La mia testimonianza di bullismo: ho vinto il silenzio

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(Trovata su Internet)

Ecco la mia testimonianza di bullismo. Ero vittima di bullismo a scuola e dentro di me avevo ferite profonde, ma invisibili in superficie. Marchiate addosso avevo le parole che ogni giorno mi dicevano. Le parole possono attaccare, ferire, bruciare, distruggere. Possono convincerti di essere ciò che non sei: Un mostro, un peso, diverso, brutto, solo. Le parole hanno un potere enorme. Se a un bambino viene detto che è intelligente e capace, si convincerà di esserlo, rafforzerà l'immagine e la percezione che ha di sé. Al contrario, se viene continuamente giudicato, criticato, insultato, e gli viene detto che è "stupido", "solo", "brutto", pian piano, anche se all'inizio riuscirà a far finta di niente, con il passare dei giorni inizierà a crederci e poi a convincersi di essere sbagliato.

Questo era accaduto a me, continuamente presa in giro, attaccata, derisa. Avevo persino paura di entrare in classe. Parlare davanti a tutti mi metteva una terribile ansia e quando sapevo di doverlo fare facevo di tutto per saltare la scuola. Quando mi guardavo allo specchio vedevo sul mio corpo invisibili parole, quelle che risuonavano anche nella mia mente. Sembravano essere indelebili, non riuscivo a cancellarle e a lavarle via.

Quando mi prendevano in giro non riuscivo a reagire, ma restavo in silenzio. Tornavo a casa e mi chiudevo nella mia cameretta, una barriera che non lasciavo oltrepassare da nessuno. C'erano giorni in cui avrei voluto raccontare tutto, ai miei genitori. Ma poi c'era qualcosa, la paura, che mi frenava e vinceva sempre il silenzio. Non sapevo trovare le parole per esprimere quel male e quel dolore, pensavo non mi avrebbero mai capita, ma avrebbero sottovalutato tutto. Così, stanca di quel silenzio assordante, una notte presi la penna e iniziai a mettere nero su bianco ogni emozione. Scrivendo era come se diventasse più lieve quel peso che portavo dentro e quel dolore sembrava più sopportabile.

Riempivo pagine di lacrime, inchiostro e parole, che erano sempre rimaste racchiuse silenziosamente nel mio cuore, ma che non riuscivo più a trattenere. Nel silenzio riecheggiava una voce che non era quella della cattiveria, ma la mia voce interiore che riusciva finalmente ad uscire fuori e ad esprimersi, senza più paura. Entravo in contatto con me stessa e con parti di me sconosciute. C'era la parte fragile che scoppiava in lacrime, quella forte che diceva di non mollare, quella che non vedeva via d'uscita e quella ottimista che continuava a dirmi di reagire. Non ho lasciato vincere la voce della paura, ma quella dell'amore e della speranza, che non mi hanno mai abbandonata, ma hanno fatto luce nei momenti più bui.

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