Quella mattina mi svegliai piuttosto arrabbiata, sapendo cosa mi sarebbe aspettato durante il giorno.
Scesi a fare colazione, e trovai i miei al solito posto: Mangiando i loro stupidi toast dietetici.
«Buongiorno.» Salutai sorridente e loro ricambiarono.
Presi una mela dal cesto della frutta sul tavolo, per poi sospirare.
«Mamma, papà: Oggi può venire una amica a casa?» Mi guardarono, silenziosi.
«Amica? Ma tu non hai amici!» Esclamò mia madre, ed io scossi la testa.
«E sapere che ne hai di genere femminile, da quando?» Chiese invece mio padre ed io mi trattenni dal lanciargli il toast che mamma aveva lasciato sul tavolo.
«Ho amici, sono fantastici e mi vogliono bene. E si, ho questa amica femmina e avevo pensato di farvela conoscere, la amerete.» Dissi, sentendo un groppo in gola.
"La amerete" e se lo ameranno, potrebbero farlo fare anche a me? Perché io non la amo, affatto.
«Beh, è carino da parte tua voler farci conoscere una parte della tua vita. A me va bene, a te, Alejandro?» Mio padre mi guardò, per poi bere dalla sua tazzina di caffè.
«E come si chiama, questa tua amica?» Chiusi gli occhi, aspettandomi già la loro reazione.
«La nostra vicina di casa, Lauren Jauregui.» Mia madre sgranò gli occhi e mio padre sorrise ampiamente.
«Oh, quella cara ragazza! È così bella, ben educata. Mi fa piacere che venga, invitala pure a cena.» Mia madre non aveva idea di quanto fosse ben educata, voleva farsi sua figlia. Mio padre annuì, per poi tornare a guardare il suo giornale.
«Chi viene a cena?» Chiese mia sorella, entrando in cucina. Sorrisi, salutandola.
«Lauren Jauregui.» Mormorai e lei mi venne vicina, sorridendo.
«Ti sei decisa a darle un'occasione?» Sussurrò, ed io sbuffai.
«Certo che no, voleva che la invitassi a casa per farle "conoscere" i nostri genitori e non potevo oppormi.» Lei alzò gli occhi al cielo.
«Come se ti dispiacesse, a me puoi dire la verità. Voglio proprio vederla a tavola con mamma e papà, scapperà quando neanche avranno servito il primo piatto!» Risi, per poi andare di sopra a vestirmi per andare a scuola.
Dopo che fui pronta, presi la mia non molto amata bici e andai a scuola. Non capivo perché mi avessero fatto una bicicletta color rosa confetto, aveva anche il clacson rosa scuro e la cosa era altamente imbarazzante per me.
Entrata nel corridoio, andai al mio armadietto ma trovai già qualcuno ad aspettarmi.
«Dio mio, perché sei così! Dammi un secondo di pace, uno solo.» Sorrise, per poi contare con la mano.
Ci fu un silenzio molto piccolo, ma poi parlò.
«Bene, ti ho concesso cinque secondi, è stata una cosa più che buona da parte mia. Adesso dimmi, verrò a casa tua?» Annuii, mentre aprivo l'anta del mio armadietto e ci mettevo lo zaino, prendendo solo il cambio per educazione fisica.
«Si, verrai a cena da me. Ma Lauren, prova solo a dire qualcosa di sbagliato e non potrai più avere figli, è chiaro? Devi essere una brava ragazza, quindi mettiti qualcosa dal tipo sfigato che sei e non questi skinny neri e magliette di band che neanche ascolti.» Borbottai e lei sorrise.
Questi suoi continui sorrisi degni di nota da parte di una compagnia dentistica di eccellenza, mi davano sia nausea che voglia di farglielo sparire. Lo so, ero troppo acida e anche troppo scontrosa, ma questo era quello che ero e non potevo fare altrimenti.
«Va bene, signorina. E lei come si vestirà?» Scrollai le spalle, non dandole importanza.
«Non credo ti importi, quindi è irrilevante. » Si avvicinò, scansandomi i capelli da dietro.
Me li mise su una spalla, per poi darmi un bacio soffice sulla clavicola.
«Mettiti un vestito, sono più facili da togliere nella fretta.»

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Black Mail //Camren
Fanfiction«Sei una brava ragazza, cara Camila. Ma si sa che le brave ragazze sono solo cattive ragazze che non sono ancora state scoperte. E chi sono io per dare il piacere ai tuoi di farti scoprire?» Dove lei viene ricattata cercando di non essere messa nei...