Una 12 enne lascia la scuola a Ferrara dopo un anno di angherie subite. «Non me ne vado da perdente perché io non perdo, io vi lascio perdere»
«Cari compagni, si fa per dire, in questi giorni le cose in classe si sono aggravate e io non ci ho più visto. Mi sono stancata di questa situazione che va avanti da troppo tempo e lo sapete anche voi. Mi sono stancata di stare qua, in questa classe».
Questa lettera è stata scritta da Alice, il nome è inventato, che ha 12 anni, vive a Ferrara e, a poco meno di un mese dalla fine dell'anno scolastico, ha lasciato la scuola media che frequentava. Il perché lo spiega benissimo con le sue parole d'addio, che sono state pubblicate dal quotidiano locale La Nuova Ferrara e che le si augurava fossero lette in classe. Ha cambiato scuola per colpa dei bulli.
«Mi sono stancata di sentirmi dire che non faccio parte della vostra squadra, ma sapete? È molto meglio così. Non voglio fare parte di una squadra di bugiardi. Me ne sono andata, cambio scuola. Finalmente sì, l'ho fatto. Mi sono rotta e sappiate che non me ne vado da perdente, perché io non perdo, lascio perdere. Lascio perdere questa situazione, non proverò più a rifare la testa a chi non ce l'ha. Vado a essere finalmente felice che in questa gabbia di matti non lo sono mai stata. Mi dispiace per quelle due o tre persone che invece mi volevano bene. Uno di questi c'è sempre stato a difendermi e ha avuto il coraggio di farlo anche quando si era uno contro 27. Io lo ringrazio, come ringrazio le altre poche persone che mi volevano bene. Da molti sono delusa, non da quelli che mi hanno attaccata, ma da quelli che sono stati in silenzio. Detto questo: addio, sono felice di andarmene».
«L'abbiamo trasferita ad un altro istituto la settimana scorsa, 9 aprile, non ce la faceva più, si stava ammalando: ora è come se fosse rinata», dice la mamma, intervistata dal giornale di Ferrara. Spiega anche perché la lettera è finita sul quotidiano: «Lei voleva consegnarla ai professori affinché la leggessero in classe ai 27 compagni, forse non l'avrebbero letta, da qui la decisione di farla pubblicare».
Qualcosa in più.
Genitori come potete aiutare i vostri figli bullizzati.
Alice frequentava un istituto noto, della parte bene della città che, a detta dei genitori della ragazza, preferiva nascondere il problema, «mettere la polvere sotto il tappeto» piuttosto che affrontarlo. Così ai gesti e alle offese quotidiane, che fossero diretti o arrivassero via social e messaggi, non veniva dato peso, non c'era punizione. «Ti spacco quel flauto di merda». «Goditi il fidanzato ora, poi si troverà una più bella e più magra di te». «Dammi i compiti, tu se al nostro servizio». «Non puoi respirare, inquini l'aria. Dove cammini avveleni il suolo, non puoi vivere, o essere una di noi». Questo veniva detto e scritto ad Alice.
Violenza verbale quotidiana che famiglie e scuola non hanno saputo o voluto gestire. «Gli altri genitori hanno detto che i ragazzi se la dovevano vedere tra di loro. Così anche gli insegnanti che in merito alla chat, vero cyberbullismo, dicevano che non potevano entrare nel merito: e allora, ci chiediamo, la scuola interviene solo quando accade qualcosa di grave?», dicono i genitori di Alice che, di fronte alle non risposte, hanno deciso di cambiare strada. «I bambini bullizzati come Alice», conclude la mamma «sono scomodi perché sollevano interrogativi: ricordano a tutti il fallimento della scuola stessa».
STAI LEGGENDO
Il bullismo
Cerita PendekQui scrivo delle testimonianze che ho trovato molto significative a me. Spero che vi possono far capire molte cose.