One Prologue

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Le solite cene di lavoro che aveva mio padre, erano sempre a casa nostra.

Mi ritrovavo a sorridere interrottamente per tutta la cena, sentendo le lodi che mio padre mi faceva.

«Vede, mia figlia è un diamante prezioso. Non ha mai dato delusioni alla nostra famiglia, ed io e sua madre siamo orgogliosi di lei. Prende sempre voti eccellenti e i professori la vedono come un'alunna modello per il loro istituto. Camila è così posata, così gentile con tutti che noi non possiamo far altro che ammirarla.» cercai di trattenere uno sbuffo, sorridendo alle parole di mio padre.

«Nostra figlia, per nostra sfortuna, è una buonannulla. Non è molto brava  nelle materie scientifiche, se non per dire in tutte. Ha una compagnia a dir poco repellente, per i nostri gusti. Normani era un così brava bambina da piccola.» scosse la testa Andrea.

Parlarono per quelle che a me sembravano ore, e mi limitai a fare qualche commento gentile sull'abbigliamento della signora Kordei.

«Scusatemi ma dovrei andare a ripassare per il compito di biologia che si terrà domani, non vorrei prendere un otto scadente.» i miei genitori risero e contagiarono anche i loro amici e dopo aver fatto i soliti saluti convenevoli, salii in camera mia.

Sospirai, essendomi liberata di quei rompi coglioni snob.

Dopo aver chiuso la porta a chiave, digitali sul mio cellulare i numeri che ormai sapevo a memoria, e aspetta che rispondesse.

«Pronto?» alzai gli occhi al cielo, sentendo il suo tono assonnato.

«Ma che fai, dormi? Dovresti già essere sotto la mia finestra con quelle altre due sceme.» sentii uno scatto, cosa che voleva dire che si era alzata dal letto.

«Dammi cinque minuti, e sono da te.»
Attaccò ed io presi quel tempo in cui ero sola per mettere i vestiti dentro la borsa.

Non sopportavo le gonne scozzesi e i maglioncini color pastello che dovevo usare praticamente sempre e ovviamente non potevo uscire con quegli abiti da monaca. Era una cosa normale adesso, per me: sembrare una santa mentre invece ero amica di Giuda.

Mi vibrò il telefono, ed era un messaggio da Dinah.

Cheechee: scendi, siamo qui.

Presi la borsa e scesi, ormai con mosse da professionista, il tubo dell'acqua che passava sotto la mia finestra, fino a scendere in giardino.

I miei non controllavano mai quando io andavo a dormire, troppo sicuri del mio coprifuoco che diceva che alle dieci, ero già a dormire.

Poveri illusi.

Corsi verso il cancelletto che distrattamente i miei genitori lasciavano sempre aperto, e cammina per raggiungere quelle che erano le mie migliore amiche.

«Anche sta sera, te ne scappi via?» Disse una voce alle mie spalle e mi fermai sui miei passi, rigida.

Mi volta verso la voce che ormai conoscevo già ed alzai gli occhi al cielo.

«Per dio Jauregui, potresti farti i cazzi tuoi da piccola popolare priva di cervello e attributi, che sei? Sai, io ho una vita soddisfacente che mi aspetta.» si mise una al cuore, facendo la finta offesa.

«I tuoi genitori sarebbero molto delusi da tuo linguaggio scurrile, lo sai?» scrollai le spalle, indifferente alle sue provocazioni.

«Tanto non lo sapranno mai, cosa mi importa.» si avvicinò di un poco ed io la guardai, quasi schifata dalla sua monotonia nelle avance a dir poco scadenti.

«Sei una brava ragazza, cara Camila. Ma si sa che le brave ragazze sono solo cattive ragazze che non sono ancora state scoperte. E chi sono io per dare il piacere ai tuoi di farti scoprire?» Risi, sentendo le sue parole.

«Sei solo una stupida senza palle, non avresti il coraggio.» inarcò un sopracciglio, per poi andare verso il campanello di casa mia.

«Ne sei così sicura?» Mi morsi il labbro, nervosa.
Posò il dito sulla superficie di plastica del citofono, dove era situato il cognome dei miei e mi guardò maliziosa.

«Servirebbe solo una piccola mossa in più per far scattare il suono che metterebbe la tua carriera da cattiva ragazza a repentaglio. Vuoi correre il rischio?» mi avvicinai, togliendola dalla facciata frontale di casa mia.

«Sei una rompi palle che non puoi capire, lo sai vero?» alzò le spalle, mentre metteva le mani in tasca.

«E tu sei una grande figa, è la vita piccola.» mi portai una mano sul viso, cercando di non urlarle contro.

«devo andare, i miei amici mi stanno aspettando. Non ti azzardare a parlerei con i miei, intesi?» lei ghignò, facendo un segno di negazione con il dito.

«E tu senti me : io non dirò ai tuoi della tua doppia faccia se tu starai alle mie condizioni, intesi bimba?» Misi una mano sul fianco, stufa delle sue cazzate.

«Mettiamo in conto che io sia d'accordo, quali sarebbero le tue condizioni?» si sfregò le mani, ed io pensai a quanto fosse immatura e patetica.

«Che tu sia la mia ragazza.» Risi, portando la testa all'indietro.

« E cosa ci guadagnerei io?» lei si avvicinò ancora di più, facendo ombra con la sua statura leggermente più grande rispetto alla mia.

«Ci guadagni che non ti consegno ai tuoi genitori per quello che sei, e una bella ragazza.» Mi allontanai di qualche passi, infastidita dalla sua vicinanza.

«Bella ragazza, seriamente? Ce ne sono molte altre in giro, anche più intelligenti e belle di te.» La presi in giro e lei si guardò intorno annoiata, per poi tornare con lo sguardo su di me.

«Aggiungo anche un'altra cosa, alle condizioni : alla fine, tu ti innamorerai di me.»

Black Mail //Camren Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora