indossa un cappello da spiaggia con un fiocco azzurro e un vestito chiaro lungo fino alle ginocchia. La riconosco subito, è Fusako. La chiamo e si gira, mentre alle sue spalle spunta anche la figura di Sophia. Entrambe mi guardano tristemente, sembra che abbiano appena finito di parlare di qualcosa di molto spiacevole.
«Fusako.» la chiamo, e corre verso di me. Il rumore dei tacchetti dei suoi sandali riecheggia nel quartiere, alza le braccia e mi stringe forte.
«Vieni con me a Osaka, ti prego.»
Rimango decisamente spiazzata da questo suo atto affettuoso, un abbraccio di questo tipo non si vede tutti i giorni, in Giappone.
Le accarezzo la schiena con movimenti lenti, per farla calmare, e scuoto la testa.
«Non posso, non voglio. Il mio posto è qui.»
«Ma come farai con l'affitto? Sophia prest-» viene interrotta dalla ragazza australiana, che l'afferra per un braccio e la allontana.
«Non gliel'ho ancora detto! Hey
Sono confusa, non capisco cosa stia succedendo, e vorrei riuscire a capire qualcosa. Guardo Sophia e inclino la testa, per poi farle cenno di parlare.
«Forse è meglio se entriamo in casa.»

Ed è così che mi sono ritrovata nella mia stanza mezza vuota, con ancora degli scatoloni da caricare nel taxi. Questa casa è diventata improvvisamente silenziosa e ordinata. Il lavello è pulito e vuoto, non c'è più quella scodella marrone con i pois verdi e non ci sono più i chicchi di riso sparsi sul tatami.
Sophia è tornata in Australia con l'aereo delle dodici e quarantacinque e non tornerà più qui. Mi ha detto di non aspettarla, di affittare la sua stanza a qualcun altro, ma non ho tempo per aspettare che qualcuno si faccia vivo.
Quindi ho cambiato casa, ho venduto la maggior parte dei mobili ad un'agenzia che vende oggetti di seconda mano, accumulando così abbastanza soldi per le prime due rate dell'affitto. Non che io abbia problemi di soldi, ma preferirei che il mio conto in banca non subisse drastici cambiamenti.
Mentre attraverso il salotto mi accorgo di una rivista dimenticata nella scarpiera, una pagina spunta leggermente dall'anta. La tiro fuori e un brivido freddo attraversa il mio corpo.
I Bangtan sulla copertina e, al centro, l'ultima persona che ho incontrato prima che mi accadesse tutta questa serie di sfortunati eventi.
Kim Namjoon, sempre lui.

Blind Date // Kim NamjoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora