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Domenica passò di merda.

Sono stato tutto il tempo in camera, uscendo solo per mangiare e, nei pasti, non rivolgevo la parola né a quell'uomo, né a Giselle.

Poi arrivò lunedì.

Per la prima volta nella mia vita ero felice di tornare a scuola.

Mi svegiai alle 6 senza troppe difficoltà, mi alzai e andai in bagno lanciando un'occhiata alla camera da letto dove ora dormiva quella coppietta.

Mi lavai e tornai in camera a vestirmi. Preparai la cartella e me la misi in spalla, presi un po' di soldi e controllai l'orario, erano le 6:30. Non mi importava di scendere un'ora e mezza prima, volevo solo andarmene da quel l'inferno.

Presi le chiavi e uscii di casa. La strada era deserta, tutta la città era ancora addormentata, e non mi stupivo. Mi sedetti su una panchina vicino ad un bar chiuso di fronte alla scuola.

Mi persi nei pensieri, pensando a mia madre. A quel viso dolce e meraviglioso che purtroppo non avrei rivisto mai più, se no tramite le foto o nella mia immaginazione.

Così feci ogni mattina per le successive due settimane in cui a  malapena rivolgevo la parola ai miei amici.

L'unica con cui parlavo era Betty, con lei per un attimo i problemi svanivano. Non so come faceva... Sembrava quasi una magia.

Era una mattina come le altre e stavo facendo colazione ad un bar di fronte alla scuola.

Il cortile lentamente si riempì di visi, alcuni familiari, altri no.

Finii la mia colazione e mi alzai.  Mi avviai verso la scuola, quando qualcosa mi toccò la spalla.

Mi girai di colpo e mi ritrovai due occhi dolci incorniciati da un paio di occhiali rotondi a fissarmi.

Per un attimo sobbalzai. «Mark...» dissi con un sorrisetto, di meglio non riuscivo a fare.

Oramai lui era abituato al mio "stato malinconico" e per quanto ci abbia provato non è riuscito a farmi ridere molto e si è anche arreso nello scoprire il motivo. Non avevo voglia di parlarne con nessuno.

Mark mi mostrò uno dei suoi sorrisi dolcissimi, da bambino di 5 anni.

«Ciao» mi salutò

«Hey...» feci un piccolo sorriso che però si spense subito. Abbassai lo sguardo.

Calò un silenzio abbastanza imbarazzante, poi lui fece una cosa che non mi aspettavo: mi abbracciò.

Realizzai un attimo quello che stava succedendo e, dopo un attimo, ricambiai stringendo più forte.

Ci staccammo e lui ruppe il silenzio.

«Dai, andiamo in classe» sorrise in un modo talmente dolce che fece sorridere anche me. Quel ragazzo aveva un dono.

Ci dirigemmo verso la scuola ed entrammo.

Uscii dopo le lezioni e, automaticamente, abbassai gli occhi sul telefono, camminando verso l'uscita.

Quando sentii qualcosa prendermi la mano.

«B-Betty...» me la ritrovai davanti.

«Ciao!» disse con quel suo tono sempre allegro «Come stai?»

«Ehm...» guardai le nostre mani unite, mi sentivo avvampare, anche se la cosa non mi dispiaceva...

«Hai le mani fredde...» si giustificò lei, avvicinando anche l'altra mano alla mia, io feci finta di crederle.

«Comunque... Sto... Sto bene...» mentii.

Mi guardò un attimo male, come se avesse capito che non stavo affatto bene.

Abbassò lo sguardo sulle nostre mani, mi avvicinò a lei e mi diede un bacio sulla guancia.

Io diventai più rosso di quanto ero già e mi paralizzai.

Lei mi sorrise e si allontanò piano, camminando all'indietro, lasciando le nostre mani sono quando le nostre braccia furono troppo lontane per tenerle.

«Spero così tu stia meglio» disse voltandosi.

Io ancora stavo metabolizzando quello che era successo, ed ero rimasto in uno stato di trance.

Scossi la testa per riprendermi.

Mi toccai la guancia, ancora stupito.

«BETTY, ASPETTA» non sapevo cosa mi fosse preso, ma dopo quel bacio mi aveva lasciato un vuoto...avevo ancora bisogno di lei.

Lei si girò.

Le corsi incontro.

Le presi i fianchi e la avvicinai a me.

Avvicinai i nostri visi...






































EH! VOLEVATE!
//Alexa

«Avevo Paura Di Lei» {Betty x Male!Reader}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora