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Tom pov
Mi stavo rigirando nel letto da ore, nonostante il sonno non riuscivo ad addormentarmi, ormai l'abitudine di dormire con quel corpo minuto, profumato e perfetto, il suo respiro caldo e il solletico dei capelli erano di routine e ora è tutto più difficile, dormire e alzarsi la mattina, senza quel fantastico profumo di caffè, sarebbero state le settimane più difficili di tutta la mia vita.
Mi alzai e guardai l'ora sul telefono, erano le una di notte, a Los Angeles erano le otto di mattina,sbloccai il telefono e chiamai Sophi sperando che ancora non fosse entrata a fare il colloquio, dopo 2 squilli quella dolce voce rispose <Tom,tutto bene?> chiese in tono preoccupato e trafelato <si tranquilla, non riesco a dormire, tu tutto bene? Mi sembri un po' agitata...> chiesi in tono insicuro <n-no tranquillo,sono un po' agitata per il colloquio>balbettò insicura, sorrisi immaginandomela, con i ciuffi ribelli dei capelli biondi che le si posano davanti agli occhi, e le guance arrossate come quando è agitata e non riesce a stare ferma un attimo <andrà benissimo> la rassicurai ridacchiando <oddio ti prego non ridere> rise nervosamente dall'altro capo del telefono <okay,tranquillizzati, ti chiamo dopo, ti amo> le feci più una richiesta che una affermazione, come una supplica <certo, ti amo> e riagganciò la chiamata, tornai a letto sorridendo e mi addormentai come un sasso

Sophi pov
Dovevo richiamare Tom appena uscita da lo colloquio ma adesso avevo altri problemi per la testa.
Scesi dalla macchina, tirai fuori le chiavi di casa e aprii la porta, speravo fosse solo frutto della mia immaginazione ma era la realtà, la realtà che odiavo.
Evidentemente la signora delle pulizie, Cassy, lo aveva fatto entrare. <cosa ci fai qui?> chiesi in tono freddo fissandolo nei suoi occhi verde smeraldo mentre poggiavo le mie cose sul mobile bianco che stava accanto alla porta <come cosa ci faccio qui? È da mesi che non ti fai ne vedere né sentire, e poi all'improvviso ti trovo su un giornale qualunque mentre baci Tom Holland> affermó infuriato e alzandosi di scatto dal divano color crema <e con questo? Ho 18 anni papà e tu non hai il diritto di venire qui a infuriarti per cose così stupide> esclamai in tono calmo, sapevo lo avrebbe fatto andare su tutte le furie, entrai in cucina e presi un bicchiere d'acqua, lo buttai giù in un sorso, sentì i suoi passi avvicinarsi <non sono cose stupide, sei anche mia figlia è ovvio che mi preoccupo per te>disse abbassando il tono di voce, allargando le braccia <e poi ribadisco, perché non ti sei più fatta né sentire ne vedere?> rialzò gli occhi guardandomi con quello sguardo freddo e autoritario che tanto odiavo <perché io sono la figlia e tu sei il padre, dovresti essere tu a chiamare a sentire come sto, magari anche chiedermi come va il lavoro, se il trasferimento è andato bene, e sopratutto potesti sforzarti di mettere da parte l'orgoglio e ammettere che sbagli> sbottai appoggiando il bicchiere con tanta forza sul piano della cucina, gli occhi cominciarono a pizzicarmi, ma non ero abituata a farmi vedere debole da mio padre e non sarebbe di certo stato questo il momento adatto. <ma cosa stai farneticando Sophia, ti do tutto ciò che ti serve, soldi per pagare tutto ciò di cui hai bisogno> indicò i vestiti che indossavo, con tono pacato e sereno, quasi menefreghista <davvero credi che i soldi possano prendere il posto dell'affetto di un padre? Beh ti sorprenderai ma non è così> finì il discorso sarcasticamente mentre singhiozzavo, era orribile sapere che lui pensava una cosa del genere, mi guardò con aria di sufficienza e mentre stava per aprire bocca lo precedetti <vattene, vai subito fuori da casa mia e di Tom> urlai indicando la porta di ingresso di casa, si irrigidì e strinse i pugni lungo i fianchi <tu convivi con lui?> sbraitò in tono accusatorio avvicinandosi a me <si> ribattei freddamente e facendo un passo indietro <sei troppo giovane e ingenua> ghignò sistemandosi l'orologio che teneva al polso <ma cosa vuoi saperne tu?> gli urlai irritata ancora di più dalla sua non curanza di me <figlia mia, lui ti ferirà, preso dalla fama e dai soldi ti abbandonerà come un cane> mi avvertì con quel solito tono freddo e fissandomi con quei grandi occhi identici ai miei, una fitta di dolore al petto mi attanagliò <non è come te> sbraitai avvicinandomi minacciosamente a lui, sentivo le guance andarmi a fuoco <ora fuori di qui> singhiozzai ancora spintonandolo verso la porta di casa <certo ma poi non piangere perché ti rovinerà la vita> detto ciò scomparve dietro la porta di casa, odio mio padre.
Mi buttai a peso morto sul divano, continuando a piangere a dirotto, la testa mi stava scoppiando e la camicetta che avevo preso a Runway era ormai tutta bagnata, i capelli che avevo davanti agli occhi erano fradici e mi si erano attaccati alle tempie e alle guance, il trucco era colato una seconda volta nella giornata, detesto farmi vedere così debole, da tutti, ma quando si parla di mio padre è ancora più terribile.
Appoggiai la testa su uno dei cuscini del divano e mi addormentai con un forte mal di testa.

&quot;somebody to love&quot;||Tom Holland Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora