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Jennifer

Distesa sul divano mi rannicchio in ansia e osservo la porta. Stamattina Jack è stato processato ed è tutto il giorno che aspetto di sapere come sia andata.

Ieri Carlos mi ha portato al villaggio Esperanza e abbiamo passato la giornata in compagnia dei bambini, venti per l'esattezza, anche se lui ha ribadito che appena sarà pronto l'ampliamento potrà dare asilo ad altrettanti.

Mi ha sorpreso vederlo calarsi nei panni del padre modello, l'ho osservato viziarli, ma anche rimproverarli quando si è reso necessario. Sebbene non siano i suoi figli, lui li tratta come tali.

Questa volta ho avuto modo di visitare meglio i due piani superiori dell'edificio adibiti dormitorio, constatando la piacevole diversità rispetto alle sterili camerate che si potrebbero immaginare in un istituto. Ogni stanza è arredata in modo vivace e ospita solo due piccoli per volta, anche se potrebbe alloggiarne quattro. Secondo Carlos, infatti, è importante offrire loro degli spazi privati dove sentirsi a proprio agio. Oltre a piscina, scuderie, campo da calcio, e campo da tennis c'è un campo da basket interno, rivestito di lucido parquet e dotato di spalti. Carlos ha detto che in futuro potrebbe comprare anche delle strutture gonfiabili da disseminare per il parco, ma non ne era del tutto convinto. Ciò che più mi ha stupita è stata la stanza per lo studio. Le pareti erano

occupata da librerie altissime, stracolme sia di volumi didattici che di narrativa. Ne sono rimasta affascinata. Le scrivanie erano disseminate per tutta l'area senza un vero e proprio ordine, ma al centro risaltava quella destinata a Gracia, la direttrice, nonché insegnante.

Carlos mi ha fatto sapere che i bambini in età scolare partecipano tutti i giorni alle lezioni, invece quelli al di sotto dei cinque anni si divertono in una grande stanza strabordante di giocattoli.

Ha pensato proprio a tutto.

Quando ha comunicato ai più grandi che presto sarei diventata la nuova insegnante di inglese un boato di approvazione è risuonato per la classe. È stato elettrizzante anche se, ora che ci penso, stare a contatto con loro ogni giorno mi ricorderà che mio figlio non potrà mai più crescere, non potrà più ricevere una mia carezza e non potrà più dirmi "Mamma ti voglio bene."

La porta si apre facendomi scattare in piedi come una molla. Con il cuore in gola guardo Carlos avanzare verso di me.

L'espressione sul suo volto è indecifrabile, ma ho l'impressione che sia successo qualcosa.

«Com'è andata?»

«Meglio di quanto sperassi.» Annuncia dopo avermi baciata, poi si toglie la giacca e l'abbandona sul divano.

«Ho dovuto trovare un accordo con il giudice, ma alla fine ho ottenuto ciò che volevo», spiega prendendo due birre dal frigo, passandomene una.

Qualcosa non va.

«Sembri preoccupato», commento prima di bere un sorso.

«Siediti angelo, dobbiamo parlare», dice calmo.

Sta per scatenarsi un urgano, lo sento.

Continuo a rimanere dove sono e deglutisco. «Sto bene qui, avanti, raccontami tutto.»

«Jack verrà condannato per stupro. Se l'imputazione fosse stata omicidio sarebbe subentrato il governo degli Stati Uniti e io non sarei più potuto intervenire», risponde incrociando le braccia. «Qui posso assicurarmi che soffra ogni giorno che dio manda in terra.»

Vorrei urlare per quanto sono arrabbiata, ma mi limito a mordermi il labbro fino a farlo sanguinare.

«Jennifer», mi richiama costringendomi a guardarlo negli occhi. «Fidati di me, pagherà col suo sangue qui a L'Avana.»

DARK MAN (Serie Falco Vol.1) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora