Non sono capace di fingere che vada tutto bene, quantomeno con gli occhi, se mi chiedi "come stai?".
Non sono capace di andare a letto con qualcuno, solo per avere qualcosa da raccontare.
Le cose non si fanno perché altrimenti non si ha niente da dire, o perché lo fanno gli altri, o perché ti dicono di farlo.
Se ti va di ballare è perché vuoi sentirti una ballerina.
Se vuoi fumare è perché vuoi sentirti adulto.
Se ti va continuamente di fare sesso, è perché vuoi sentirti vivo.
Così come, se non cerchi relazioni fisse, è perché non hai voglia di essere presa per i fondelli, ed essere trattata come una stupida che non sa leggere tra le righe.
Se ti sciogli in metro in mezzo alla gente, perché un padre sta tenendo per mano la figlia, è perché ti è sempre mancato qualcosa.
E forse non ce l' hai mai avuto.
Un pezzo di te.
Come se non fossi mai stata tutta intera, ma lo vedi solo tu.
Se ti indigni per la violenza in tv, o quella per strada, è perché anche tu, in parte, hai subìto violenza, fisica o psicologica che sia, e non vorresti che qualcun' altro subisca quello che è toccato a te.
La violenza psicologica nello specifico, è quando le persone che hai attorno ti convincono, o comunque ci provano, che quello che dicono loro è una verità assoluta e sacrosanta, e che, se non fai ciò che ti ordinano con le buone, faranno in modo che tu obbedisca con le cattive.
Con "le cattive" si può intendere una sberla o un calcio in culo o in pancia, ma non è quello che è capitato a me.
I modi bruschi che ho ricevuto da piccola dai miei, per farmi sottostare, sono stati il farmi credere che sarebbe stata colpa mia, se l' unità della famiglia non si fosse creata, se ognuno avesse litigato con
l' altro, se i rapporti si fossero frantumati.
Come se, io fossi responsabile delle azioni altrui. Parenti o meno.
Non sono capace di sorridere per finta, se non mi sento di farlo.
Non sono capace di ricordarmi di qualcuno, se questo non è capace di trasmettermi un' emozione.
Di lasciarmi un insegnamento.
Emozione e insegnamento sono sinonimi.
Non ha senso ricordarsi di far parte di qualcosa che è più grande di noi, del singolo, come può esserlo una famiglia, solamente quando si esce, ci si veste a festa, vengono a trovarti o lo scrivi su instagram.
Sono dell' idea che i sentimenti, pur non sapendoli descrivere con esattezza, siano qualcosa che ti fa restare chiuso in te stesso, e nello stesso tempo ti permettono di essere aperto alle novità.
Invece, il contrario è fidarsi di tutti e non saper dire di no, e poi imporsi di sopportare ogni situazione, anche quelle più opprimenti.
Non sono capace di mantenere in piedi un rapporto ipocrita, fatto di convenzioni, belle parole e basato sui legami di sangue e nient' altro.
Niente fiducia. Niente rispetto.
Niente amore.
Mi hanno visto come quella che ero, anziché come quella che potevo diventare, e trattato di conseguenza; ossia come un essere inferiore,
dall' alto della loro vecchiaia.
Maturità e vecchiaia non sono sinonimi.
Come se, un risentimento provato per una vita intera, giustificasse un comportamento di merda.
L' unione fa la forza. Sì, certo. Se tutti voi la pensate allo stesso modo, benefico o malefico che sia, provocherete conseguenze nelle persone, costruttive o distruttive che siano.
Ma quello che sto cercando di fare, dando vita al personaggio di LikeYou, è di trasformare lo schifo che mi sto portando dietro, in qualcosa di accettabile, razionalizzabile, sopportabile...
Il che è abbastanza difficile, ma quando vuoi andare controcorrente, niente è mai facile.Io non ho scelto di stare male, tempo fa. Ma tu non riesci a cogliere
l' essenza del mio malessere. Forse pensi che me lo sia inventato, per poter spiegare tante cose che non capiamo l' uno dell' altra, e perché non scoppio in lacrime per telefono quando ci sentiamo.
Chi è realmente a pezzi, spesso non riesce ad esternarlo, per paura di non essere compreso. Anzi, non ci sarebbe bisogno nemmeno di comprendere. Basta saper ascoltare e non essere capaci di etichettare.
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