6 Sospetti

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Nashi era preoccupata: a quanto aveva sentito da Erik e Kinana, Kida era fuori città da tre giorni, senza aver rispettato il coprifuoco dettato. Non era da lei: ogni sera tornava a casa con anche due ore di anticipo, senza mai che andasse a bere o frequentare brutte compagnie. Fremeva per vederla: non solo perché era preoccupata per lei, ma anche perché si voleva scusare per la lite che avevano avuto. Era stata una stupida: soltanto durante la notte aveva pesato il valore delle parole che le aveva detto, e sperava con tutto il cuore che accettasse le sue scuse.
Vedere Nashi seduta su una panca con la testa nascosta dai gomiti faceva star male Gale: era così abituato a vederla felice e allegra che non aveva mai pensato che anche lei possedesse il sentimento della tristezza. Ci teneva molto a lei, ma non sapeva dire se si trattava di affetto o amore: ne aveva sentito parlare molto in giro per la gilda, e l'aveva beccato in molti libri, ma non sapeva esattamente di cosa si trattava. Ne aveva parlato con i suoi genitori e, a quanto gli avevano detto, l'amore era quel sentimento che ti spingeva a fare tutto - anche pazzie - per la persona che più tenevi al mondo. Quelle parole avevano convinto Gale: quello che provava per Nashi era amore. La ragazza al momento era depressa, e c'era soltanto una frase che le faceva risalire l'umore.
"Ehi zucchero filato".
Di solito appena Gale la chiamava così gli faceva la linguaccia o il dito medio; invece Nashi non reagì con nulla. Allora era una cosa seria. Il turchino le si sedette affianco e le mise il braccio dietro al collo, come tra vecchi amici.
"Che hai?", le domandò preoccupato.
"Da quand'è che ti importa di me?".
"Sono serio. Che succede?".
"Kida non ha rispettato il coprifuoco. Non è da lei".
"Sì, non è da lei, ma forse ha solo perso il treno e sta tornando a casa a piedi. Da Shirozune a qui ci vogliono due giorni a piedi".
"Comunque siano andate le cose, voglio che torni al più presto. Le devo parlare".
"Riguarda la lite che avete avuto l'altro ieri?".
"Esatto".
"Non per portare sempre zizzania, ma conoscendo Kida non ti perdonerà tanto facilmente".
"Grazie per l'incoraggiamento".
"Sempre disponibile".
In quel momento si sedette davanti a loro Storm, sospirando rammaricato.
"Sei preoccupato per Kida?", gli domandò Gale.
"Sì. La mia dolce Kida manca da tre giorni. E se le fosse accaduto qualcosa?".
"Tornerà" lo rassicurò Nashi "vedrai".
All'improvviso la porta della gilda si aprì, rivelando la figura slanciata di Kida; appena messo piede dentro, Storm le corse in contro e la abbracciò, come fosse tornata dopo anni di assenza.
"Grazie al cielo stai bene" disse il ragazzo separandosi da lei "dov'eri? Sei scomparsa per tre giorni".
"Se voglio stare via per un po' non devo di certo chiedere il permesso a te".
La sua fu una risposta lapidaria e glaciale; con quella risposta chiuse la discussione ed andò al bancone, dove la stavano aspettando Kinana ed Erik.
"Non hai rispettato il coprifuoco" disse il padre preoccupato "dove sei stata? Stai bene?".
"Ho perso il treno del pomeriggio, e sono tornata a casa a piedi".
"Ero preoccupatissima per te", s'intromise Kinana.
La madre abbracciò la figlia; questa non ricambiò l'abbraccio, ma quel contatto durò pochissimo. Kida si allontanò dai genitori e Nashi accolse l'occasione: si alzò ed andò da lei, poi la prese un braccio e la tirò in disparte.
"Cosa vuoi?", le domandò la rossa.
"Visto che eri via, te lo dico adesso".
Sospirò e disse:
"Avevi ragione: avevi chiamato mio padre perché ero in pericolo. Pensavo solo a me stessa e, come avevi detto tu, sono egoista e meschina. Puoi perdonarmi?".
Kida rimase fredda e impassibile; sembrava priva di emozioni, col volto immortalato nella pietra a colpi di martello e scalpello.
"Finalmente hai capito", disse soltanto.
"Quindi...mi perdoni?".
"Naturalmente...".
"Davvero?".
"No".
Abbandonò Nashi ed uscì dalla gilda; l'amica la inseguì fuori e la prese per un braccio, bloccandola.
"Lasciami!", le urlò.
"So che sei arrabbiata-".
"Arrabbiata è dir poco".
"Lo so, e mi dispiace".
"Tu non capisci niente. Non sai quanto mi hai fatto soffrire in tutto questo tempo".
"Perché? Ti ho-".
"TU MI HAI SEMPRE TRATTATO DA SCHIFO ESSERE INUTILE. ORA SPARISCI!".
Per un attimo la voce di Kida si era fatta più profonda e il volto più chiaro, con gli occhi dorati e infuriati: si liberò della presa e si incamminò lontana dalla ragazza. Nashi era confusa: per un attimo aveva visto Kida completamente diversa, e la voce...l'aveva già sentita, e il viso che aveva assunto in un istante non le era nuovo. Aveva un bruttissimo presentimento, ma solo una persona poteva confermarlo o no; decise di lasciar stare l'amica e tornò alla gilda, andando dal solo membro che poteva dirle qualcosa su Kida: suo padre Erik.
"Erik" attaccò discorso "per caso sai cos'ha Kida?".
"Lo voglio sapere quanto te. Non è in lei".
"In che senso?".
"È molto più fredda del solito, e normalmente non disdice un coprifuoco".
"A cosa pensava?".
"A niente. Non sono riuscito a leggerle nella mente".
Nashi temette di capire.
"Okay. Grazie per l'informazione".
Senza permettere ad Erik di parlare, Nashi lo abbandonò e diresse verso l'uscita.
"Dove vai?", le domandò Gale.
"In chiesa. Devo chiarire una cosa".
Uscì e il ragazzo la raggiunse.
"In chiesa? E perché dovresti andare in chiesa?".
"Riguarda Kida. Quando si è infuriata ha assunto il volto della suora che abbiamo aiutato la sera della missione".
"Non penserai che quella donna sia un demone".
"Ho paura di sì. Forse dovrei guardare prima in biblioteca-".
"Non c'è niente a riguardo".
"E tu come fai a saperlo mister so tutto io?".
"Ho letto tutti i libri di tutte le sezioni della biblioteca: niente sui demoni".
"Sicuro?".
"Sicurissimo".
"Allora andremmo alla cattedrale. Di solito sono i sacerdoti gli esperti in materia".

To The Stars: La suora delle tenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora