CAPITOLO 18

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Alone

"Fai attenzione alla tua ombra. Ogni uomo ha un fratello che è la sua copia esatta. È muto e cieco e sordo ma dice e vede e sente tutto, proprio come lui. Arriva nel giorno e scompare la notte, quando il buio lo risucchia sottoterra, nella sua vera casa. Ma basta accendere un fuoco e lui è di nuovo li, a danzare alla luce delle fiamme, docile ai comandi e senza la possibilità di ribellarsi. Sta disteso per terra perché glielo ordina la luna, sta in piedi su una parete quando il sole glielo concede, sta attaccato ai suoi piedi perché non può andarsene. Mai. Quest'uomo è la tua ombra. È con te da quando sei nato. Quando perderai la tua vita, la perderà con te, senza averla vissuta mai"  

Cit-

"Harry" gemo nella sua bocca mentre ci baciamo. "Dimmi piccola" mi ha detto "farò tardi a lavoro, lo sai come sono meticolosi" mi fa un sorriso e mi risponde "Ssst, ci metteremo solo una mezzoretta, rilassati" mi dice, "okay" ho risposto. Le nostre lingue s'incontrano, mi prende in braccio, senza staccarci dal bacio, e mi porta in camera da letto, e mi ci stende sopra. Mi stendo sul letto e lui si mette sopra di me, ad un tratto sento la sua mano grande e calda sotto la mia maglietta, che man mano si infila sotto il mio reggiseno, le sue bellissime mani iniziano a stringermi il seno ed io gemo nella sua bocca. Toglie le mani da sotto la maglietta e me la sfila da dosso, uffi...lui sta già a dorso nudo dunque non posso togliergli la maglietta, così decido di sfilargli i pantaloni. "Ehi, piccola. Con calma.."  mi dice ridendo. "Sst" e gli metto l'indice sulla bocca, lui mi fa un mezzo sorriso e mi permette di abbassargli sia i pantaloncini di jeans che i suoi boxer. Si siede sul bordo del letto e io mi metto in ginocchio per terra di fronte a lui, prendo la sua lunghezza e avvolgo intorno ad essa la mia mano, piccola, inizio a muoverla su e giù in modo lento.

Geme.

Così decido di prendere la sua lunghezza e portarmela in bocca, inizio a muovermi in modo più veloce rispetto a prima e dopo varie ripetute, muovo la mia lingua sulla punta. "Sasha.." mi dice mentre sta gemendo, io lo guardo dal basso, e lui geme un'altra volta. "Non guardarmi in quel modo, cazzo" a quelle parole abbasso lo sguardo. Geme un'altra volta. "Sasha, sto per venire", mi ripete più volte di staccarmi, ma alla fine mi viene in bocca ed inghiotto, ha un sapore buono ma al tempo stesso acidulo e pungente. Mi mordo le labbra, mentre Harry cade sfinito sul letto. Mi alzo da quella scomodissima posizione e mi vado a lavare i denti. "Piccola dove vai?" mi dice con la voce affannata  e triste. "sto andando a prepararmi, hai visto che ore sono?" dico. "Sono le dieci" mi risponde. "ecco. Io a lavoro devo stare alle dieci e un quarto." Dico mentre mi sto avviando verso il bagno. Nel momento in cui mi sto spazzolando i denti, in modo circolare, sento Harry imprecare sotto voce, così decido di rispondergli "Sto sentendo tutto sa?" gli dico con la bocca piena d'acqua. Ritorno in camera da letto e guardo cosa posso mettermi. "Indossa la maglietta quella bianca corta con le sfumature verdi" mi consiglia Harry. "Va bene" rispondo, così indosso quella maglietta e dei pantaloncini verde acqua, con le mie solite converse bianche, mi lego i capelli a mò di coda di cavallo e mi trucco in modo leggero, sotto gli occhi di Harry che qualche volta sbuffa. "Posso accompagnarti io oggi?" mi chiede. "Va bene, ma al ritorno devi essere puntuale" gli dico, lui si alza dal letto e si avvicina a me, mi stringe a se e mi risponde "Te lo prometto. Sarò puntuale come un orologio svizzero". "Bene" dico "A che ora devi venire a prendermi?"Aggiungo. Lui tossisce portandosi la mano d'avanti alla bocca, si schiarisce la gola e schiude le labbra per rispondermi. "Le sette?" mi dice grattandosi la tempia, io lo guardo come per dire "mi stai prendendo per il culo?" lui capisce e abbassa la testa. "Alle nove. ALLE NOVE!" l'ho detto quasi gridando, ma forse è meglio così almeno potrà ricordarsi quando deve venirmi a prendere dal lavoro. "Okay" Mi dice a bassa voce. Mi giro verso di lui, gli alzo la testa, gli dò un bacio e gli dico "Mancano 10 minuti, mi vuoi accompagnare?" mi accenna di si con la testa e ricambia il bacio. 

***

Arrivata sul posto del lavoro, il mio capo mi fa mettere la solita divisa, che oltre ad essere orrenda è anche deprimente, è un grembiule di color arancione, con sotto la mia maglietta e i miei pantaloncini, mi manca solo il naso rosso e posso fare l'animatore clown alle feste per bambini. Prendo il mio blocknotes e la mia penna ed inizio a girare tra i tavoli occupati dai clienti. "Buongiorno signori, ordinate qualcosa?" chiedo gentilmente ai clienti. "Si grazie, vorremmo due pancake con dello sciroppo d'acero e per il bambino un succo di frutta" mi dice la signora. "Okay. Desiderate qualcosa da bere?" chiedo. "Solo una bottiglia d'acqua, grazie" mi dice. "Si figuri. Verrà servita presto" rispondo con un sorrido e mi dirigo al tavolo seguente.

Tutta la giornata dalle 10.00 alle 20.00 è stata stressante, andavo e venivo dai tavoli, un continuo camminare senza fermarsi. Ho notato che c'è sempre lo stesso cliente da parecchie settimane, che si presenta solo quando è il mio turno, ho qualche sospetto ma sorvolo, sta sempre seduto sullo stesso tavolo, e porta con se sempre lo stesso libro, se ho letto bene si chiama il cacciatore di aquiloni ma non ne sono tanto sicura. I miei pensieri su quell'individuo vengono interrotti dal mio capo che mi dice di andare fuori a buttare la spazzatura. Perchè proprio io? è buio pesto là fuori e la pattumeria dista troppo da questo bar, e poi ci sono Lauren o George, no io. Sbuffo e vado verso la porta del retro a prendere la busta della spazzatura, è tutto buio non si vede nulla, solo le stelle e le poche lucciole che s'illuminano dietro ai cespugli. Mi avvio verso la pattumiera, ma ad un tratto mi sento osservata o meglio seguita da qualcuno, mi volto ma non vedo nessuno, sarà la paura. Continuo imperterrita a camminare, senza distrazioni, anche se secondo me mi sta seguendo qualcuno, così infilo la mano nella tasca per prendere il cellulare, affinchè facessi credere che stessi parlando con qualcuno, ma che cazzo! non lo trovo, aspetta, ora ricordo ho lasciato il cellulare là.. Che nervoso.. 

Sia ringraziato il cielo! La pattumiera sta a pochi passi da me, la strada viene percorsa da macchine ad alta velocità, dunque devo stare attenta e pronta a tutto. Mentre sto con lo sguardo puntato solo su quel raccoglirifiuti, sento dei passi dietro di me, mi volto e in lontananza vedo lo stesso uomo che stava seduto al bar, aumento il passo e lui fa lo stesso ma aumentandolo di più. Inizio a correre su un'incrocio, non guardo nè a destra nè a sinistra, ma riesco solo a vedere una luce e una botta che fa volare il mio corpo lontano, lontano. Il mio sangue scorre lungo la mia testa, credo di non essermi fatta nulla di grave, ma di sicuro non sarà piacevole aspettare i soccorsi.

"Mamma, mamma, guarda ci sono dei gattini stesi sopra l'asfalto, morti. Uno aveva la testa schiacciata, l'altro stava senza zampe, e l'altro ancora era stato schiacciato.. totalmente." dissi a mia madre, scossa da quelle brutte immagini. "Piccola mia, qeste cose orribili succedono perchè le persone quando guidano non fanno in tempo a frenare. Ecco perchè ti dico che bisogna guardare sempre la strada quando attraversi, è molto pericoloso" Guardai mia madre, con quella faccina da bambina innocente e sorrisi promettendole che avrei sempre salvaguardato la mia vita.

Ma oggi ho infranto quella promessa e mi ritrovo in ambulanza con una flebo attaccata al braccio, pronta a subire un'ulteriore intervento. Scusami.

#spazio autrice.

ciau carissimi lettori e lettrici, sono ritornata, sto cercando di rendere i miei capitoli più lunghi e "migliori". Scusate se non ho pubblicato in questi giorni, ma sapete è estate ^^. 

un bacio. commentate e cliccate il like, a presto *-*

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