Capitolo 6

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"I know when you're around because I know the sound, the sound of your heart."

-The 1975

Louis si svegliò con la gola che sembrava carta vetrata ed un post-it attaccato sulla fronte. Ad accoglierlo, anche un senso di nausea che lo fece ripiegare sul suo stomaco infiammato. Quel movimento repentino lo fece quasi finire a terra, e solo allora realizzò che era sdraiato sul divano del soggiorno, piuttosto che nel letto spazioso in cui si svegliava di solito.

Con un grugnito strozzato staccò il post-it dalla fronte e ci lesse sopra la solita scrittura illeggibile.

Chiamami quando ti svegli – Joshua

Il suo stomaco si inacidì ulteriormente. I ricordi della serata precedente gli tornarono in mente assieme ad un senso di colpa: Joshua in piedi nel corridoio quando lui aveva finalmente deciso di andare a letto, le parole intrise di rabbia che il ragazzo gli aveva sputato in faccia mentre lui cercava di restare in piedi sotto l'ondata di alcool che lo aveva travolto, ed infine, la porta che gli veniva sbattuta fermamente in faccia.

Ed era per questo che aveva passato la notte sul divano. La testa gli doleva in protesta mentre tentava di sedersi e cercava il suo cellulare dimenticato sul tavolino da caffè. Gli restava il sette per cento di batteria, nonostante la pila di messaggi e notifiche che lo attendevano. E mentre scrollava tra i messaggi, si rese conto che non si trattava tanto di messaggi, quanto di notifiche da Twitter e dalla sua email, così come una serie di chiamate perse e note di segreteria che, a quanto pare, provenivano dal team pubblicitario di Metal Heart.

Nonostante questo, Louis era interessato solo ad ascoltare la voce di Joshua. Sentì degli squilli mentre cercava di alzarsi in piedi, avanzando verso la cucina, e ignorando il doloroso grido di protesta da parte di ogni muscolo del corpo.

Joshua rispose al terzo squillo.

''Ti sei appena svegliato?''

''Dove sei?'' gli chiese Louis con tono perentorio mentre accendeva la teiera, evitando di proposito di guardare l'orologio appeso sopra il fornello.

''Sono da mia mamma,'' disse Joshua. Da tempo ormai Louis considerava quelle parole come la sua kriptonite personale. Alzò gli occhi al soffitto, e si sforzò di non far trapelare la frustrazione dal suo tono di voce.

''E quando hai intenzione di tornare?'' chiese, con la maggiore calma possibile. Joshua non rispose, e Louis capì subito cosa significava. ''Piccolo, stasera abbiamo la premiere del film. Ci sono diverse persone che ci aspettano insieme.''

''Io non ci vengo.''

''Oh. Tu non ci vieni. Che simpatico.'' Louis cercò di ironizzarci su.

''Smettila.''

''Questa serata è importante per me, Joshua. Potresti per un momento riflettere su quanto significhi per me?''

''Hai trascinato un gruppo di ubriachi in casa nostra e sul tetto alle quattro del mattino,'' replicò. ''E se qualcuno fosse caduto e si fosse ferito? A cosa diavolo stavi pensando?''

''Eravamo quasi sobri,'' rispose Louis, in modo non molto convincente.

''E poi mi sono svegliato con una foto del mio fidanzato, ubriaco, seduto addosso ad un altro uomo, un'immagine che è andata in trend mondiale,'' sbottò Joshua.

O Cristo. La foto. La foto della scorsa sera. Quella in cui, oh no, quella in cui era seduto sul bacino di Harry, e cazzo, la mano di Harry era attorno alla sua vita. L'infinita serie di messaggi sul suo cellulare adesso cominciavano ad avere senso.

Time Bomb [Larry Stylinson || Italian Translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora