8 Padre e figlio

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"Fantastico!" esclamò Nashi "Ora cosa dobbiamo fare?".
"Innanzitutto questa riunione deve rimanere segreta alla vostra amica", rispose padre Colin.
"E dopo?" chiese Gale "Che facciamo?".
"Dovrà essere pronta per l'esorcismo. Alla gilda dovremmo esserci solo io, il mio collega e lei".
Nashi credette di aver sentito male.
"Solo voi? Noialtri possiamo aiutarvi".
"No. Dopo l'esorcismo il demone potrebbe impossessarsi di una persona tra i presenti. Preferirei che Rachele si impossessasse di me".
"Noi non possiamo fare niente?", s'intromise Gale.
"In realtà sì, potete fare qualcosa".
"Cioè?", chiese Nashi.
"Kida dovrà essere immobilizzata, affinché non faccia del male né a me né a sé stessa".
"Tipo legata a una sedia?".
"Esatto".
"Ci pensiamo noi", disse Gale.
I maghi uscirono dalla sacrestia, tornando nella sala principale; la luce si era affievolita, ma i fedeli erano rimasti ai propri posti. In tutto silenzio percorsero le navate ed uscirono dalla cattedrale: vennero accecati dalla luce del sole, potente e luminoso.
"Secondo te che ore saranno?", domandò Nashi.
"Probabilmente le undici", rispose Gale.
"Che ne dici di andare ad allenarci?".
"Allenarci?".
"Sì. Visto che non sappiamo controllare i nostri poteri dell'allenamento farà bene".
"Va bene, ma sappi che ti battero' comunque zucchero filato".
"Questa sarebbe una sfida?".
"Certo".
"Allora che la sfida abbia inizio!".
Nashi diede un pugno sulla spalla di Gale e corse via; il ragazzo la inseguì attraverso le strade di Magnolia, evitando e schivando con agilità le
bancherelle del mercato e i passanti. Proprio per quel motivo l'inseguimento passò sui tetti delle case; i maghi erano veloci e molto agili, saltando da un tetto all'altro come delle caprette. Poco dopo furono in vista del parco, con l'erba sgargiante e simile a una vasca di smeraldo fuso; Nashi continuò a correre e alla fine del tetto scese con agilità, atterrando in piedi sulla pietra. Si diresse al prato; stranamente non c'era nessuno, ma era meglio così. Lo scontro non era cosa per bambini o gente senza magia.
"Ti battero' bluspino", disse mettendosi in posizione al centro del parco, voltandosi verso Gale.
"Non credo proprio, zucchero filato", rispose lui.
Si misero uno di fronte all'altra, a una decina di metri di distanza, poi lo scontro ebbe inizio. Iniziò con un corpo a corpo; entrambi erano bravi, ma ognuno aveva una carta vincente: Nashi aveva dalla sua la velocità e l'agilità, mentre Gale poteva contare sulla forza muscolare e resistenza fisica. Si scambiavano calci e pugni, colpendosi tutte le parti frontali del corpo, tranne sotto la cintura e la fascia che comprendeva il seno. Dall'esterno sembrava una rissa tra nemici, ma in realtà era un dialogo: nessuno dei due era bravo a parole, e ogni colpo dato e ricevuto era una frase d'attacco e di difesa. Continuarono per un tempo indefinito, fino a quando entrambi non si separarono, esausti ed affaticati; erano sudati e presentavano delle lievi ferite esterne, ma sorridevano soddisfatti.
"Da quant'è che non ci scontravamo?", domandò Nashi.
"Da troppo tempo" rispose Gale "ma non sono così arrugginito da farmi battere da una ragazza".
"Questa ragazza è la figlia del Dragon Slayer di Fuoco".
"E io del Dragon Slayer d'Acciaio".
Inspirò profondamente ed urlò:
"Ruggito del Drago d'Acciaio!".
Dalla bocca partì un piccolo tornado nero, che tuttavia si spense poco dopo.
"Maledizione!" esclamò "Ci ero quasi riuscito!".
"Si è visto".
Fu una terza voce a commentare, proveniente dal ciliegio. I due ragazzi si voltarono a guardare chi fosse stato a parlare: Gajeel Redfox.
"Pa'?" chiese Gale "Non eri in missione?".
"Ci andrò questa sera con Natsu Erik e Gray, mentre le donne le lasciamo a casa. A quanto vedo vi state allenando".
"Sì. Ho provato col Ruggito, ma non mi viene".
"Vedi Gale, la magia viene influenzata dai sentimenti. Più un sentimento è forte, più la magia si fortifica".
"Stessa cosa col fuoco?", s'intromise Nashi.
"Sì".
A risponderle fu una voce alle sue spalle, semi acuta; la ragazza si voltò, vedendo un volto fin troppo familiare: suo padre, Natsu.
Questo le sorrise e le scompiglio' i capelli con una mano.
"Ti va di un allenamento tra padre e figlia? Così ti alleno per bene?".
Nashi sorrise debolmente, poi annuì.

Gale contemplò Nashi andarsene dal parco, accompagnata da Natsu; sbuffo' e si voltò a guardare suo padre.
"Cosa pensi quando usi la magia?", domandò quest'ultimo.
"A niente, per poter liberare la mente".
"Sì, la concentrazione è il passo fondamentale per applicare bene la magia, ma sono i sentimenti coloro che controllano le tue prestazioni magiche. Quando hai provato a fare il Ruggito, cosa provavi?".
"Speranza. La speranza di farcela".
"È un buon inizio. Dimmi, ti piace Nashi?".
Lo domandò in maniera così naturale che Gale venne spiazzato; perché suo padre gli aveva posto una domanda così? Comunque sia, rispose sinceramente.
"Sì. Mi piace molto".
"E perché frequenti Andromeda?".
"Speravo di far ingelosire Nashi così".
Gajeel sorrise.
"Capisco. Basa la tua magia sull'amore; pensa a Nashi quando tenti di praticare qualche tecnica".
Gale annuì e si concentrò, chiudendo gli occhi; cancellò dalla mente ogni pensiero che non riguardasse Nashi. Pensò al suo volto, al corpo, alla voce...continuò per qualche secondo, finché non sentì la magia fluire come l'acqua in un fiume in piena. Tenendo gli occhi ancora chiusi, urlò:
"Spada del Drago d'Acciaio!".
Sentì un formicolio che gli pervase il braccio destro, e per questo aprì gli occhi: il braccio non c'era più, sostituito da una grossa lama di metallo nero, lunga quasi fino a terra.
"Ottimo" disse Gajeel "ora attaccami".
"Attaccarti?".
"Sì".
Titubante, Gale obbedì; corse verso il padre ed alzò la lama su di lui, ma l'avversario parò il colpo con una lama che sostituiva il braccio. Si scambiarono dei colpi di scherma, attaccando e schivando il nemico con agilità. Lo scontro proseguì per un po', ma ad un tratto Gajeel eseguì un affondo così veloce che Gale non riuscì a parare; la lama del padre rimbalzò sulla spalla del figlio, come una pallina rimbalzante. Gale si guardò per capire: la pelle era argentata, splendente sotto il sole.
"Hai attivato la tecnica delle Scaglie del Drago d'Acciaio" si congratulò Gajeel "ma andiamo avanti".
Attaccò stavolta con un fendente da destra, ma Gale parò la lama con la spada; approfittò del momento per dare un calcio sul ventre del padre e, sbilanciato, gli diede un potentissimo cazzotto col braccio libero, quello semplicemente ricoperto di ferro.
Gajeel venne scaraventato verso il noce, distruggendo parte della corteccia.
"Stai bene?", gli domandò Gale.
Il padre si mise in piedi: era sì, ricoperto di piccoli tagli e ematomi, ma ghignava.
"Tu sì che sei mio figlio".

To The Stars: La suora delle tenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora