Capitolo 3

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Annabeth

I vetri si infransero e tre figure fecero il loro ingresso nella sala, erano tre ragazzi! Uno aveva i capelli biondi e gli occhi azzurro cielo, l'altro i capelli neri e gli occhi dello stesso colore, il terzo, quello al centro, non riuscivo a vederlo in volto. Erano vestiti come le due piratesse di prima, tranne quello che si trovava al centro: lui portava un mantello nero che gli arrivava alle ginocchia e un cappuccio calato sul volto, che celava i tratti del suo viso. Tutti e tre avevano una spada appesa al fianco.

- Conte Chase! Da quanto tempo non ci si vede! - esclamò il ragazzo al centro.

- Padre tu lo conosci? - chiesi guardando mio padre, aveva i pugni stretti e la mascella contratta.

Si ne ero sicura, quei due si conoscevano.

Percy

Il conte, inizialmente agitato e nervoso, si rilassò.

- Non pensavo che ti saresti scomodato proprio tu, capitano dell'Half Blood - mi disse.

- E invece eccomi qua! Del resto abbiamo un conto in sospeso io e te - risposi, volevo arrivare direttamente al punto - Sono venuto a riscattare il mio debito -

- Ho fatto solo il mio dovere - rispose senza scomporsi.

- Solo il tuo dovere - sussurrai - Jason, Nico rendeteli inoffensivi! Talia, Piper fate la guardia! - ordinai poi.

I ragazzi si lanciarono verso il conte e lo spadaccino: Nico diede un colpo, con l'elsa della spada, allo stomaco del conte che cadde in ginocchio con un gemito; Jason disarmò lo spadaccino e gli fece perdere i sensi con un colpo al viso, sempre con l'elsa. Era successo talmente in fretta che non avevano avuto il tempo di reagire.

Sistemati i due, mi avvicinai alla figlia del conte e l'afferrai per i polsi, strattonandola verso il padre. La feci inginocchiare e gli puntai la spada alla gola.

- Guarda conte! - dissi mentre tenevo la ragazza per i capelli.

- No per favore! Mia figlia no! - mi chiese implorante - Non lo fare, ti prego. Prenditi la mia vita, non la sua -

Scoppiai a ridere, quel'uomo non mi faceva pietà. Lasciai andare la giovane contessa, che stava tremando e aveva cominciato a piangere.

- Saluta tua figlia, non la vedrai per un bel po' - dissi.

- No! Che cosa vuoi farle? - mi chiese lui stringendola a se in un abbraccio.

- Pagherà per i tuoi crimini - spiegai ghignando - Nico pensaci tu -

Nico separò il conte dalla figlia e io la presi per i fianchi facendola alzare.

- Lasciami, lasciami! - cominciò ad urlare lei mentre si dimenava dalla mia stretta.

- Sta calma - le sussurrai. Ma non c'era niente da fare, continuava ad agitarsi, finché non riuscì a pestarmi un piede e persi la presa che avevo sui suoi fianchi.

La ragazza si diresse, di corsa, verso una porta laterale ma Jason la bloccò mettendosi davanti a lei e prendendola per le spalle.

- Lasciatemi andare, che cosa volete da me? - urlò con le lacrime che le rigavano il viso. Poi smise di fare resistenza e si mise in ginocchio, con le mani davanti al volto.

- No Annabeth, non mostrarti debole, non piegarti al loro volere - esclamò il conte. Certo che aveva un bel coraggio, era in ginocchio e Nico gli puntava la spada dietro la schiena e lui aveva la faccia tosta di mettersi ad incoraggiare la figlia.

- Non ti facevo così coraggioso conte - dissi sorridendo strafottente. Mi avvicinai ad Annabeth e gli legai le mani dietro la schiena, me lo lasciò fare, aveva perso tutte le energie e aveva capito che non poteva scappare da nessun parte.

- Jason pensaci tu - ordinai.

Lui prese la ragazza e se la caricò su una spalla.

- Addio conte o forse arrivederci, chi lo sa! - dissi dandogli le spalle e uscendo dalla stanza seguito dagli altri.

Nico colpì il conte alla nuca e quello perse i sensi.

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