Jennifer
Dopo aver passato più di quattro ore facendo shopping in città, ovviamente scortata dall'autista, finalmente sono tornata a casa. Avevo bisogno di staccare un po' dalla solita routine anche se, a dire la verità, è stato Carlos a chiedermi di uscire. Aveva un incontro d'affari non mi voleva in mezzo ai piedi.
Tipico.
Ovviamente mi sono tolta lo sfizio di spendere e spandere a sue spese, anche se tutto quello che ho acquistato non è per me, bensì per i ragazzi del Villaggio Esperanza, ma suppongo che non avrà obiezioni al riguardo.
Arrivata davanti all'ingresso della villa noto un gruppo di energumeni dall'aria intimidatoria, abbigliati con completi eleganti e occhiali da sole, stazionare vicino a due auto di grossa cilindrata.
Che siano questi i suoi ipotetici "soci"?
Con gli occhi fissi su quel curioso assembramento esco dalla macchina attirando inevitabilmente l'attenzione.
Di Carlos nessuna traccia, ma Adrian sta parlando animatamente con uno di loro e quando mi vede mi viene immediatamente incontro. Sembra preoccupato.
Era forse previsto che non dovessi nemmeno incrociare questi uomini?
Bloccata tra l'auto e la portiera lo saluto imbarazzata.
«Ehi, che ci fai qui?» Domanda bisbigliando.
Osservo con attenzione oltre le sue spalle e mi accorgo come uno di quei tizi mi stia studiando con interesse.
«Ho finito la mia passeggiata. Carlos dov'è?» Gli chiedo tornando a concentrarmi su di lui.
«Carlos s'infurierà», sospira rivolgendosi più all'autista che a me. «Lui è sempre "infuriato"», puntualizzo strappandogli un sorriso.
Prendo alcune delle buste dei miei acquisti e come se niente fosse mi avvio alla porta. Mi sento osservata.
Molto osservata.
Un corpo imponente mi blocca il passaggio. Quando sollevo lo sguardo mi ritrovo davanti un viso dai lineamenti spigolosi, incorniciato da una capigliatura bionda leonina che gli sfiora la base del collo, trattenuta all'indietro da una dose massiccia di gel.
«Salve», esordisce togliendosi gli occhiali da sole.
Wow, niente male.
Occhi verde ulivo, cipiglio severo. È sicuramente straniero, ha un accento particolare, molto pesante e pronunciato.
«Salve», gli faccio eco rimanendo dove sono.
I suoi occhi scandagliano i miei, scendono velocemente sulle labbra e poi tornano a fissarmi.
In quell'istante Kasandra esce dalla villa, mi affianca e scruta l'uomo minacciosa, ma non dice niente.
«Come ti chiami?» Chiede particolarmente interessato.
«Direi di entrare in casa, subito.» Mormora Adrian a mezza bocca, raggiungendomi in un lampo e prendendomi le buste dalle mani. Dal suo disagio capisco che non dovrei affatto parlare con il nostro ospite.
Non promette bene.
«Jennifer Blain», rispondo con garbato distacco, «e se vuole scusarmi avrei fretta», taglio corto spostandomi di lato per entrare in casa.
«Un nome bellissimo.» Afferma compiaciuto bloccandomi nuovamente l'ingresso.
Lo osservo per un istante, ma vengo distratta dal rumore inconfondibile di un passo pesante che rimbomba nell'atrio.
Siamo alle solite, Carlos Gardosa è finalmente qui ed è imbestialito, di nuovo.
«Jen», mi apostrofa con voce profonda fermandosi a un passo da me.
«Carlos.» Lo saluto rimanendo impassibile.
Se pensa di mettermi in croce solo perché ho rivolto la parola a uno sconosciuto si sbaglia di grosso.
Il suo sguardo si sposta verso l'uomo mentre si china verso di me, mi solleva il mento con le dita e mi bacia con passione, davanti a tutti.
Eccellente, ha appena marchiato il territorio.
«Che peccato», commenta il biondo. Entrambi ci voltiamo verso di lui allibiti vedendolo sorridere e rimettersi gli occhiali da sole.
A quel punto, Carlos gli si avvicina spazientito e mi trascina al suo fianco prendendomi la mano.
«Ivan Volkov, lei è la mia fidanzata.» Annuncia perentorio etichettandomi.
Fidanzata? Fantastico!
L'uomo prende la mano, che gli porgo, tra le sue e finge di sfiorarne il dorso con le labbra, senza mai togliermi gli occhi di dosso.
Questo è troppo!
Ho l'impressione di essere entrata in un gioco dove il prestigio si misuri solo in base a ciò che si possiede, vite incluse.
Ritraggo la mano di scatto.
«Entra, arrivo subito», mi avvisa Carlos severo continuando a studiare Volkov, ma questi accenna un saluto e si avvia verso la sua auto affiancato da Kasandra. Lei gli dice qualcosa e lui le regala un sorriso malizioso.
Bene, il tornado sembra essere passato senza aver lasciato troppi danni.
Ieri a cena si è fatto un gran parlare dell'incontro con i russi e Ivan Volkov deve esserne il capo, ne sono certa.
Non passa molto prima che Carlos mi raggiunga dopo aver chiuso la porta.
«Sei tornata prima!» Esclama guardando i miei acquisti.
«Non sapevo di avere un orario. Chi era quell'uomo?»
«Non sono affari tuoi.»
«Oggi sei particolarmente dittatoriale», lo rimprovero.
«E tu, come sempre, troppo ficcanaso per i miei gusti», controbatte con gli occhi fissi nei miei. «Vogliamo continuare questa discussione in camera da letto? Sai, conosco molti modi per saziare la tua curiosità.» Suggerisce provocante.
«Direi proprio di no.»
Il suo corpo s'irrigidisce e mi ci vuole molto controllo per non fare un passo indietro.
«Perdoname?» Domanda con voce inquietante.
«Hai capito. No quiero», rispondo decisa.
Lui impazzisce quando viene sfidato.
« Estás segura?» Insite accigliato.
Diamine! Se prima era infuriato, ora potrei definirlo addirittura indemoniato.
Faccio un passo indietro senza distogliere lo sguardo dal suo.
«Scusami, sai che non posso fare a meno di voler sapere tutto quello che ti riguarda, ma se non vuoi dirmi chi fosse quell'uomo, va bene. Ora, se per te non è un problema, andrei in camera a riposare prima di cena.»
«Ti consiglio di non muoverti.»
Sorpresa dalle sue parole mi paralizzo. Lui mi attira a sé e mi afferra il mento.
«Vediamo di chiarire chi comanda», sussurra sulle mie labbra prima di divorarle.
Apro gli occhi e colgo l'espressione divertita sul suo viso.
Spero che non smetteremo mai di stuzzicarci l'un l'altra.
«Odio il mio diablo dal cuore d'angelo», gli sussurro avvolgendogli le braccia intorno.
Lui ride profondamente, divertito, mentre mi accarezza i capelli, le spalle. Le sue mani scivolano sulla mia schiena e le sue braccia mi intrappolano in nuovo abbraccio.
«Vorrà dire che vivrò del tuo odio che, detto tra noi, è la cosa più bella che mi sia mai capitata.»
«Chi era quell'uomo?» Insisto.
Lui sbuffa esasperato e poi riprende il controllo guardandomi minaccioso.
«Non ci provare Gardosa», lo avviso puntando il dito sul suo petto.
I suoi occhi seguono il mio gesto.
«Stai cercando guai Corazón», avverte e, veloce come un falco, mi afferra il polso portando il mio indice alle sue labbra.
«Anzi, li hai già trovati.» Sussurra Infilandosi il dito in bocca e succhiandolo avidamente.
Oh cielo.
Il mio corpo brucia, ma la mia mente non si arrende, vuole farsi rispettare.
«Carlos» protesto, ma la mia voce è ridotta a un soffio.
Deglutisco quando, lentamente, lascia uscire il dito dalla sua bocca.
«Si?»
«Vado a sistemare gli acquisti», dico poco convinta facendo un passo indietro.
Non sembra d'accordo, incrocia le braccia al petto e mi fissa.
«Cos'hai comprato?» Mi interroga serio.
Sorrido sollevando le spalle sapendo già quello che dirà.
«Vestiti per i ragazzi, scarpe, e altre cose», dico rimanendo sul vago.
«Li stai viziando, non va bene», mi ammonisce.
«Ti ho mai detto che emozione provo quando spendo i tuoi soldi per coccolare quei ragazzi?» Gli chiedo sfacciata mentre inizio a salire le scale senza ricevere replica «Mi esplode il cuore di gioia», concludo voltandomi e sorridendogli.
«Jennifer.» Mi richiama.
Un brivido mi percorre, ma decido di tenergli testa.
«Sì, diablo?»
Non si è mosso, eppure la sua espressione è più rilassata.
«Stasera a cena parleremo di Ivan Volkov.»
Sorrido soddisfatta. Lascio cadere le buste e ritorno da lui.
Poso le mani sulle sue spalle e mi sollevo in punta di piedi avvicinando il viso al suo.
«Grazie», sussurro prima di baciarlo dolcemente. Sento i suoi muscoli rilassarsi, e poco dopo le sue braccia stringermi forte.
«Stasera voglio un premio, me lo merito», ribatte.
«Avrai il tuo premio ogni volta che sarai ragionevole.»
Mi guarda storto.
«Stai giocando con il fuoco», mormora inclinando la testa. Con la lingua mi sfiora le labbra e io trattengo il respiro.
Non cederò, non cadrò nella sua trappola, ne va del mio onore.
«Ora vai», dice sciogliendomi dall'abbraccio, lasciandomi come un'idiota in mezzo al corridoio. È assurdo che voglia sempre avere l'ultima parola. Stasera parleremo anche di questo.
«Anche el diablo ha una debolezza», gli ricordo mentre si allontana.
«Lo so bene, sei tu.» Risponde senza voltarsi.
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DARK MAN (Serie Falco Vol.1)
Lãng mạnLui è il veleno, lei la sua condanna. Si dice che anche il diavolo tema l'ira di una donna, ma non Carlos. Valentine Harper, scenderà a patti con il diablo pur di raggiungere il suo scopo. Dovrà fare i conti con la personalità contorta dell'uomo e...