Il bullismo ha ucciso Marco

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Il bullismo che ha ucciso Marco. Allarme degli psicologi pugliesi: "Mix coi social è letale, chi ha visto i video denunci".

Il punto di Vincenzo Gesualdo, presidente dell'Ordine degli Psicologi di Puglia. "Marco era un soggetto fragile ed era seguito da anni da professionisti. A questo si sono aggiunti presunti gravi atti di bullismo, gesti ignobili che sono sempre da condannare"

"Marco Ferrazzano era scomparso da un mese e la conferma della sua morte, oltre ad addolorare, non può che far riflettere sul dramma profondo che vivono i ragazzi vittime di bullismo e al sostegno professionale che deve essere fornito affinché non si trasformino in una tragedia, come in questa triste occasione".
A parlare è Vincenzo Gesualdo, presidente dell'Ordine degli psicologi di Puglia. "Marco era un soggetto fragile ed era seguito da anni da professionisti. A questo si sono aggiunti presunti gravi atti di bullismo non solo nella città in cui è nato e cresciuto ma anche al nord, dove viveva il papà. Cambiare città non lo ha liberato, ha trovato la stessa oppressione e la stessa paura di vivere a chilometri da casa. Le vessazioni di gruppi di ragazzini che non solo lo deridevano dal vivo, ma pubblicavano le violenze sui social".

Gesualdo vuole soffermarsi su questo punto: "Bullismo e utilizzo malato dei social è un mix letale, sempre. È un gesto ignobile di per sè, il bullismo è sempre da condannare e purtroppo abbiamo avuto modo di farlo in molte altre occasioni. Diventa devastante però quando gli atti di derisione e violenza reale, sia fisica che morale, portano ad un tragico epilogo come è avvenuto con Marco che potrebbe aver deciso di compiere il gesto più estremo. Togliersi la vita significa non aver più la forza di lottare, l'amore della famiglia non è bastato”.

"Era troppo spaventato e dominato dai suoi aguzzini e si rifiutava di parlarne in casa, eppure erano evidenti i lividi sul corpo, solo un piccolo segno delle lacerazioni nella sua anima". Gesualdo prosegue: "È altresì inquietante il modo in cui gli atti dei bulli si riflettano sulla società. La paura dei ragazzi vittime del branco si amplifica sulle loro famiglie che non denunciano per paura di ritorsioni. Siamo spaventati dall'omertà latente che impedisce di trovare in tempi brevi i responsabili. Come detto, il mix tra bullismo e social è letale e invitiamo quanti hanno visionato i video, ormai scomparsi dal web, a denunciare. C'è bisogno di farsi coraggio anche in nome degli altri ragazzi vittime dei gruppi di violenti, che spesso non arrivano a comprendere quanto i loro atti di goliardia, pur vile e disonorevole, possano diventare letali, come nel caso del povero Marco Ferrazzano".

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