(Non è una storia trovata su internet, ne un "episodio" successo a me, ma ad una mia compagna)
La mia testimonianza scritta perché possa far riflettere e capire. Rivedo ancora quella timida bambina, con gli occhiali, che guardava smarrita quel nuovo mondo in cui era entrata. Era circondata da bambini vivaci, mentre lei aveva un carattere calmo e tranquillo. Non si apriva facilmente. Le piaceva osservare la realtà, come si fa con uno spettacolo. Gli altri compagni di classe cominciarono ad unirsi in gruppi, ma lei non riusciva a trovare il suo posto.
Una bambina iniziò a prenderla in giro per via di quei occhiali troppo grandi di lei. Colpiva i suoi punti deboli e iniziò a coinvolgere anche le altre compagne. Insieme si divertivano a farle scherzi e parlarle alle spalle. Misero in giro per la scuola la voce che era "povera" e che non aveva soldi per comprare libri nuovi, dicendo di starle lontana. Tutti credevano a quelle voci e seguirono alla lettera quelle parole.
Iniziarono a sparire tutti i suoi oggetti. Fu messa sempre in panchina nell'ora di educazione fisica. La sera di ogni festa era sempre a casa, perché nessuno si era ricordata di invitarla.
Nessuno le teneva un posto libero quando arrivava in ritardo, nessuno le stava vicino, ma era evitata come se fosse portatrice di un "virus". Incrociava sguardi distanti, di odio, di disgusto, superiorità, cattiveria e indifferenza. Non c'era nessuno che riuscisse a guardarla davvero e a vedere ciò che aveva dentro. Tutti si fermavano all'apparenza: ai vestiti che indossava, alle scarpe che portava. Nessuno riusciva ad andare oltre, per tutti era la "quattrocchi" ma non c'era mai stato nessuno che avesse superato la superficie e si fosse specchiato nei suoi occhi. I suoi occhi erano lo specchio di un'anima buona ma a nessuno importava chi era. Era importante solo ciò che appariva. Era considerata debole perché non riusciva a difendersi dagli insulti, ma nessuno vedeva in lei una persona forte che riusciva a non rispondere con la violenza. Era vista come povera anche se lei era felice della sua vita ricca di valori e di umiltà. Rivedo ancora quella bambina, quando mi guardo dentro. Lei è ancora dentro di me, e quelle ferite, quelle parole, non riuscirò mai a cancellarle. Ero fragile, ma sono diventata forte. Forte non perché ho sconfitto le mie paure, ma perché sono riuscita a convivere con le mie debolezze, ad accettarle e a non temerle. Sono pochi coloro che come me riescono a superare tutto e ad andare avanti, traendo dalle brutte esperienze degli insegnamenti. Tanti invece sono i giovani che lo vivono e che l'hanno vissuto ma non ce l'hanno fatta, scegliendo di mettere tragicamente fine alla loro vita, perché troppo dura.Quindi il bullismo non è uno "scherzo" o un semplice litigio tra ragazzi, ma un male molto più serio. Come un "virus" ti attacca e ti indebolisce. Ti toglie le forze, il sorriso, l'allegria. Non si hanno più energie, si diventa spenti, pallidi e infelici. Questo malessere spesso non ha segni visibili ma cresce dentro e divora l'animo. Si nutre del silenzio, della paura, dell'ingenuità e sembra non esserci via di scampo. Non si trova una "cura", qualcosa che renda meno forte il dolore. Il male cresce, ti toglie il sonno e l'appetito. Ad esserne compromessi sono sia il cuore che la mente. Il cuore batte ancora, ma non ci si sente vivi. La mente è annebbiata da mille sentimenti e si inizia a pensare alle cose più terribili. "Sono inutile", "non valgo nulla", "il mondo sarebbe migliore se io non ci fossi più" e presto il suicidio sembra l'unica soluzione possibile per quella mente ormai fragile.Non possiamo più permetterci di perdere altre giovani vite, perché i giovani sono il nostro domani e senza di loro non esiste un futuro. Quindi bisogna aiutarli, guidarli ed educarli al rispetto e all'amore, verso se stessi ed il prossimo, perché riescano ad accettare le proprie debolezze e le altrui diversità.
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Il bullismo
Short StoryQui scrivo delle testimonianze che ho trovato molto significative a me. Spero che vi possono far capire molte cose.