i. going back home

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SUBJECT THIRTEEN !
( WILL BYERS )

chapter one | GOING BACK HOME

chapter one | GOING BACK HOME

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OLLIE'S POV

Mi svegliai di soprassalto, nel bel mezzo della notte. Avevo il fiatone e mi sembrava di aver appena finito di correre una lunghissima maratona. Uscii dal sacco a pelo e mi alzai, guardando fuori dalla finestra del capannone.

Di nuovo lui. Avevo di nuovo sognato quel ragazzo. Occhi verdi, capelli castani e uno sguardo dolce, ma anche triste.
Che cosa voleva da me?
Perché continuavo a sognarlo?

Era da quando Eleven se n'era andata, all'incirca quattro anni fa, che avevo queste visioni ricorrenti. Ogni notte a mezzanotte.

Certe volte mi domandavo che cosa sarebbe potuto succedere se quel giorno fossi tornato con lei ad Hawkins.
Probabilmente sarebbe stato tutto diverso.
Forse non sarei più stato un criminale?

No, dovevo smetterla di pensare a come sarebbe potuta andare, quello che stavo vivendo era il mio destino.
Sapevo che il mio futuro non sarebbe stato nulla di speciale, anche se il tatuaggio sul mio braccio diceva esattamente l'opposto.

013.
Un fottuto numero.
Eppure ero molto di più di tre stupide cifre.
Avevo capacità che nessuno al mondo possedeva, ma erano da tenere ben segrete, così come quelle di Kali e di Eleven.
In pochi sapevano di questi miei poteri e la situazione doveva restare tale.

Cercai di togliermi l'immagine del ragazzo dalla mia testa, eppure quella volta era più difficile del previsto. Non se ne voleva andare.
Il ragazzo era lì, a fissarmi, come se fosse stato esattamente in piedi davanti a me.

Quegli occhi color smeraldo continuavano a fissarmi nel profondo, mettendomi parecchio a disagio. Non fosse stato per quello strano sguardo da zombie, sarebbe anche stato bello.
O forse era proprio quel particolare a renderlo unico.

Scossi la testa.
Stavo davvero pensando che un fottuto fantasma fosse bello?

Provai a non pensarci e rivolsi il mio sguardo verso Kali, che dormiva rannicchiata per terra.
Gli altri del gruppo erano al piano di sotto, probabilmente a programmare il prossimo colpo. Anche io volevo sentire ciò che stavano dicendo.

Cercai di fare il più piano possibile e, diventando invisibile, scesi nella stanza sotto, per sentire meglio quello che i ragazzi stavano progettando.

«Questa volta il colpo sarà grosso... Non ci devono essere errori, intesi?»
«E se ci sono? E se qualcosa va storto? Come facciamo?»
«Li uccidiamo, semplice. Abbiamo due mostri al piano di sopra che sono in grado di uccidere in pochi istanti! Che cazzo ragazzi, dobbiamo sfruttare a nostro vantaggio i loro poteri di merda!»

Strinsi i pugni dalla rabbia, conficcandomi le unghie nel palmo della mano.
'Mostri'.
'Poteri di merda'.
Le uniche persone che avrei voluto uccidere in quel momento con i miei poteri di merda erano proprio loro.

«Sei sicuro? Nessuno dei due acconsentirà ad uccidere qualcuno, in particolare Thirteen! È lui il più forte, come facciamo se si rifiuta?»
«Lo metteremo in condizioni estreme e non potrà tirarsi indietro, okay? Gli diremo che quello che è successo ad Annabeth potrà succedere anche a Kali! Per il resto è tutto chiaro?»

Non ero mai arrivato a così tanto, a togliere la vita ad una persona, e non avevo intenzione di farlo. Loro non potevano obbligarmi.
Certo, avevo fatto parecchie cose di cui non andavo fiero, ma uccidere non rientrava sicuramente in una di quelle.
E non dovevano assolutamente parlare di Annabeth così.

Una goccia di sangue mi cadde sulla maglietta.
Mi toccai il naso e, quando guardai la mano, la trovai macchiata di sangue.
Dovevo ritornare visibile.

Salii le scale e trovai Kali in piedi.
Sembrava esausta.
«Oh, Oliver... Come mai sei sveglio?»
«Non riuscivo a dormire... E tu?»
La ragazza mi sorrise mestamente, guardando verso il basso.
«Stessa cosa, ultimamente ho un sonno pieno di incubi...»

Stavo per risponderle, quando delle urla al piano inferiore sovrastarono la mia voce.
«Eight? Thirteen? Muovete il culo e scendete, dobbiamo spiegarvi il piano per il colpo alla banca di domani!»

Kali sospirò, iniziando a scendere le scale.
«Non vieni?» mi domandò confusa, notando che io ero rimasto fermo nello stesso punto.
«Un attimo e arrivo!»

Quando finalmente rimasi da solo, capii che quello era il momento giusto per andarmene da Chicago. Dovevo tornare ad Hawkins, a casa mia.

Avevo già pensato di tornare nell'Indiana per vendicarmi dei miei genitori, che mi avevano rinchiuso nei laboratori e sottoposto a mille torture. Eppure oggi si erano aggiunti due motivi altrettanto validi.

Il primo era che non volevo uccidere.
Quello era da sempre stato il mio limite e non avrei mai dovuto oltrepassarlo.

Il secondo, invece, era quel ragazzo che continuavo a sognare: avevo bisogno di capire perché cazzo continuasse a venirmi a trovare tutte le notti nei miei sogni.
Sapevo che era legato ad Hawkins, me lo sentivo dentro.

Così, il più in fretta possibile, afferrai la sacca di fianco al sacco a pelo e la riempii di tutte le mie cose. Non ci impiegai molto, anche perché avevo pochi vestiti e nient'altro.
La chiusi con fatica e guardai un'ultima volta fuori dalla finestra.

Sentii dei passi salire le scale, ma io me me stavo già andando.
Con il teletrasporto sarei arrivato in meno di un minuto nella mia città natale.

* * *

woah
amo thirteen ve lo giuro
e sono stra presa bene per questa ff ok

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