Capitolo 16

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Percy

Il mio popolo era davvero pronto. Era come se avessero saputo sin dall'inizio che sarei tornato a reclamare il trono.

" - Io partirò adesso con la mia nave pirata, voi partirete domani - ordinai e tutti annuirono - Devo preparare per bene il territorio e sistemare altre faccende. -

- Come volete voi, siamo a vostri ordini -"

Mi aggiravo per il paese di Isma, con un cappuccio calato sul volto, avevo nascosto la mia spada sotto il mantello e non portavo la mia divisa da pirata, ma dei semplici vestiti che avevo preso ad Antlantis, la mia città natale.

Io e gli altri membri della ciurma ci eravamo divisi e stavamo girando per il paese, per raccogliere le informazioni più utili e preparare l'arrivo della flotta reale. Quattro terre avevano risposto alla chiamata, due delle terre erano controllate dai Conti, gli unici che erano rimasti fedeli a mio padre, mentre le altre due erano sotto il mio controllo.

Avevamo scoperto che il Conte Chase avrebbe dato una festa per il ritorno della figlia e l'invito era aperto a tutti. La vittoria su un piatto d'argento insomma!

Mentre pensavo a tutto questo sentii delle grida e una ragazza dai capelli biondi mi passò accanto.

Mi resi conto di due cose fondamentali: aveva il volto rigato dalle lacrime ed era Annabeth!

Comincia a correrle dietro, era parecchio veloce. Cominciò a rallentare vicino alle scogliere e riuscii ad afferrarla per i fianchi. Per un attimo si bloccò, ma subito dopo cominciò ad agitarsi e mi colpì alla mascella.

- Maledizione! - esclamai lasciandola e portandomi una mano al viso

Ma prima che ricominciasse a correre la presi per un braccio e la strattonai, la ragazza finì a terra e mi ci buttai sopra, bloccandola con il mio peso. Cercò di liberarsi con l'aiuto delle braccia finché non le bloccai le mani sopra la testa.

- Ti vuoi dare una calmata! - urlai incrociando finalmente i suoi occhi

Non gli diedi il tempo di avere una sola reazione che poggiai le mie labbra sulle sue. Sentii il suo corpo rilassarsi e gli lasciai le mani, portando le mie dietro la sua schiena e facendola mettere seduta. Annabeth mi passò le mani tra i capelli e approfondì il bacio.

- Pensavo che mi odiassi - sussurrai sulle sue labbra quando ci staccammo per un attimo.

- Io TI ODIO! Ma non posso fare a meno dei tuoi baci - rispose prima di attaccarsi di nuovo alle mie labbra.

Continuammo a baciarci come se non gli avessi mai detto quelle cattiverie sulla nave. Alla fine mi staccai delicatamente da lei e gli afferrai il viso tra le mani, asciugando quelle poche lacrime che gli erano rimaste sul volto.

- Perché piangevi? - chiesi. Non so perché ma avevo la sensazione che non ero io la causa della sua disperazione.

Mi guardò e il suo labbro cominciò a tremare. Abbasso gli occhi come se non riuscisse più a guardarmi in faccia.

- Ho scoperto la verità. Tutta la verità - disse con voce tremante - Come fai tu a non odiare me, principe Perseus -

Sentii una fitta allo stomaco, avrei preferito di gran lunga un pugno a quelle parole. Come aveva fatto a saperlo? Come faceva a sapere chi ero realmente? E se lei sapeva che l'erede al trono delle sette terre era vivo, chi altro ne era a conoscenza?

Ma invece di tutte quelle domande gli dissi la cosa che mi premeva di più sulle labbra.

- Non ho motivo di odiarti, tu non c'entri niente sei solo una vittima -

Alla fine sospirò e si abbandonò tra le mie braccia, affondando il viso nel mio petto. Restammo così per un tempo che non riuscii a calcolare.

- So che quelle parole che mi hai detto sulla nave erano false - disse dopo un po' - Tuo zio mi ha detto che l'hai fatto per proteggermi -

Stupido, sciocco, ufficiale della marina! Gli affari suoi mai è? Però se non lo avesse fatto, io adesso non sarei stato con Annabeth.

- Annabeth devo dirti una cosa - mi interruppi. Non sapevo come spiegargli che stavo per invadere la sua casa

- Mio padre è convinto che il principe Perseus sia morto anni fa - disse - E allora che debito ha con il capitano dell'Half Blood? -

Già! Questo non glielo avevo detto

- Due anni fa attaccammo una sua nave commerciale e c'era anche lui - mi fermai. Un altro ricordo doloroso - durante lo scontro riuscì a prendere in ostaggio una ragazza della mia ciurma e la uccise, nonostante lo avessi implorato di non farlo e gli avessi consegnato le armi, mie e dei miei compagni. Si chiamava Bianca, era la sorella maggiore di Nico -

Risi senza nessun entusiasmo, con un sorriso amaro sulle labbra.

- Nonostante mi avesse visto in faccia non mi aveva riconosciuto -

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