(Trovata su internet)
Avevo trascorso gli anni delle elementari e quelli delle medie in totale isolamento, perché una mia compagna a scuola aveva formato un vero e proprio gruppo contro di me, formato da tutta la classe. Io non conoscevo il perché, ma subivo derisioni, "scherzi", insulti, minacce, rubavano le mie cose, le buttavano, maltrattavano... loro si divertivano a vedermi in lacrime. Ero molto sensibile e non riuscivo a reagire o a fare del male. Il dolore che provavo lo raccontavo solo al mio diario segreto. Quando scrivevo mi sentivo libera, era una sensazione magica, come se entrassi in un altro mondo, che era il mio rifugio. Inventavo storie, che come le favole che amavo da bambina, avevano sempre un lieto fine in cui il bene vinceva sul male.
Ma nella realtà era il male a vincere, a schiacciarmi e non riuscivo a trovare la chiave per uscire dall'incubo. Ogni giorno scrivevo nuovi capitoli e nuove pagine, e mi rinchiudevo in universi fantastici e immaginari. Scappavo via, per poche ore e poi tornavo alla dura realtà. La penna era la mia arma, un mezzo per allontanare la solitudine e la paura e ritrovare un pò di gioia. Mi sentivo viva, leggera, come se mi fossi tolta un enorme peso di dosso.
La mia insegnante di italiano mi odiava, continuava a darmi brutti voti, a dirmi che non ero abbastanza. Io mi convincevo che quelle parole erano vere, e persi la voglia di scrivere, lasciai le mie storie a metà. Per lei il mio destino era già scritto nel passato; i miei genitori erano persone umili e per questo io non potevo arrivare in alto. Queste continue discriminazioni distrussero la mia autostima, mi rubarono il sorriso, la gioia, la penna e la forza per continuare la mia storia.
Decisi di iscrivermi al liceo artistico. Entrò in aula l'insegnante di Lettere, una signora bassina, sulla cinquantina, con il volto segnato dalle rughe e dai segni della sofferenza. Ma nei suoi occhi aveva una luce speciale; era la donna più bella che avessi mai conosciuto. Apparentemente sembrava fragile, ma era forte come un leone. La sua voce era sottile, ma arrivava forte al cuore. Ci diceva di credere nei sogni, di lottare per il nostro futuro, di avere fiducia in noi stessi. Era un'insegnante di vita, la mia guida, la mia maestra, una donna saggia, che riusciva a tirare fuori la mia forza interiore.
Iniziai a studiare, a prendere buoni voti, ritrovai la forza di sorridere e di scrivere. Lei mi aprì gli occhi, la mente e il cuore. Non mi giudicava, ma mi aiutava a migliorare, a crescere. Giorno dopo giorno, mi trasformai in una nuova persona, in una ragazza più sicura e serena. Da quando lei era entrata nella mia vita ero rinata.
Ma lei era sempre più stanca, spesso si assentava e da un giorno all'altro il suo posto restò vuoto e fu presto occupato da una nuova insegnante. Lei era in ospedale, ed io non riuscivo a capire cosa avesse. Arrivò la notizia più brutta: non ce l'aveva fatta. Era malata da anni, aveva un tumore che si era lentamente espanso ad altri organi. Ma nonostante il dolore che provava, aveva continuato ad insegnare, perché noi eravamo la sua forza. Aveva lottato contro il male con tutte le sue forze, aveva combattuto per la vita, quella che noi a volte diamo per scontata. Piansi, non riuscivo a rialzami. Poi capii che dovevo seguire il suo esempio, un giorno avrei voluto essere proprio come lei, una donna forte e coraggiosa. Ecco perché non dovevo piangere, ma continuare ad andare avanti. Dovevo combattere il male, il dolore, con l'amore.
Ecco come sono uscita dal bullismo: grazie all'amore, l'unica arma più forte della violenza.
Solo l'amore trasmesso da chi ci è accanto, un amico, un maestro, un padre o una madre, può aiutarci a ritrovare dentro di noi la forza per andare avanti e reagire. L'amore cura le ferite e ci fa cambiare, diventare persone nuove senza paure.
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Il bullismo
Historia CortaQui scrivo delle testimonianze che ho trovato molto significative a me. Spero che vi possono far capire molte cose.