20 Eruannon, un peccato infuriato

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Seguendo le indicazioni della Superbia, Nashi e Gale corsero nel viavai di corridoi che componevano il labirinto; nonostante le ore passate in quel posto, il cielo era rimasto nero e la nebbia sul pavimento non era sparita. Correndo e correndo,  giunsero dinanzi a una porta: era incastonata in un muro di pietra, gigantesca e circolare. Non vi erano pomelli né tantomeno serrature, ma l'entrata era divisa in due da una spaccatura sottile, segno che si apriva a mo' di portone.
"Oltre questa porta dovrebbe esserci il corpo di Rachele Niota", disse Nashi.
"Sì" rispose Gale "il problema è che non si aprirà se non tutti i Sette Peccati Capitali saranno morti".
"Allora cerchiamoli-".
In quel preciso istante, la terra tremò e le pareti oscillarono come fatte di gelatina; il terremoto durò qualche secondo ma in quel momento il portone si aprì con una lentezza quasi elegante, rivelando la sua oscurità interna.
"Com'è possibile...", mormorò Gale.
Anche Nashi si pose quella domanda, ma fu istantanea la sua risposta.
"Storm!", esclamò.
"Eh?".
"Storm!" ripeté "Dev'essere stato per forza lui".
"Allora cerchiamolo".

Kida cadde in ginocchio, esasperata; era la seconda volta che uccideva qualcuno, ma quell'ultimo omicidio era stato diverso. Quando aveva ucciso la Lussuria non era completamente perché aveva attivato per la prima volta la modalità Dragon Force, mentre con l' Invidia era stata lucida e mentalmente sana. Gettò con rabbia la spada fatta a serpente contro una parete e scoppiò in lacrime: il senso di colpa le stava dilaniando l'anima, ma una parte del suo Io sapeva che la morte di Cassandra non era dovuta a lei, ma a Eruannon. Quel maledetto aveva rovinato la vita a tutte quelle povere persone che erano state costrette a diventare suoi seguaci, e a restare in uno stupido labirinto per sorvegliare senza motivo un cadavere. Le lacrime scorrevano sul suo volto come un fiume in piena, corrodendole le guance come un potente acido. Aveva stretto i pugni così tanto che quando si guardò le mani le trovò ferite, con dei piccoli tagli sui palmi che corrispondevano con le unghie; queste ultime erano sporche di sangue, con dei pezzetti di pelle incastrate in esse.
"Vediamole".
Kida alzò leggermente lo sguardo; Storm le si era inginocchiato davanti - con al proprio fianco il kit di pronto soccorso - e le aveva preso delicatamente le mani.
"Adesso te le curo", disse lui, tirando fuori il disinfettante e una garza.
"Ce la faccio. Tu piuttosto dovresti riposarti".
"Io? Non mi serve, ma a te serve essere curata".
"Tranquillo che-"
"Ce la fai? Tu mi hai salvato la vita, e devo sdebitarmi"
"Ma non-".
"Shhh".
Il ragazzo la zittì e le curò le ferite sulle mani, dinsifettandole e fasciandogliele con una delicatezza fece quasi venire il solletico a Kida.
"Grazie", ringraziò la ragazza, con voce grave e lo sguardo basso.
Storm le alzò delicatamente la testa, tenendola come fosse un oggetto fragile ma di estremo valore.
"L' Invidia non ha peccato, così come i suoi compagni. La colpa di tutto è Eruannon, quindi non sentirti in colpa".
Le rubò un bacio sulle labbra, piccolo e dolce, e Kida ricambiò chiudendo gli occhi: per tutta la sua vita non aveva compreso l'amore che Storm provava per lei, ma con quel semplice bacio capì tutto.
"Storm!".
La ragazza si staccò di colpo quando sentì quella voce, una voce che non udiva da mesi: quella di Nashi.
"Ma cosa-".
"Sh".
Kida zittì il compagno e chiuse gli occhi: come previsto, l'amica continuò a chiamare il nome di Storm.
"Cosa c'è?", chiese lui.
"Non la senti?".
"Chi?".
"Nashi! Non la senti?".
"No, perché mio padre non ha l'udito di un drago".
"Andiamo!".
Gli prese la mano e corsero seguendo la voce.

"Storm!" urlò di nuovo Nashi "Riesci a sentirci?!".
"Quando ho detto cerchiamolo non ho detto chiamare un tizio sperduto in un labirinto grande quanto Magnolia", fu il commento di Gale.
"Chiudi il becco e aiutami. Potrebbe essere da queste parti".
"O dall'altra parte del mondo".
"Non sei d'aiuto".
"Sto solo dicendo-".
Si bloccò d'improvviso, con gli occhi immobilizzati a guardare il corridoio da cui erano venuti, alle spalle di Nashi; la ragazza si voltò, e non volle credere. Vi erano due figure, affiancate tra loro: quella di sinistra era Storm, stranamente ben messo, mentre quella di destra era una ragazza dalla pelle abbronzata e i capelli lunghi e lisci, rossicci. Nashi fu catturata dal verde degli occhi della ragazza, quei occhi che non credeva che li avrebbe rivisti: quelli di Kida.
"Ciao Nashi".
Quelle due parole bastarono alla rosata di scoppiare in lacrime, coprendosi la bocca per non urlare: la sua migliore amica era proprio lì, davanti a lei, come se non fosse passato neanche un giorno da quando era caduta in coma.
"Kida!", riuscì ad urlare, saltando addosso alla rossa con un abbraccio.
L'amica fu preparata e ricambiò l'abbraccio, stringendo a sé la rosata con affare protettivo.
"Mi dispiace tanto...", mormorò Nashi.
"Per cosa?", le chiese Kida.
"Per averti umiliato. Ti ho resa debole, e un facile bersaglio. Sei caduta in coma per colpa mia...".
La rossa si staccò da lei, guardandola con un sorriso a trentadue denti.
"Non è colpa tua. La colpa è solo di Rachele".
Appena udito quel nome l'animo di Nashi parve prendere fuoco: tutto quel casino era nato per una suora del cazzo, e l'odio che provava per lei era incommensurabile.
"Dobbiamo farla a pezzi", disse.
"Qui dentro" s'intromise Gale, indicando la sala completamente immersa nel buio "c'è il suo cadavere, assieme al peccato dell'Ira".
"Il master Eruannon" dichiarò Storm "prima di entrare, dovete sapere delle cose su di lui e sul resto dei peccati".
Tutti e quattro si sedettero per terra e si scambiarono le informazioni raccimolate sui Sette Peccati Capitali: a quanto Nashi e Gale poterono capire, la Gola, la Lussuria, l'Accidia, l'Avarizia, la Superbia e l'Invidia non si trovavano lì di loro spontanea volontà, ma che erano stati costretti, per volere di un uomo crudele e bastardo come Eruannon.
"Quindi questi sei peccati non hanno niente a che fare con tutta la faccenda", disse Gale.
"Proprio così" disse Kida "sono qui soltanto per volere del loro master. Lo odiano perché li hanno strappati dalle vite che avevano prima".
"Quel maledetto...", mormorò Nashi, infuriata più che mai "dev'essere fatto fuori".
"Per questo siamo qui" disse Gale, indicando la sala oscura "Eruannon si trova lì dentro".
"Lo credete veramente?", chiese Storm.
"Sì" rispose Nashi "entriamo e facciamola finita".
Una volta in piedi, si avventurarono nell'oscurità; era fitta e non si vedeva niente, ma il vero problema fu quando il portone si chiuse con un tonfo. Appena i battenti si sfiorarono, la luce ricomparve come una benedizione: i ragazzi si trovavano in una sala mastodontica, dalla forma cubica e dal soffitto alto. La luce proveniva da un gigantesco lampadario appeso sul soffitto tramite una catena dai grossi anelli metallici, una semplice Lacrima biancastra. Non vi era nulla di particolare, tranne due elementi: il primo era un sarcofago di vetro, la cui base era di ferro nero e decorato con sette disegni in stile tribale. Vi erano i musi di un maiale, una volpe, un orso, un uccello, un pavone, un serpente e un leone, messi in quest'ordine uno affiancato all'altro; i primi sei parevano accesi da una luce color cremisi, mentre il leone era spento. Il sarcofago mostrava il corpo di una suora, con gli occhi chiusi e le braccia poggiate delicatamente sul ventre; era in buone condizioni, senza mostrare alcun segno di putrefazione. La base era rialzata da una scalinata di cinque gradini che
l'avvolgeva anche dietro, non di pietra ma di marmo bianco. La seconda peculiarità della sala era una figura in piedi, a fissare i nuovi arrivati. Eccolo lì, il maledetto Eruannon, il peccato dell'Ira, il distruttore di vite e sogni, ma non era affatto come i ragazzi si erano aspettati. Nashi si era preparata a combattere contro un omone grande e grosso, con la barba lunga e l'aria di una donna eternamente ciclata, e invece era tutt'altro: era alto, quello sì - probabilmente un metro e novanta - ma il fisico non era da palestrato, ma piuttosto atletico e ben messo. Il viso era affilato, con la pelle coriacea; gli occhi erano neri, come i capelli, legati con una coda morbida. Le labbra erano sottili, composte e rigidi: gli abiti erano completamente invisibili, nascosti da un mantello che li copriva interamente, compresi i piedi. Al collo portava un ciondolo fin troppo familiare a tutti i presenti: un rosario nero con una croce avvolta dal filo spinato.
"Siete qui per il corpo di Rachele Niota, non è vero?".
La voce era grave, e aveva parlato con una profondità che i quattro maghi non si aspettavano.
"Sì maledetto!", gli urlò Nashi, completamente avvolta dalle fiamme.
"Non ho intenzione di darvelo. Andatevene, e non sfidatemi".
"Sennò che fai?" gli domandò Gale "Ci rinchiudi in un labirinto come hai fatto con i tuoi compagni?".
"No. Farete semplicemente una brutta fine".
Non ghigno', né tantomeno si scompose; la sua voce rimase inflessibile e insensibile, col viso scolpito nel marmo della freddezza e della compostezza. La rabbia che Kida aveva provato tanto per Eruannon scomparve quando gli lesse la mente; vi trovò tante immagini senza connessione tra loro, e tanti ma tanti volti, quasi tutti sconosciuti a lei.
"Ragazzi" disse "copritemi. Quello che sappiamo su Eruannon non è niente".
"Ma cos-".
Nashi non completò la domanda che Kida partì all'attacco; la rossa corse verso il nemico in modalità Dragon Force e caricò su di lui un pugno avvelenato, ma Eruannon glielo bloccò con una terza mano, collegata a un braccio che partiva dalla schiena.
"Levati", disse lui, mantenendo la sua voce fredda e impassibile.
Scaraventò Kida contro una parete, facendole sbattere la testa.
"Kida!", urlò Nashi.
L'amica aprì gli occhi e le fece l'occhiolino con un sorriso complice, e li richiuse fingendosi svenuta.
"Non voglio combattere contro di voi" disse Eruannon "se non volete morire vi conviene andare via".
"È perché non ci conosci allora", contrattaccò Nashi, dando fuoco ai pugni.
Corse verso l'avversario e tra i due scoppiò lo scontro: Eruannon era molto agile, ma oltre a evitare e parare gli attacchi non faceva altro, facendo l'uno e l'altro con gli arti che attivava dalla schiena. Colse di sorpresa Nashi quando le diede un calcio in faccia, facendola cadere a terra; l'uomo non respirò che la ragazza venne sostituta da uno con una chioma celeste in testa.
"Sostituisci la tua amica?", gli domandò Eruannon.
"No, ma voglio che tu abbia un'esperienza molto vasta sul potere di noi discendenti di Dragon Slayer".
"Va bene".
Gale attivò la spada e attaccò il nemico: i due si fronteggiarono con abilità e destrezza, ma il nemico aveva la capacità di parare i colpi usando tutte le braccia che poteva attivare. Ad un tratto quattro di queste braccia riuscirono ad immobilizzare la spada di Gale, ma il ragazzo si liberò dando a Eruannon un potente calcio sulla mascella; il nemico venne scaraventato contro il sarcofago, sbattendovi la schiena. Cadde per terra, ma Storm lo intrappolò con la tecnica Ice Make: Prison.
"Non mi importa perché volete il corpo di Rachele" disse Eruannon "non vi permetterò di prenderlo".
"Perché la amavi".
Tutti i presenti si voltarono nella direzione da cui proveniva la voce: Kida. Si era rimessa in piedi e aveva raggiunto i suoi compagni.
"Di che stai parlando?", le chiese il nemico.
"Ho sentito tutto di te: il respiro, il battito, i pensieri...tutto questo era collegato a un insieme di immagini su Rachele Niota".
"Non la nominare maledetta!".
"Tu la amavi, e nonostante ti abbia rifiutato hai deciso di rubarle il corpo-".
"Taci! Tu non sai cos'è accaduto realmente!".
"Allora racconta", lo incitò Nashi.
Eruannon sospirò prima di iniziare.
"Molti anni fa, io e Rachele eravamo entrambi servi di Zentopia, ma anche se ero un frate ero innamorato pazzo di lei. Lei mi rifiutò per via del mio terribile aspetto e per la mia non padronanza della magia, così feci un patto col diavolo: in cambio della mia anima divenni bellissimo ed ebbi la capacità di aggiungere arti in qualsiasi parte del corpo, assieme all'eterna giovinezza. Quando abbandonai Zentopia andai da Rachele per dichiararmi, ma sapete cosa vidi? Lei che si limonava mio fratello, Purehito Gaebolg".
"Hades?", chiese allibito Storm.
"Sì" gli rispose Eruannon "proprio lui. Passarono gli anni, e un mese prima della sua morte, Rachele venne da me; mi raccontò dei suoi debiti e che le serviva una mano nel caso le cose si fossero messe male. Anche se la odiavo la amavo ancora, e la aiutai: avendo studiato magia oscura, riuscì a trovare un incantesimo che collegava l'anima di un morto con quella o quelle dei vivi, e così feci. Quando Rachele morì, presi il suo corpo e lo portai qui; feci costruire questo labirinto e vi misi le mie creature, coloro che avrebbero dovuto patire la mia stessa fine".
"Come osi dare delle creature a degli esseri umani?!", gli urlò Nashi.
"Loro non erano esseri umani; li ho creati io con la magia, e ho dato loro delle abilità e dei passati fasulli".
"Ma avevano pur sempre delle emozioni! Rabbia, odio, paura e chi ne ha più ne metta! Tu sei soltanto un folle! Un maledetto uomo che pur di conquistare una stronza ha ceduto la sua anima al diavolo!".
"Basta Nashi".
A interromperla non fu Gale o Storm, ma Kida.
"Basta", ripeté.
"Ma hai sentito quello che ha detto?!".
"Sì, ma lui è un'altra vittima di Rachele".
"Ma che ca-".
La interruppe con un gesto della mano, e si concentrò su Eruannon.
"Quello che hai fatto è stato disumano" disse guardandolo "ma anche tu, come me, sei caduto in tentazione da parte di Rachele. Nessuno dei Sette Peccati Capitali aveva colpa. L'unica persona che ce l'ha è proprio Rachele Niota".
Il prigioniero cadde in ginocchio e scoppiò in lacrime; solo in quel momento Nashi comprese il vero dolore. Kida aveva ragione: anche Eruannon, un mago crudele e diabolico, era stato vittima della crudeltà della suora delle tenebre.
"Non ho più intenzione di combattere" disse l'Ira "liberaremi e uccidetemi".
"Chi dice che non ci attaccherai?" domandò Storm, guardando poi Kida "Le sue parole sono vere?".
"Sì, sì lo sono".
Il ragazzo allora disattivò la gabbia e Eruannon fu subito libero; si alzò in piedi, e mise le mani dietro la schiena.
"Allora?" chiese "Chi mi finisce?".
"Io", rispose Gale.
Attivò la spada nel braccio destro e si avvicinò al nemico; questo rimase inflessibile, senza muovere neanche un muscolo.
"Uccidete Rachele anche per me", disse quando il ragazzo lo raggiunse.
"Lo faremo sicuramente".
Per la prima volta Eruannon sorrise, e Gale lo trapassò da parte a parte; il busto si piegò in due, e per la seconda volta il suo volto parve più umano. Gli occhi, neri come il piumaggio di un corvo, parvero uscire dalle orbite, e dalla bocca, aperta e pronta a lanciare un urlo muto, gli uscì un rivolo di sangue. Quando il suo corpo privo di vita si accasciò a terra, il disegno del leone che c'era sul sarcofago si accese di una luce interna, come gli altri sei animali di stile tribale; lentamente, la copertura di vetro si aprì. Gli altri maghi raggiunsero subito Gale, ma quando vi si avvicinarono, il corpo scomparve nel nulla.

To The Stars: La suora delle tenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora