I giorni diventarono settimane, le settimane diventarono mesi, e i mesi furono due: un lungo periodo di tempo di cui non si sapeva nulla sulla squadra partita per sconfiggere Rachele. Non c'era giorno che Nashi si fosse messa davanti all'entrata della gilda attendendo il ritorno della famiglia, invano. Tutte le fate ormai ci avevano rinunciato, ma non lei; non si sarebbe arresa pur di vedere la sua famiglia, in particolar modo suo padre. Non gli aveva ancora chiesto scusa per la loro ultima lite, e sapere che non sarebbe mai più tornato le dilaniava l'anima in profondità.
Anche Gale era preoccupato, ma lo era di più per Nashi; la sua decisione di attendere il ritorno della squadra si era trasformata in un'ossessione preoccupante. Pur di aspettare il loro ritorno aveva fatto voto di digiuno e di insonnia, ma lentamente i suoi effetti vennero alla luce: una magrezza innaturale e profonde occhiaie che le segnavano gli occhi. Stufo di quella situazione, decise di affrontarla: il sette novembre arrivò come un giorno qualunque, col freddo invernale carico di cattive notizie.
"Vuoi startene qui ancora per molto?", attaccò Gale, sedendosi di fianco a Nashi nella gilda.
"Sì. Sai bene qual'è la mia decisione".
"Lo so, ma di questo passo morirai di fame o di insonnia".
"Se non riesco a mangiare o a dormire non è certo colpa mia".
"Puoi per un attimo pensare a queste cose invece che dei nostri genitori?".
Gravemente offesa, Nashi gli diede un cazzotto sulla guancia, provocandogli un grosso ematoma verdagnolo.
"Ma ti ascolti quando parli?" urlò Nashi "I nostri genitori staranno rischiando la vita e tu ti preoccupi per me?!".
"Sì, perché mentre i nostri genitori sanno badare a sé stessi, a te serve un aiuto, e io ho intenzione di dartelo".
La ragazza era confusa; quello che aveva parlato era veramente Gale? Non l'aveva mai sentito parlare così, e quelle parole ebbero il potere di farle scendere delle lacrime; tentò di fermare la loro corsa, ma esse erano troppo veloci e imprendibili. Fu allora che Gale l'abbraccio', e su di lui sfogò tutta la sua umanità; tristezza, paura, rabbia, rimorso...una miscela di sentimenti che in due mesi non aveva mai mostrato.
"Ragazzi!".
Ad urlare fu Storm, arrivato alla gilda di corsa - come chi aveva scoperto il segreto dell'universo - con in spalla una sacca da uomo.
"Cosa c'è?", domandò Nashi, staccandosi da Gale.
"Guardate cosa ho trovato in strada".
Si avvicinò al tavolo dei compagni e tirò fuori il contenuto: una sciarpa bianca a quadri, con le estremità tagliuzzate. Nashi impallidì sul colpo: quella era la sciarpa di suo padre, senza ombra di dubbio: lo riconosceva non solo nell'estetica, ma anche nell'odore, inconfondibile.
"È di...?", mormorò Gale.
"Sì" rispose Nashi "è di mio padre".
Indossò la sciarpa, assaporandone il profumo; perfino dopo mesi quell'indumento non aveva perso niente di sé, neanche un dettaglio poco marcato.
"Che facciamo?", chiese Storm.
"Andiamo a Shirozune" rispose Nashi, guardando i due compagni con decisione "e salviamo i nostri genitori".
Per la prima volta, Gale era d'accordo con un suo piano folle.Per fare presto presero il treno; nessuno di loro soffriva i mezzi di trasporto, quindi tutto andava a gonfie vele, per il momento. L'aria che si respirava nel vagone era gelido, pesante e asfissiante; i tre ragazzi erano tesi, peggio delle corde di una chitarra. Tutti loro erano stati spettatori all'esorcismo di Kida e ai poteri di Rachele; quella maledetta suora aveva osato farle del male e attaccare Mirajane. Nashi non desiderava altro che farla fuori, fregandosene se era un demone o un essere ancora in vita. Arrivata a destinazione, lei e i compagni pranzarono in una locanda e, dopo ciò, presero il sentiero per andare nella foresta; dopo averla attraversata seguendo l'odore delle famiglie, i ragazzi videro la cappella. Era una chiesetta sulla punta di una scogliera, col mare di sotto in fermento e il sole splendente; entrarono, ma quel che videro non piacque a nessuno: i loro genitori e quelli di Kida erano stati appesi per le braccia al soffitto, tramite grosse catene di ferro. Erano privi di coscienza e sembravano morti, ma il loro odore non era quello della putrefazione, e poi odoravano ancora di buono, quindi erano vivi.
"Gale" disse Nashi al compagno "tu sai che fare".
Il ragazzo ghigno'.
"Subito" si schiocco' le nocche "avevo proprio un leggero languorino".
Con un grande balzo si aggrappò al corpo svenuto del padre e morse la catena; era durissima, ma dopo alcuni morsi riuscì a toglierne un anello e buttarlo per terra.
"È il peggior ferro che io abbia mai mangiato", commentò.
"Zitto e mangia", rispose Nashi scherzosa.
"Che crudeltà".
La ragazza rise, e Gale continuò col lavoro, spezzando anche l'altra catena che sorreggeva il padre; Gajeel cadde come un sacco di patate, ma l'altezza a cui era appeso non era grandissima quindi non poteva essersi fatto tanto male. Il ragazzo proseguì con la solita litania per la madre e per tutti i loro genitori, compresi quelli di Kida.
"Ragazzi" disse Storm "nessuno di noi aveva pensato come riportare a casa qui le signore e i signori".
"Ehm...giusto...", commentò Nashi, ridacchiando dall'imbarazzo.
Gale si fece il facepalm e col ferro modellò un carretto, con tanto di ruote e cavalli di metallo, viventi.
"Con questo", disse infine.
"Grande Gale" esclamò Nashi "ora andiamo-".
Non terminò la frase che tutto divenne dolore e nero.
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To The Stars: La suora delle tenebre
FanficSequel de To The Stars Nashi Dragneel: figlia diciottenne di Natsu Dragneel e Lucy Heartphilia, molto estroversa e ribelle. Gale Redfox: figlio di Gajeel Redfox e Levy McGarden, duro dal cuore tenero. Kida Snape: erede del potere velenifero di Erik...