Capitolo 29.

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«Hosung-ssi.»
Mi alzo dal gradino sul quale mi sono seduta più di mezz'ora fa e richiamo il ragazzo più volte.
Sembra essersi appena svegliato, infatti si stropiccia gli occhi e sbadiglia.
«Oh, vicina!»
Vado nella sua direzione e gli porgo il caffè che tenevo tra le mani. Ormai il ghiaccio si è sciolto, ma poco importa.

«Fammi entrare, dobbiamo parlare.»

Sorseggia felicemente il suo caffè mentre io, dall'altra parte del tavolo, sto già parlando da più di cinque minuti.
«Mmh» appoggia il bicchiere e si gratta il collo, fingendo un'aria pensierosa.
«In realtà, non avevo l'intenzione di dirlo a qualcuno. Semplicemente, penso sia meglio se prestassi più attenzione.»
Beve un ultimo sorso di caffè, poi lo abbandona definitivamente a lato del tavolo.
«Sei fortunata, non ci sono telecamere di sorveglianza qui intorno» spiega.

Non so cosa pensare, non so se mettermi sulla difensiva o supplicarlo di tenere la bocca chiusa.
Alterna momenti di estrema serietà a momenti di innocenza, il che mi rende ancora più confusa.
Spero solo che quello che dice sia vero: se si dovesse venire a sapere in giro, sarebbe la fine.

«Ora devo andare, ho lezione all'università e sono estremamente in ritardo.»
Mi alzo e guardo l'orologio sul mio polso, poi mi maledico a bassa voce.
«Ah, non riuscirò ad arrivare al lavoro in orario.»
«Ti accompagno io, sono un ottimo autista.»
«Non dovevi andare all'università?»
«Salterò la prima ora, non sarà un problema procurarmi gli appunti.»

Scendo dall'auto e lo ringrazio più volte, nonostante il traffico mattutino non abbia di certo aiutato la mia missione di arrivare in orario.
«Sono di nuovo in debito con te» mi lamento mentre chiudo la portiera.
Scuote la testa e sposta lo sguardo sul cruscotto.
«Non preoccuparti, va bene così.»
Rimango di nuovo confusa dalla sua eccessiva gentilezza e noncuranza. Per quale motivo deve comportarsi così con me? Perché sembra come se avesse già studiato a fondo la mia, la nostra situazione?

«A che ora finisci?»
«Perché me lo chiedi?»
Alza un sopracciglio, poi inizia a guardarmi con insistenza.

«Non c'era bisogno che mi venissi a prendere» mi lamento, di nuovo, e verso del soju al ragazzo di fronte a me. «Avrei potuto benissimo prendere i mezzi.»
«Ci avresti messo un'eternità, come al solito.»
«"Come al solito?" Che fai? Mi controlli?»
Annuisce. «La finestra della mia stanza dà direttamente sulla strada, quindi ti vedo passare tutti i giorni.»
«E sentiamo... Perché sei sempre alla finestra? Se non stai guardando me mentre torno a casa, stai guardando me e il mio ragazzo... Che altro fai? Non dovresti studiare?»
Sospira e si passa entrambe le mani sul volto, come in un gesto disperato.
«Non sono uno stalker, d'accordo? Semplicemente, ho avuto modo di vederti e vedervi diverse volte, quindi ho preso spunto per il romanzo a cui sto lavorando.»
«R-romanzo?»
«Mi sono in qualche modo affezionato alla vostra storia.»

Non riesco a crederci, sono allibita, tanto che rimango con la mano sospesa a mezz'aria, mentre un pezzo di carne che tenevo tra le bacchette cade sul tavolo.

«Fammi capire» inizio. «Stai scrivendo un romanzo su di me e...» abbasso notevolmente il tono di voce. «... Namjoon?»
Annuisce e vedo i suoi occhi accendersi. «Sembra assurdo pensare a come una ragazza normalissima e un ragazzo famoso a livello globale possano stare insieme così, nascondendosi da tutto e da tutti come dei criminali... È da brividi. Sento come se una scarica d'adrenalina mi attraversasse il corpo.»
«Tu sei strano, decisamente.»
Mi alzo dal tavolo e frugo nel portafoglio per lasciare i soldi della cena.
«Nessuno ti ha dato il permesso di parlare della nostra storia così deliberatamente. Non puoi!»
«Oh, ma non userò i vostri nomi, puoi stare tranquilla. Te l'ho detto: sono dalla vostra parte» spiega.
Scuoto la testa. «Non m'interessa-»
Vengo interrotta dalla suoneria del mio telefono, ancora sul tavolo.
La mia mano è più lenta degli occhi di Hosung, che riesce a leggere il nome sul display prima che io riesca a farlo.

«P-pronto?»
Hosung, davanti a me, incrocia le mani sotto al mento e mi guarda con un sorriso trionfante.
«Stai bene? Hai una voce strana.»
«A-ah, sì, va tutto bene. Qualcosa non va?»
«Volevo solo chiamarti.»
Abbasso lo sguardo sul tavolo e mi mordo l'interno della guancia.
Non ci siamo salutati come si deve, probabilmente ci è rimasto male.

«Noona, non finisci la carne?»
Non riesco a rispondere, che l'altra voce dal telefono mi precede.
«"Noona"? Con chi sei?»
Incenerisco il ragazzo di fronte a me con lo sguardo.
«È un amico, stai tranquillo.»
«Ah, siete usciti a mangiare qualcosa?»
«Ci siamo incontrati dopo il lavoro» spiego.
Proprio quando Namjoon sembrava essere meno sospettoso, Hosung riprende a parlare.
«Noona, andiamo, metti via quel telefono» dice in tono meno formale rispetto a come si rivolge a me di solito.
«Ora devo andare.»
«Namjoon-»
«Dormi bene» e chiude la telefonata.

«Io ti uccido.»


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Ehilà!
Finalmente ho finito la maturità! Ora avrò molto più tempo per scrivere hehe 🌝

Il ragazzo nella foto è un membro dei vav (gruppo che seguo oltre ai bts) e penso sia troppo faigo quindi non potevo non farlo partecipare *risata nervosa*

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, grazie per aver letto e alla prossima!

P.S.: avete scaricato BTS WORLD? Io sono letteralmente ossessionata, però sono bloccata al livello 5-1 🙃

Blind Date // Kim NamjoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora