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La conversazione con Kasandra mi ha destabilizzato e la voglia di saperne di più cresce. Ho passato due settimane a riflettere e nella mia mente si ripetono continuamente le parole della donna.

Un'unica volta l'ho visto per quello che ha dentro, ed è qualcosa di malvagio, terrificante.

Cosa ha visto? Quando?

Ora che mi sono rimessa del tutto, anche se i lividi sono ancora evidenti e le cicatrici non del tutto guarite, penso che ritornerò nella mia camera. La cosa strana è che lui non si fa vedere molto spesso, e quando viene, si limita a saluti di cortesia ed esce dalla camera.

Salto sul posto quando il silenzio viene invaso dallo squillo di un telefono. Mi guardo intorno e poi noto il cordless appoggiato sul comodino. Avvicino la mano, ma poi la ritraggo. Posso rispondere? Sono nella sua camera, potrebbe essere una chiamata per lui. Il telefono continua a squillare poi s'interrompe.

Sospiro quando riprende nuovamente a squillare.

Al diavolo, rispondo.

«Pronto?».

«Angelo», risponde Carlos.

Perché mi chiama?

«Carlos?».

«Come ti senti?».

«Sto bene.»

Sento delle voci in sottofondo, poi una porta che si chiude.

«Pranziamo insieme», dice.

Io sbatto le palpebre incredula e poi chiedo: «Per che ora devo scendere?».

«Non devi scendere.»

«Come scusa?».

Lui sospira, sembra esasperato.

«Pranziamo da me. Hai preferenze?».

Vuole pranzare con me? Ma che diamine sta succedendo?

Lo stomaco si contorce.

«Pranziamo qui, da te?», gli chiedo per avere conferma.

«Cosa non è chiaro in quello che dico? Dimmi cosa vuoi mangiare», risponde bruscamente.

«Ok, ho capito. Va bene qualsiasi cosa.»

«Sposta i contenitori oltre il bancone», dice a qualcuno che è vicino a lui.

«Dove sei?», mi permetto di chiedere.

«Non sono affari tuoi.»

La mia domanda era fuori luogo, ma non ho resistito, a volte la curiosità ha la meglio.

Silenzio. È ancora in linea, ma non parla così decido di chiudere la chiamata. Ma il telefono squilla nuovamente.

«Si?».

«Mi hai chiuso il telefono in faccia?», chiede in tono minaccioso.

Ah, non aveva finito di parlare.

«Io credevo che ...», cerco di dire ma la sua voce mi interrompe bruscamente. «Tu non devi, aspetti e solo quando dico ciao o chiudo io la conversazione è finita.»

Mi alzo in piedi stiracchiandomi appena per paura dei dolori. Sento il suo respiro nell'orecchio, sta camminando, riesco a sentire i suoi passi pesanti fino a qui. Apro la porta della camera e guardo il salone. È una buona occasione per farsi gli affari suoi, ma devo capire se lui è alla villa o meno.

DARK MAN (Serie Falco Vol.1) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora