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«So Sally can wait, she knows it’s
too late as we’re walking on by
Her soul slides away, but don’t
look back in anger I heard you
say

So Sally can wait
She knows it’s too late as she’s
walking on by
My soul slides away
But don’t look back in anger
Don’t look back in anger
I heard you say

At least not today».

Gli applausi invadono il locale, e i quattro ragazzi fanno un piccolo inchino. Poi scendono giù dal piccolo palco, per rifugiarsi nel backstage. Ovvero, una vecchia sala che i dipendenti non utilizzano più. «Siamo stati grandi!» Lucien alza un pugno verso il soffitto, in segno di vittoria. Rosie ridacchia, facendo gli occhi dolci e sbattendo le sue bionde ciglia ricoperte da quintali di mascara. «Sì, ma chi ha cantato?» Michael avvolge le spalle della ragazza dai capelli rossi con un braccio, e lei lo scansa. «Dai, Michael» Alyssa si siede accanto a Lucien, guardandolo divertita. Si comporta in modo odioso e arrogante con i suoi amici, lo sa benissimo. Sono gli unici che ha, non può lasciarli andare. Però è il suo carattere, per lei è inevitabile essere così insopportabile.

«Beh, comunque, ragazzi, ho una novità» Michael, il ragazzo dai capelli neri, si schiarisce la voce.

«Sentiamo questa novità, Mickey Mouse»

«Dai, Alyssa, non chiamarmi come il topo!»

«Potete evitare di discutere anche ora? Grazie»

«Scusa, Rosie. Stavo dicendo, prima che Alyssa mi interrompesse, che sta per arrivare un mio amico dal Canada»

Nessuno dice niente. Le espressioni stampate sulle loro facce sono qualcosa del tipo “wow, Michael, una notizia bomba’’. Quest’ultimo ricambia lo sguardo, sbuffando.

Alyssa lo prende per mano. Gesto inaspettato, che lascia tutti di stucco. Lei odia i contatti fisici. «Dai, Mickey Mouse, non fare quella faccia! Cos’ha di speciale il tuo amico?» Michael sembra riprendere vita dopo la frase di Alyssa, e, tutto orgoglioso, sorride. «Si chiama Shawn» Guarda i suoi amici uno ad uno. «E canta».

Lo stupore sulle loro facce è incredibile. Persino Alyssa, in quel momento, mostra le sue emozioni. «È fantastico! Ci serve proprio una voce maschile all’interno del gruppo!» Lucien si alza, e dà un bacio in fronte a Michael, poco più basso di lui. «Lucien, smettila!» dice il moro, ridendo. Sente le guance in fiamme, ha una cotta colossale per lui. Anche Rosie, se è per questo. Tutti hanno una cotta per Lucien. Tranne Alyssa, lei è l’unica che sembra essere immune al fascino del biondo. Rosie pensava fosse lesbica, finché non l’ha vista sbaciucchiarsi con il loro vecchio cantante. Forse è per quello che lei lo ha licenziato.

«Quando arriverà questo Shawn dal Canada?» Alyssa accende una sigaretta, e, aprendo la finestra per evitare di intossicare i suoi amici, fa qualche tiro.

«Penso domani, giusto in tempo per il nostro ultimo concerto della settimana»

«Perfetto, così si farà un’idea di cosa lo aspetta, sempre se riesce ad entrare nella band»

«Cosa dovrebbe aspettarlo? La tua furia?»

Lucien si becca uno schiaffo sulla nuca. «Lo aspetta questo, se è come te» La rossa guarda il biondo, con aria di sfida. Lucien distoglie lo sguardo per primo, con grande soddisfazione di Alyssa.

«Dovresti cercare di essere più gentile con le persone»

«Rosie, non l’hai ancora capito? È il mio carattere, non posso cambiarlo soltanto perché a te non piace»

«Non intendevo-»

«Invece sì, biondina, intendevi proprio quello. Lo sai, se ti sei stufata, dai le dimissioni e te ne vai»

La tensione nella stanza può quasi essere toccata a mani nude. Prima, Rosie e Alyssa erano amiche per la pelle. Finché Alyssa non l’ha trovata addosso al suo ragazzo del momento, Ethan. Ovviamente, ha dato il benservito a entrambi, come migliore amica e come fidanzato.

«Io direi di andare ognuno a casa propria, che ne dite?» Michael afferra la sua giacca di pelle, assieme allo zaino e alla chitarra. Lucien sistema la batteria in un angolo, ovviamente non può portarsela a casa. Rosie, invece, afferra il basso, pitturato di rosa e nero, e esce dalla saletta, senza salutare.

«Alyssa, ti serve un passaggio?» Lucien si passa una mano tra i capelli, mentre porge la domanda. Meglio evitare di farla infuriare ancora. Lei scuote la testa. «No, Lucien, ho la moto, ricordi?» Il biondo annuisce, deluso. Prova qualcosa per lei, ma non lo ammetterebbe neanche sotto tortura.

Michael saluta la ragazza, e, insieme a Lucien, si avviano fuori dal locale, ormai vuoto. Alyssa prende le chiavi dallo zaino, e chiude a chiave la porta del loro “backstage’’. Sospira. Guarda con aria triste il piccolo palco. Riuscirà mai ad essere felice sul serio? Le speranze iniziano ad essere vaghe.

Sale sulla moto. Accende il motore e, dopo essersi allacciata il casco, parte verso casa. Verso l’appartamento dove, ormai, vive solo lei. Non dovrebbe ripensare a quell’orribile giorno mentre è in moto, ma è inevitabile.

Quattro anni prima.
Alyssa e suo fratello Bradley sono seduti nei sedili posteriori dell’auto di suo padre. Lui è alla guida, mentre sua madre è sul sedile del passeggero. «Papà, quanto manca?» Alyssa ha 13 anni, suo fratello ne ha 16. Suo padre la guarda dallo specchietto retrovisore, sorridendo. «Poco, carotina, manca poco» La chiamava sempre carotina. Gli unici autorizzati a farlo erano suo padre, Bradley e Michael, che conosce da sempre. Sua madre, invece, odiava i soprannomi. «Alyssa, non disturbare tuo padre. Sta guidando, non vedi?» La madre la guarda male, e Alyssa sbuffa. «Scusa» Bradley, per farle tornare il sorriso, inizia a giocare con lei a “Obbligo e Verità’’. Adorava quel gioco. Erano diretti a Chicago, per andare in vacanza dai nonni. C’era tanta neve, era quasi Natale. D’improvviso, un tir sbanda, a una velocità assurda, perdendo il controllo. Alyssa sente sua madre urlare, Bradley stringerla a sé... E poi il buio.

Nel tempo di ripercorrere quel giorno, Alyssa è ormai a casa. Entra nell’appartamento vuoto, triste. Decide di farsi una doccia, nonostante debba ancora cenare. Non ha molta fame, quella sera.

Levando i pantaloni, una smorfia di disgusto si forma sul suo viso ricoperto di lentiggini. Le protesi alle gambe, che vanno da poco sopra al ginocchio in giù, le fanno male. Non fisicamente. Sta male nel vederle, perché si sente in colpa. Si sente in colpa nel sapere che soltanto lei è sopravvissuta a quella tragedia, che le ha strappato via la sua famiglia. Le ha portato via Bradley. Sapeva di non essere benvoluta da sua madre, che non l’aveva mai voluta, e lei lo sapeva bene. Ma suo padre e Bradley la amavano tanto. E lei amava loro.

Avrebbe dovuto esserci lei, al loro posto. Lei avrebbe dovuto essere sotto terra a marcire per l’eternità, non i suoi genitori e suo fratello.

Alyssa non parlava mai della sua famiglia. Soltanto Michael, Rosie e Lucien sapevano che non aveva più le gambe. Tutti sapevano che era un’orfana. Tutti, dal primo all’ultimo. Ogni 11 dicembre, le arrivavano centinaia di messaggi da parte dei suoi compagni di scuola, e il giorno dopo tutto torna come prima. Ovvero, lei veniva allontanata e schifata da tutti. Però l’11 dicembre nessuno non provava pietà per lei.

«Fanculo» sussurra, mentre l’acqua bollente le bagna la schiena. «Vaffanculo tutto, vaffanculo, vaffanculo, vaffanculo». Chiude gli occhi.

Bad Reputation || Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora