(M)
Io e Dream diventammo molto amici dopo quella festa, lui non era come me l'ero immaginato, veniva da una buona famiglia, avevano una casa enorme ed era un ragazzo a modo.
Dovevo stare particolarmente simpatico ai suoi genitori perché cominciarono a invitarmi a casa spesso, a pranzo, a dormire e ormai passavo più tempo da loro che dai miei.
Un giorno ero di riposo a casa e stavo giocando a carte con Diana, quando sentiamo suonare al citofono.
Dopo 5 minuti mi vidi piombare mamma in camera tutta indaffarata e su di giri.
"Mario me lo potevi dire che avevi invitato il tuo amico e i suoi genitori a casa."
"Ma io non ho invitato nessuno mà."
Tutti e tre uscimmo dalla camera e mentre mamma andò ad aprire alla porta io e Diana ci rendemmo presentabili per gli ospiti.
I genitori si presentarono e tutti insieme ci sistemammo in salone, tutti in ansia di scoprire cosa li avesse portati li senza un minimo di preavviso o invito.
"Mario potremmo parlare con la tua mamma in privato?"
Io guardai prima Dream, che rimase impassibile con gli occhi fissi sulla mamma, poi Diana che al contrario sembrava piuttosto irritata dalla situazione.
Tutti e tre tornammo in camera ma Diana non proferi parola per tutto il tempo, continuava a fissare Dream con l'odio negli occhi e io non la biasimai.
Quando se ne andarono si respirava un'aria tesa in casa, mamma era rossa in volto con un'espressione triste ma non disse nulla dell'incontro dei genitori di Dream fino all'arrivo del compagno.
Si chiusero in cucina per un'oretta e io non sapevo più che pensare, Diana girava per la stanza ripetendo quasi armonicamente le stesse parole: "io lo uccido".
Passata l'ora di confessionale entrambi entrarono in stanza, ci fecero sedere su un letto e loro si posizionarono dalla parte opposta di fronte a noi.
"Scusate se non vi abbiamo resi partecipi della discussione ma dovevamo consultarci un attimo sulla questione."
"Si ma quale questione?"
"Adesso te lo dico Diana, per favore porta pazienza."
Diana, che dal nervosismo era balzata in piedi torno piano piano giù rimettendosi vicino a me, stringendomi forte il braccio.
"Mario.. i genitori del tuo amico ci hanno fatto una proposta, prima di dirtela però voglio assicurarti che nessuno ti costringerà a fare nulla e se tu vorrai potrai declinare."
"Dimmi."
"Mi hanno detto di farti stare da loro fino alla fine delle superiori, potrai tornare quando vuoi ma ti manterranno loro, in cambio tu dovrai terminare gli studi."
Diana scoppiò piangendo e imprecando contro Dream e i suoi genitori, mentre io rimasi del tutto spiazzato, tutto potevo aspettarmi meno che una proposta del genere.
"Diana, calmati, è una cosa che riguarda tuo fratello, non te."
"Non potete permetterlo, non potete lasciarlo andare, non me lo portate via per favore.."
A mamma scese una lacrima in volto, che si sbrigo subito ad asciugare con le dita, mentre il compagno la cingeva le spalle con il suo braccio.
"Va bene, lo faccio."
Diana si tirò su di scatto e mi guardò con un'espressione enigmatica era un misto tra rabbia, tristezza e una profonda delusione, quello sguardo fece male come mille coltellate alla schiena.
"Ora per favore potete lasciarmi un attimo con mia sorella?"
"Mario non sei costretto..."
"Mamma lo so, ma sappiamo tutti che questa cosa conviene sia a me sia a voi, fatemi parlare da solo con Diana per un minuto."
Mamma e il compagno non dissero nulla, entrambi mi passarono una mano tra i capelli, raccolti nella bandana nera, mi baciarono la fronte e uscirono chiudendosi la porta alle spalle.
"Di.."
"No zitto, non ti voglio sentire."
"Ascoltami un attimo.."
"Te l'avevo detto che quel tizio non mi piaceva, finché ti procurava da fumare potevo quasi accettarlo, ma questo..questo è troppo."
"Diana non è per Dream, sai benissimo perché lo faccio..."
"Quella è una promessa che ci facemmo tanto tempo fa Mario, ora il nostro equilibrio lo abbiamo trovato."
Mi sedetti a terra, tirai giù una coperta dal letto e misi il flash acceso del cellulare.
"Facciamo come facevamo sempre in casa famiglia?"
"Mario... siamo cresciuti ormai per quelle cose."
"Fallo per me."
Diana sbuffo, ma poi scese anche lei a terra di fronte a me, ci mettemmo la coperta sulla testa e il telefono al centro a fare luce.
"Ti ricordi che promessa ti feci a Milano?"
"No, ero piccola."
"Diana.. ce lo siamo sempre detto anche dopo."
"Che saremmo ritornati a casa a tutti i costi."
"Anche a costo di?"
"Anche a costo di fare sacrifici che avrebbero potuto separarci per un po."
"Sai che questa cosa è vantaggiosa anche per mamma.."
"Ce l'abbiamo fatta fino a mo, perché ora dovrebbe essere diverso?"
"Perché ora tu vai a liceo, ci saranno delle cose da comprare, libri, materiale vario ed un conto è se lo devono fare per me un conto è se lo devono fare per me e per te."
"Posso fare le foto ai libri, e mi basta un quaderno e una penna."
"Diana, sia io che mamma vogliamo che tu faccia una vita il più normale possibile, lo sai com'è la gente, chiacchiera, perché la mamma non ti fa dire che hai vissuto per un po a Milano in una casa famiglia secondo te?"
"Perché i sacrifici devi farli solo tu?"
"Non li faccio solo io."
"Mamma esclusa."
"Come ti paghi la palestra?"
"Non la pago."
"Diana so che non è vero."
"Faccio la babysitter 2 volte a settimana a 20€ al giorno, non è come andare a vivere da un amico lontano dalla tua famiglia."
"Però nel tuo piccolo lo fai, ti vedo quando metti 20€ nel portafoglio di mamma ogni tanto."
"È comunque niente rispetto a quello che devi fare tu."
"Ma è qualcosa... lascia che lo faccia anche io."
Diana cominciò a piangere, lasciare lei da sola era l'unica cosa che mi frenava veramente, stare da Dream sarebbe stato il paradiso per me ma lei è sempre stata la mia priorità assoluta.
Mi ci trasferì il giorno seguente, ripresi scuola il primo giorno utile e ricominciai per l'ennesima volta una nuova vita, con una nuova casa e una nuova famiglia
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«Come siamesi»
FanfictionNessuno parlava più di lei. Quasi non se la ricordavano nemmeno. Diana non l'avrebbe voluto. Era marcia, lei, era sporca dentro, e non avrebbe mai voluto infettare la vita di suo fratello e quella dei suoi amici. Mario però se la ricordava, se la ri...